Per il terzo anno consecutivo il Milan rischia di chiudere il proprio campionato fuori dalla zona Champions (piazzamento fra le prime tre quotato 16/1): non era mai successo nell’epoca Berlusconi. Dalla panchina di Mihajlovic in bilico, ai guai con Mr. Bee, sono tanti gli interrogativi da risolvere in casa rossonera
Fino a qualche anno fa, quando si nominava il Milan veniva automatico pensare alle squadre di Rocco, Sacchi, Capello e Ancelotti, a formazioni leggendarie capaci di dominare in Italia e in Europa e di entrare di diritto nella storia del calcio. Adesso dici Milan e immagini una squadra in difficoltà cronica da tre/quattro stagioni, che fa una fatica enorme a tenere il passo della propria storia e che rischia di ritrovarsi presto costretta a raccoglierne i cocci.
Per il terzo anno consecutivo i rossoneri si apprestano a chiudere la stagione fuori dalla zona Champions (la quota attuale di 16/1 è addirittura fin troppo generosa): non era mai successo nei trent’anni di presidenza Berlusconi. Senza voler essere forzatamente tragici, è indubbio che qualcosa stia cambiando nelle dinamiche e nella grandezza di un club che un tempo era “il più titolato al mondo”.
I rossoneri rischiano di diventare una squadra di seconda fascia di Serie A?
Diamo un’occhiata ai dati: il Milan nelle ultime due stagioni ha collezionato un ottavo posto nel 2013/14 con 57 punti e un decimo posto nel 2014/15 con 52; oggi è sesto a 48. Negli ultimi tre campionati – contando anche il risultato parziale di questa stagione – ha accumulato complessivamente 99 punti di distacco dalla vetta. Nelle tredici stagioni dal 2000/01 al 2012/13 erano stati in totale 144 (contando i distacchi dal secondo posto nei due scudetti 2003/04 e 2010/11 come saldo positivo). I rossoneri si ritrovano con meno di 50 punti dopo 29 giornate per il terzo anno consecutivo: dall’introduzione dei tre punti a vittoria nel 1994/95, non era mai successo prima.
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Quest’anno il Milan molto difficilmente potrà sperare di fare meglio del sesto posto, che è comunque il risultato migliore raggiunto nelle ultime tre stagioni e che basterebbe perlomeno a garantire l’ingresso in Europa League. Infatti, comunque vada la finale di Coppa Italia con la Juventus i rossoneri dovrebbero riuscire a tornare in Europa, anche se dalla porta di servizio. Se i bianconeri vinceranno la coppa e parallelamente si qualificheranno alla prossima Champions League, per l’Europa League si libererà infatti lo slot del sesto posto in classifica, attualmente occupato dal Milan con quattro punti di vantaggio sul Sassuolo. Un tesoretto da difendere con le unghie e con i denti, dopo che proprio la sconfitta coi neroverdi ha fatto crollare il castello di carte che Mihajlovic era riuscito difficilmente a costruire intorno alla sua squadra.
Se il presente indica la Coppa Italia e qualificazione alla prossima Europa League come obiettivi realistici e a portata di mano, è sui progetti a medio e lungo termine che continua ad esserci una preoccupante nebbia. A partire innanzitutto da proprietà e allenatore.
Mihajlovic resterà anche il prossimo anno? Il contratto biennale suggerirebbe di sì, le parole di Silvio Berlusconi – “Vedremo come finirà la stagione” – suonano già come un benservito. Il presidente rossonero deve per altro fare i conti (in tutti i sensi) con le trattative incagliate con Mr. Bee, che avrebbero dovuto portare alla cessione del 48% delle quote e di conseguenza a nuova liquidità per il mercato estivo. L’affare – che qualche mese fa sembrava solo una formalità e che si pensava di sarebbe chiuso in tempi brevi – resta in fase di stallo. E per il futuro del Milan ci sono sempre meno certezze a cui potersi aggrappare.