Con Brendan Rodgers il Leicester può realizzare un nuovo miracolo?

Con Brendan Rodgers il Leicester può realizzare un nuovo miracolo?

Dopo aver scritto la storia conquistando la Premier League 2015/2016 le Foxes hanno attraversato inevitabili alti e bassi. In questa stagione, però, Vardy e compagni sono tornati a volare sotto la guida del redivivo Brendan Rodgers e puntano con decisione a un piazzamento in Champions League. Il titolo? Non succede, ma se succede…

Forse è un fenomeno che esiste da sempre, ma certo è che negli ultimi anni sono sempre di più gli appassionati che mostrano freddezza nei confronti del calcio moderno, ormai ridotto a uno scontro tra superpotenze economiche e a duelli tra campioni che in molti casi possono essere considerati vere e proprie aziende individuali. Al netto del nostalgismo a tutti i costi e dell’inevitabile mitizzazione che l’uomo tende a fare del passato, è innegabile che il potere economico abbia scavato un solco sempre più profondo tra i cosiddetti “top club” e il resto della concorrenza, che spesso non può che assistere impotente alle vittorie delle stesse 2 o 3 squadre.

Accade in Spagna e in Italia, in Francia, in Germania e anche in Inghilterra, dove però nella stagione 2015/2016 andò in scena un vero e proprio miracolo, impensabile nel calcio del XXI secolo e che restituì improvvisamente a questo gioco i suoi antichi valori. Qualcosa capace di mettere d’accordo praticamente tutti, perché se è vero che lo sport è competizione, e che vince il più forte, il mito del football vive anche grazie alle imprese inaspettate, quelle in cui il piccolo Davide sconfigge il gigantesco Golia.

Il miracolo del 2015/2016

Parliamo, naturalmente, del Leicester City di Claudio Ranieri, partito a fari spenti e con l’obiettivo di consolidarsi in quella massima serie conquistata appena 12 mesi prima e capace invece, a fine stagione, di ritrovarsi inaspettatamente a recitare il ruolo di campione d’Inghilterra per la prima volta nella sua lunga storia. Approfittando del vuoto di potere venutosi a creare grazie alle contemporanee, disastrose, annate di quelle big che avrebbero dovuto correre per il titolo, il Leicester si ritrovò in testa alla classifica grazie ai gol del bomber Jamie Vardy, che a 28 anni non era mai riuscito a imporsi ad alto livello, e alla compattezza di un gruppo plasmato da Ranieri su un 4-4-2 solido e che in contropiede non lasciava scampo a nessun avversario.

Snobbate quasi fino all’ultimo, le Foxes smentirono più e più volte gli scettici che prevedevano di settimana in settimana un loro crollo e alla fine centrarono un’impresa dal sapore antico, unica e probabilmente irripetibile.

(Getty Images)

Ritorno nell’anonimato

Nelle stagioni successive, infatti, il risveglio delle grandi avrebbe ristabilito le gerarchie e il Leicester – ferito anche dalla tragica scomparsa del presidente Vichai Srivaddhanaprabha – sarebbe scivolato sempre più lontano dall’alta classifica, finendo con il licenziare il tecnico capace di scrivere la storia e due suoi successori, Craig Shakespeare e Claude Puel. Quest’ultimo, arrivato nell’ottobre del 2017, sarebbe stato sollevato dall’incarico 16 mesi più tardi, a febbraio del 2019. È in quel momento che le Foxes decidono di scommettere su Brendan Rodgers, tecnico che dopo aver fallito alla guida del Liverpool è finito in Scozia alla guida del Celtic Glasgow, nella periferia del calcio che conta.

Rodgers-Leicester, una scommessa per due

Nordirlandese classe 1973, Brendan Rodgers ha appena 20 anni quando appende gli scarpini al chiodo dopo essere stato scoperto dal Reading. Una scelta in parte forzata ma che d’altra parte la dice lunga sul personaggio e sulla sua determinazione.

Soffrivo di un problema genetico al ginocchio che ha impedito a me e a due miei fratelli di giocare a calcio in modo professionistico. Gli allenamenti avevano evidenziato un problema di fragilità delle ossa, avrei potuto continuare ma sarei stato incapace di raggiungere il livello che desideravo. Ero comunque innamorato del calcio, e compresi che se non potevo raggiungere i miei obiettivi come giocatore avrei potuto farlo come allenatore. Decisi quindi di iniziare il mio viaggio, intenzionato a diventare il migliore.

Dopo essersi fatto le ossa nelle giovanili del Chelsea, guidato all’epoca da quel José Mourinho con cui stringe un ottimo rapporto, Rodgers dimostra tutto il suo valore in seconda divisione guidando Watford, Reading e Swansea, che porta in Premier guadagnandosi l’attenzione del Liverpool.

La rivincita di Brendan Rodgers

I Reds credono che sia l’uomo giusto per tornare a vincere, ma l’esperienza ad Anfield sarà da dimenticare e l’esonero sembrerà quasi cancellare nella memoria collettiva quanto di buono fatto in precedenza. Per rinascere Rodgers cambia Paese, accasandosi al Celtic dove in tre anni vince tutto, guidando la squadra fino ai gironi di Champions League – risultato tutt’altro che scontato – e concludendo una stagione da imbattuto all’interno dei confini nazionali.

Sono successi importanti, sminuiti tuttavia da chi guarda al campionato scozzese come un torneo facile e scontato, ignorando che a Glasgow l’ex manager del Liverpool non ha mai smesso di sperimentare, affinando le proprie idee tattiche. Quando il 26 febbraio 2019 Rodgers annuncia l’addio al Celtic a stagione in corso, spinto dalla voglia di rimettersi in gioco in Premier League con il Leicester, lo scetticismo intorno alla sua figura è lo stesso di sempre. Non sarà certo lui a risollevare le Foxes, questo il pensiero più diffuso.

(Getty Images)

Un inizio di stagione strepitoso

E invece è proprio quello che è successo in questo inizio di stagione in una Premier League che dopo 12 giornate vede il Leicester occupare il secondo posto in classifica alle spalle del Liverpool e in coabitazione con il Chelsea, un punto in più del ricchissimo Manchester City di Pep Guardiola. 26 i punti conquistati, frutto di 2 sconfitte, 2 pareggi e 8 vittorie tra cui le 4 arrivate consecutivamente negli ultimi 4 turni. L’ultima sconfitta è arrivata di misura sul campo del Liverpool campione d’Europa in carica, capace di imporsi con fatica per 2-1 e soltanto in pieno recupero.

Da allora ecco il 2-1 al Burnley, l’incredibile 9-0 rifilato a domicilio al Southampton, il 2-0 rifilato al Crystal Palace e ancora un 2-0, quello che ha steso l’Arsenal e che ha fatto tornare a sognare un’intera città. Risultati figli di un 4-1-4-1 basato sul possesso palla e su una grande attenzione alla fase difensiva, aspetto in cui Rodgers era stato aspramente criticato ai tempi del Liverpool. Con soli 8 gol incassati, il Leicester vanta la miglior difesa della Premier League e il secondo miglior attacco, con il bomber Vardy che sembra tornato ai livelli del 2015/2016.

Le differenze con il 2015/2016

Bravissimo nel valutare le qualità degli uomini a disposizione per trarne il meglio, Rodgers schiera una linea difensiva a quattro dove i terzini spingono molto – soprattutto a sinistra con Chilwell – e coperta in mediana dal possente nigeriano Ndidi, che a molti può ricordare il Kanté della stagione del titolo. Il solo attaccante di ruolo in campo viene supportato dagli inserimenti dell’ala destra Perez e degli interni Maddison, capace di conquistarsi un posto in Nazionale, e Tielemans, bravo in entrambe le fasi di gioco.

Tatticamente il Leicester di Brendan Rodgers è nettamente diverso da quello di Claudio Ranieri, che optava per un approccio decisamente più diretto. Naturale, dato che gli interpreti sono ovviamente cambiati: Mahrez, Kanté e Drinkwater sono stati sostituiti da Ndidi, Perez e Tielemans, prelevato dal Monaco per 40 milioni di euro e finalmente arrivato ai livelli che tanti avevano predetto fin da quando giovanissimo era emerso in patria nell’Anderlecht.

Un investimento importante, quello fatto sul belga, da parte di un club al quale i soldi non mancano ma che certo non possono permettergli di competere ad armi pari con top club come Liverpool, Arsenal, Chelsea, Tottenham, Manchester City e Manchester United. Eppure le Foxes sono ancora lì, nelle zone alte della classifica, pronte a vedersela con i migliori e determinate a vendere cara la pelle. Parlare di exploit, anche se siamo appena a novembre, è decisamente sbagliato.

Claudio Ranieri e Brendan Rodgers, il passato e il presente del Leicester. (Getty Images)

Dove possono arrivare le Foxes?

Ma dove può arrivare il Leicester di Brendan Rodgers? Nell’anno del titolo le quote della Premier League di inizio stagione indicavano la vittoria del campionato addirittura 5000 a 1 e permisero a due fortunati scommettitori, Keval Nakeshree e John Pryke, di incassare oltre 70mila euro con un investimento iniziale che complessivamente non superava i 50. Al momento certe quote non sono certo avvicinabili: bwin si attesta infatti a 1.55 per quanto riguarda la possibilità che le Foxes arrivino tra le prime quattro, quota che d’altra parte la dice lunga sulla credibilità acquisita da Vardy e compagni in questo inizio di stagione e che è decisamente più bassa del 2.30 che andrebbe a incassare chi scommettesse sulla banda di Rodgers fuori dalla Champions League.

Le quote per il titolo

La vittoria della Premier League pagherebbe invece 34.00 volte la somma investita, la stessa quota riservata al Chelsea e decisamente superiore a quelle riservate a Liverpool e Manchester City, che si attestano rispettivamente a 1.36 e 3.25. Per i bookmaker la lotta per il titolo sembra dunque un affare riservato alle due squadre che già lo scorso anno si contesero la vittoria fino all’ultima giornata, senza il vuoto di potere che rese possibile l’impresa del 2016. Tuttavia se c’è qualcosa che il Leicester ha insegnato agli appassionati da allora è che niente è impossibile e che i sogni possono diventare realtà anche nel calcio moderno. Non succede, ma se succede…

Resta nel vivo dell’azione con la app bwin Sports. Immergiti nella sezione scommesse più ricca e varia in circolazione e naviga a fondo nel nostro menu statistico della sezione Calcio per scegliere velocemente le tue scommesse migliori. Scarica ora

X