L’addio a Luiz Adriano, il probabile ritorno di El Shaarawy, le voci su Borriello e i recuperi di Menez e Balotelli. In più, la situazione di perenne instabilità di Mihajlovic e i fantasmi di Lippi e Conte alle spalle. Il Milan è una delle società di Serie A che si sta muovendo più freneticamente in questa finestra di mercato: ma in che direzione?
Serve un blocchetto per gli appunti bello spesso per tenere a mente tutti i movimenti di mercato del Milan, in entrata e uscita, delle ultime sessioni di mercato. Senza contare poi le voci e le operazioni solo abbozzate e poi sfumate.
Prendendo in considerazione solo i movimenti delle ultime 24 ore il Milan ha ceduto Luiz Adriano al Jiangsu Suning per 15 milioni di euro dopo averlo prelevato in estate dallo Shakhtar Donetsk per 8. Una bella plus valenza, che andrà a coprire il mancato riscatto di El Shaarawy da parte del Monaco, che a questo punto riavvicina clamorosamente il Faraone alla Madonnina.
Un perfetto gioco di incastri a bilanciare entrate e uscite: il progetto economico-finanziario è chiaro (chiudere in pari), ma quello tecnico dov’è?
In estate la coppia da novanta Bacca-Luiz Adriano sembrava destinata a spadroneggiare sui campi di Serie A, col Milan finalmente in grado di schierare due attaccanti da Champions dopo gli anni di magra del dopo Ibra.
E poco male se per fargli spazio era stato necessario cedere El Shaarawy (partito dopo due anni abbondanti in cui il Milan aveva cercato di sbolognarlo in ogni modo) e retrocedere Jeremy Menez al ruolo di figurante.
Il progetto, allora, sembrava chiaro.
A distanza di sei mesi il Milan si ritrova invece a dover sperare che i recuperi di Balotelli (un altro “scarto” rientrato alla base ma in odore di ripartenza già a giugno…) e Menez procedano spediti, con un El Shaarawy sula via del rientro e un Carlos Bacca da difendere contro gli assalti del Chelsea che se lo porterebbe volentieri via per una cifra intorno ai 30-35 milioni di euro (e non è detto che una volta formalizzata l’offerta il club del Portello non decida di accettarla già entro il 1 febbraio).
Il problema ulteriore, è che questa continua girandola di nomi e volti, non aiuta il Milan a fare il salto di qualità necessario per tornare ad essere perlomeno da top 5 in Italia. E per una squadra di tale blasone non è un deficit da poco.
Troppi pochi i 29 punti e l’ottavo posto a fine girone d’andata, troppo semplicistico pensare che possa bastare cambiare allenatore per raddrizzare la situazione. L’esordiente Seedorf ottenne una media punti superiore al suo predecessore Allegri e ai successori Inzaghi e Mihajlovic, eppure non bastò per guadagnarsi la fiducia per la stagione successiva. Far lavorare il tecnico serbo con i fantasmi di Lippi e Conte perennemente alle spalle probabilmente non aiuterà a migliorare una situazione che vede il Milan bancato 251/1 per lo scudetto e già fuori dalla lista per un posto fra le prime tre a fine campionato.
A questo punto le due partite più importanti della stagione rischiano davvero di diventare la semifinale e la finale di Coppa Italia. E se contro Spezia o Alessandria non dovrebbero esserci grandi problemi, in finale arriverà comunque una fra Juventus, Inter, Napoli o Lazio. Perdere anche quel treno vorrebbe dire rimanere fuori dall’Europa per il terzo anno consecutivo, uno smacco incredibile per quello che fino a qualche tempo fa era il club più titolato al mondo.