Di norma un allenatore, quando cambia squadra ed inizia un percorso su una panchina diversa, necessita di un tempo d’adattamento al nuovo ambiente, ai nuovi giocatori e agli equilibri che va ad incontrare. Tutto questo non sembra valere per Antonio Conte, che sulla panchina dell’Inter quest’anno ha registrato la miglior partenza nella storia del club dopo 14 giornate di Serie A.
Pronti, via: Antonio Conte non soffre periodi di ambientamento
Quello dei nerazzurri è un avvio di campionato straordinario e sorprendente, che li vede protagonisti dalla 1a giornata ed ora li vede godersi la classifica dall’alto della 1a posizione. Può sembrare anormale vedere l’Inter davanti a tutti, considerato il periodo di flessione che il club ha conosciuto dalla fine del ciclo del triplete, ma a conti fatti non è così strano se si considera che questa stagione, sulla panchina dei bauscia, sieda un certo Antonio Conte, maestro di rinascite ed allenatore immune dal periodo di ambientamento. Infatti, l’allenatore leccese, una volta arrivato al timone di grandi piazze che avevano bisogno di rilanciarsi, ha saputo inserirsi al meglio all’interno dello spogliatoio, a trovare l’alchimia con la squadra e raccogliere i risultati necessari per fare qualcosa di speciale.
Capitolo Juventus, il primo capolavoro
La Juventus è la squadra ad aver reso grande Antonio Conte, ma si può dire benissimo che Conte la Juventus grande l’abbia fatta ritornare. Prima del suo arrivo nel 2011-12, infatti, ricordiamo tutti le difficoltà del club bianconero, reduce da due settimi posti consecutivi, a cavallo delle gestioni Ferrara-Zaccheroni e Delneri. In una squadra bisognosa di nuova linfa per aprire un ciclo altrettanto nuovo, è stato fondamentale anche l’arrivo di Andrea Pirlo con la motivazione di dimostrare a tutti di non essere ancora finito, oltre all’ex capitano bianconero in panchina. Conte alla Juventus parte con l’idea di calcio del 4-2-4, che poi adatta a 3-5-2 sia perché né Krasic, né Estigarribia, né Elia soddisfano le sue richieste tattiche, sia perché al contempo tenere in panchina Arturo Vidal iniziava ad essere sempre più difficile. Il rendimento nelle prime 14 giornate del 1o anno di Antonio Conte alla Juventus parla di una squadra che ha raccolto 8 vittorie e 6 pareggi, trovando il gol in 24 occasioni e subendone 10. Al termine della 14a giornata di Serie A, la Juventus era al 2o posto, ma avrebbe assaggiato la 1a posizione già dalla 18a alla 22a giornata, per poi riprendersela alla 31a e tenerla fino alla fine. Da imbattuta. La Juventus aveva stilato un programma di crescita, dirà successivamente Giuseppe Marotta, che prevedeva di tornare competitivi con Conte in panchina nel giro di 3 anni: obiettivo centrato subito e campionato riportato in bacheca, il primo dopo Calciopoli. Un capolavoro.
La resurrezione del Chelsea
Il Chelsea era reduce da un anonimo 10o posto in una stagione, quella del 2015-16, iniziata con José Mourinho e terminata con Guus Hiddink, la peggiore della gestione di Roman Abramovic. In Premier League c’era già – da un paio d’anni – Jurgen Klopp e stava volgendo al termine la propria esperienza Arsene Wenger all’Arsenal. Non solo: nello stesso anno in cui Conte è stato ingaggiato dal Chelsea, a Manchester era arrivato Pep Guardiola, mentre dall’altra parte della città la stagione dei Red Devils era cominciata con Louis Van Gaal, salvo poi essere esonerato e sostituito proprio da quel José Mourinho il cui esonero dai Blues, alla fine della fiera, ha portato Conte a Londra. Concorrenza non ne mancava. Eppure, anche in Inghilterra, il timbro impresso ai Blues è sorprendente: 11 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte dopo 14 giornate di Premier League, con tanto di 32 gol segnati e 11 incassati. Al termine della 14a giornata di Premier League, tra l’altro coincisa con il successo sul Manchester City di Guardiola (3-1 all’Etihad Stadium), il Chelsea di Conte era capolista davanti a tutti. In realtà, lo era già dalla 12a giornata, dopo il successo per 1-0 sul Middlesbrough. Antonio Conte non ama aspettare per essere competitivo e la sua fame unita alla passione che ci mette nel suo lavoro lo hanno fatto diventare un beniamino dei tifosi sin dalle prime partite. A fine stagione il Chelsea avrà vinto la Premier League e in finale di FA Cup si sarà arreso all’Arsenal di Wenger, sfiorando il double all’esordio riuscito per l’ultima volta a Carlo Ancelotti.
Inter, un’altra storia (già) da record
E alla fine arriviamo ai giorni nostri. L’Inter ce l’abbiamo bene in mente: reduce da due quarti posti consecutivi, l’eredità lasciata da Luciano Spalletti è quella di una squadra sana dal punto di vista tattico e strutturale, tanto è vero che lo stesso allenatore dell’Inter ha fatto i complimenti e ringraziato il suo predecessore. Cambiato anche in questo caso l’abito tattico, dal 4-2-3-1 al 3-5-2 ormai suo marchio di fabbrica, Conte ha dovuto trovare la giusta amalgama in una squadra che aveva in Icardi un esubero del quale il club aveva già deciso il destino, sin da prima dell’ingaggio del tecnico leccese, e in Nainggolan un elemento tecnicamente indiscutibile, anche se sul piano dell’equilibrio in spogliatoio e dell’esempio per i giovani (Barella, Sensi, Esposito, Bastoni e Lautaro su tutti) non ha fatto avere dubbi all’allenatore: “Meglio per lui che sia andato al Cagliari” ha detto Conte non più lontano di qualche ora fa. Arrivato Lukaku, presi Barella e Sensi (ora entrambi ko per infortunio), riportato Biraghi a casa base, promosso Bastoni dopo un anno di prestito a Parma ed acquistato Lazaro per la fascia destra (e all’occorrenza anche quella sinistra), l’organico dell’Inter di Antonio Conte nei pronostici della vigilia davano a pensare ad un campionato di livello, ma non dal rendimento così alto. Non da subito, almeno. E invece: mentalità stravolta, squadra che vive per vincere ed è lo specchio del proprio allenatore. Ed ecco anche stavolta la partenza da favola, superato anche il miglior avvio in Serie A nella storia del club, un record che resisteva dall’Inter di Olivieri del 1950-51, che registrò 11 vittorie nelle prime 14 partite. Conte è andato oltre: con lui sono 12 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta dopo 14 giornate di Serie A, facendo registrare 31 gol segnati e 13 subiti. L’Inter è salita in vetta alla classifica del campionato e sarà difficile tirarglielo via, nonostante la concorrenza della Juventus sia destinata a durare tutta la stagione. Un rendimento da urlo per un’Inter un po’ meno pazza e molto più regolare, sicuramente già grandemente competitiva. E con gennaio alle porte e la possibilità di rafforzare sia la rosa titolare che la panchina, anche questa volta ci sono tutte le premesse per arrivare a parlare, alla fine, di un’altra stagione da incorniciare per Antonio Conte, l’allenatore che non soffre periodi di ambientamento.
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