Nella sconfitta contro la Juventus il tecnico ha avuto timore reverenziale della Vecchia Signora ed ha schierato la difesa a tre. Ma non è quella la sua vera Roma
Diciamo la verità; in molti siamo delusi da questo Spalletti 2.0. Di certo non si poteva pretendere subito calcio-spettacolo e la Roma che ritorna in corsa per lo Scudetto battendo la Juve, ma probabilmente un qualcosa di diverso – almeno a livello tattico – quello sì.
Probabilmente (e con giustificazione), Spalletti ha avuto timore della Juventus-forza-dieci che lo ospitava allo Stadium; Ma ora, siamo certi, che lo scenario cambierà. Del resto il tecnico ex Zenit è stato preso per cucire addosso alla Roma un gioco moderno, spettacolare, fatto di incursioni e tagli: quello che il calcio di posizione, lento e troppo “esterno” di Rudi Garcia ha fatto un po’ dimenticare alla tifoseria.
Gli interpreti per il 4-2-3-1, marchio di fabbrica spallettiano, ci sono tutti. Sabatini è da tre anni che non fa altro che comprare esterni d’attacco e non vede l’ora di vederli all’opera: l’ultimo arrivo, Stephan El Shaarawy, conferma le intenzioni del tecnico, sebbene vada a sostituire Gervinho, pupillo di Garcia e spedito in Cina ad inizio del nuovo corso.
Il Faraone, particolarmente stimato dal tecnico giallorosso, sarà con tutta probabilità – e se dimostrerà la necessaria continuità – uno dei punti fermi del tridente: velocità e qualità al servizio della squadra, per ridare smalto a un reparto in difficoltà.
“Mi sento pronto per la Roma. C’è poco da parlare e tanto da lavorare”. Le prime parole sembrano incoraggianti, soprattutto perché El Shaarawy in questi 4 mesi si gioca la convocazione all’Europeo, con Antonio Conte che lo osserverà da molto vicino nella sua avventura nella capitale.
E allora ecco che Spalletti avrà un uomo in più che lo aiuterà a rinfrancare Dzeko, o il fantasma che ne rimane. Il tecnico poi dovrà lanciare definitivamente Nainggolan nel ruolo che fu di Perrotta: trequartista da pressing alto e che possa inserirsi al meglio dietro le sponde del bosniaco e negli spazi lasciati dagli esterni Salah, ElSha, Florenzi o Iago Falque.
L’esperimento della difesa a tre – nonostante Spalletti dica che è un modulo potenzialmente valido – sembra creato ad hoc per la gara contro la Juventus. Difficile pensare che a metà campo il titolare possa essere Vainqueur e che Pjanic venga lasciato senza il gemello De Rossi a creare gioco.
Una ipotetica Roma con loro due a dettare i tempi della manovra e Nainggolan a pressare alto a tutto campo, con Florenzi (o Salah, ma quello vero…) e El Shaarawy esterni potrebbe essere quella che vedremo nel prossimo futuro. E davanti, se Dzeko non cambia marcia, Spalletti dovrà decidere se premiare la gloria (Totti) o il nuovo che avanza (Sadiq).