L’attaccante ha fatto le visite mediche per i nerazzurri e Mancini vorrebbe schierarlo in campo già nel derby contro il Milan. È la mossa giusta per risollevare i nerazzurri e farli tornare a lottare per le primissime posizioni?
Per quanto il presidente sampdoriano Massimo Ferrero abbia provato a frenare sul suo passaggio all’Inter – “A decidere sono sempre i giocatori” – per l’arrivo di Èder in nerazzurro ormai manca davvero solo l’ufficialità. Anche perché l’ormai ex doriano è stato intercettato mentre si recava a effettuare le visite mediche di rito, passaggio obbligato prima che l’accordo venga definitivamente ufficializzato.
Pagato 13 milioni di euro alla Sampdoria, Èder fa parte della lista dei desiderata di Mancini per puntellare la rosa della sua Inter e aiutarla a tornare a lottare per le posizioni di vertice, dopo che le brutte prestazioni dell’ultimo mese l’hanno fatta scivolare dal primo al quarto posto.
L’oriundo è uno degli attaccanti più continui per rendimento e affidabilità del nostro campionato: 12 gol in 19 presenze quest’anno con i blucerchiati, 40 in 112 presenze in Serie nelle cinque stagioni a Genova. Ma è anche l’uomo giusto per cambiare la rotta dell’Inter, quotata al momento 2,25/1 per un piazzamento a fine stagione fra le prime tre e 21/1 per lo scudetto?
Èder sì
I 12 gol in 19 presenze in questa stagione rappresentano un record personale per l’attaccante, che ha pareggiato il proprio primato del 2013/14, ma con ancora mezza stagione da giocare. Meglio di lui in classifica marcatori c’è solo Higuain a quota 21. L’ex doriano che si sta perciò togliendo lo sfizio di correre in parallelo all’uomo del momento Paulo Dybala (anche lui a 12) e di tenere dietro di sé attaccanti del calibro di Bacca, Mandzukic e del futuro compagno di squadra Icardi. In un’Inter alla disperata ricerca di gol per il proprio reparto offensivo (le 26 reti fin qui messe a segno ne fanno l’undicesimo attacco del campionato, fra le prime dieci in classifica solo il Sassuolo fa peggio) l’arrivo di Èder è molto simile a una manna dal cielo.
Èder no
Icardi, Jovetic, Perisic, Ljajic, Biabiany, Palacio. Alla lunga lista di attaccanti nerazzurri si aggiunge ora anche Èder. Melius abundare quam deficere, avrebbero detto i latini. Ma è anche vero che la suddetta abbondanza dovrebbe essere calibrata. Sette attaccanti sono troppi per una squadra in corsa per un’unica competizione, a maggior ragione se fra di loro non c’è una gerarchia chiara e definita. Ciascun reparto ha bisogno di equilibri precisi per funzionare al meglio, l’attacco più di tutti. All’Inter chi sono i titolari, chi le riserve? A parte forse per il solo Icardi è difficile dare una risposta univoca. Questo potrebbe rivelarsi un problema: innanzitutto per Èder, che si ritroverebbe catapultato in una realtà in cui nessuno è sicuro del posto dopo cinque stagioni da titolare fisso. In più il suo arrivo toglierebbe ulteriore spazio a chi fin qui ha giocato meno (Palacio, Biabiany), o ha continuamente fatto dentro e fuori dalla panchina (Ljajic, Jovetic). Se è vero che per rendere al meglio un attaccante ha bisogno di continuità e serenità, a Mancini toccheranno nei prossimi mesi delle belle gatte da pelare.