L’Olimpia ha dominato la Coppa Italia con una differenza canestri complessiva di +67: mai nessuno aveva fatto meglio. Meccanismi perfetti, rotazioni assimilate, equilibrio trovato. Ma ora va gestito il rientro di Gentile
Per riportare lo scudetto a Milano ci sono voluti diciott’anni. Per la Coppa Italia ne sono serviti due in più, ma alla fine anche quello che è per importanza il secondo trofeo nazionale è ritornato in mano all’Olimpia, capace di dominare come nessuna prima di lei, un’edizione delle Final Eight.
I 67 punti all’attivo di differenza canestri complessiva (+29 con Venezia, +32 con Cremona e +6 nella finale contro Avellino) rappresentano un record assoluto per quello che riguarda questa manifestazione. Nemmeno la Siena dei sette scudetti consecutivi era mai riuscita ad annichilire in questo modo i propri avversari.
Competizione insidiosa e scivolosa, la Coppa Italia era costata molto cara negli anni scorsi a Milano: due eliminazioni consecutive ai quarti di finale nel 2013 e 2014 (giocando al Forum), più la sanguinosa sconfitta nella finale di Desio dello scorso anno contro Sassari.
Questa volta l’Olimpia arrivava all’appuntamento ancora una volta da favorita ma con meno certezze delle passate stagioni e con una concorrenza numericamente mai così agguerrita. E invece i biancorossi hanno fatto quel doppio salto di qualità (tecnico e mentale) nelle partite da dentro o fuori che i tifosi aspettavano da anni e che finalmente ha permesso alla squadra di Repesa di lasciare agli avversari poco più che le briciole.
Meccanismi perfetti, rotazioni lunghe assimilate e una difesa stritolante per gli attacchi avversari (i 64 punti di media concessi in questa tre giorni rappresentano uno dei dati maggiormente significativi del dominio biancorosso). Milano ha trovato il proprio bilanciamento in un momento della stagione in cui solitamente cominciava a lasciare intravedere le prime crepe.
C’è poco tempo per festeggiare però. Mercoledì la squadra sarà a Bandirma, per la partita d’andata degli ottavi di Eurocup contro il Banvit. Per coach Jasmin Repesa le preoccupazioni non finiscono qui, perché a breve dovrà pensare al reinserimento in rotazione di Alessandro Gentile, capitano e uomo simbolo – almeno prima che gli infortuni degli ultimi mesi lo mettessero fuori causa – di Milano. Come conciliare lo status quo attuale con il reintegro di un giocatore “ingombrante” che chiederà minuti e soprattutto tanti palloni nelle proprie mani?
Il ritorno di Gentile non può ovviamente che essere sulla carta un valore aggiunto e permetterà chi è stato spremuto fin qui di più (come Simon) di tirare un po’ il fiato. Ma l’amalgama e l’equilibrio di squadra potrebbero risentirne, anche perché il nazionale azzurro è un giocatore che tende spesso ad accentrare il gioco su di sé, cosa che in questa stagione ha mandato più volte fuori giri i compagni, relegati più o meno incosciamente al ruolo di spettatori non paganti da parte del proprio capitano.
Ma se Repesa riuscisse a risolvere con successo anche questo rebus, sulla strada per l’Eurocup e per lo scudetto Milano troverebbe ben poche rivali.