A tre mesi dall’inizio di Euro 2016 l’allenatore azzurro annuncia ufficialmente che la avventura sulla panchina della Nazionale finirà al termine della manifestazione francese. Per la nostra squadra sarà una motivazione in più per fare bene o c’è da aver paura dell’effetto boomerang?
Antonio Conte lascerà la panchina della Nazionale italiana al termine di Euro 2016.
Nessun colpo di scena. La notizia in realtà era nell’aria già da tempo ed stata ufficializzata oggi, prima dal presidente Figc Tavecchio e poi dallo stesso tecnico attraverso la propria pagina Facebook ufficiale.
“Antonio Conte mi ha comunicato che al termine del campionato Europeo la sua esperienza finirà. Sente il richiamo del campo, la quotidianità dell’allenamento e questo è comprensibile”
Comprensibile e ineluttabile. Dall’azzurro della Nazionale al Blues del Chelsea, con il quale l’accordo di fatto già siglato attende solo di essere ufficializzato, il ritorno di Conte sulla panchina di un club già dall’inizio della prossima stagione non coglie di sorpresa, ma apre ad un importante interrogativo: quali ripercussioni avrà questa decisione sul gruppo azzurro, sulla preparazione all’Europeo e sulla gestione della squadra quest’estate in Francia?
L’Italia, che parte da una quota di 17/1 per la vittoria finale e da una di 9,50/1 per il raggiungimento della finale di Parigi, si ritrova per la prima volta nella propria storia ad affrontare una manifestazione simile sapendo che si tratterà del capolinea per il proprio commissario tecnico, a prescindere dal risultato ottenuto.
Prevarranno le extra motivazioni nel voler dare qualcosa in più per chiudere alla grande il percorso con un allenatore capace di rivoltare in soli due anni l’Italia come un calzino, o il rischio è quello di perdere in un colpo solo tutta la tensione positiva che Conte è riuscito a creare intorno alla squadra e fra i suoi giocatori nei mesi da c.t.?
I precedenti in questo senso sono ambivalenti, anche se hanno riguardato molto più spesso le squadre di club. Pep Guardiola ad esempio è un maestro dell'”uscita di scena anticipata”. Sia col Barcellona quattro anni fa che in questa stagione col Bayern Monaco, il tecnico catalano ha sempre deciso annunciare il proprio addio con mesi di anticipo, ma senza subire contraccolpi particolari sul campo. Nel 2011/12 il suo Barça a fine ciclo lo salutò sollevando la Copa del Rey, mentre quest’anno il Bayern galoppa verso la quarta Bundesliga consecutiva (la terza per Pep) e in Champions League è molto vicino al passaggio ai quarti di finale. Conseguenze diverse le abbiamo invece viste col Manchester City di Pellegrini, che una volta messo nero su bianco l’addio del tecnico a fine stagione è andato incontro a un crollo verticale dei propri risultati: dal 1 febbraio (data in cui è stato ufficializzato l’accordo con Guardiola dalla prossima stagione), i Citizens hanno vinto solo 2 volte in sei gare (3 sconfitte e un pareggio) e sono crollati dal secondo posto a -3 dal Leicester al quarto, con un distacco di 12 punti dalla squadra di Ranieri.
Quale strada imboccherà l’Italia?
Ci auguriamo ovviamente la prima. E rimaniamo fiduciosi per almeno un paio di buoni motivi.
Innanzitutto l’addio di Conte è tutto fuorché un fulmine a cielo sereno. Sono mesi che si parla delle difficoltà dell’ex tecnico della Juventus di adeguarsi a un ruolo molto diverso da quello che era solito ricoprire in una squadra di club e della sua voglia di avere un confronto continuo e giornaliero coi propri giocatori. L’allenatore allena, il c.t. gestisce. E non è un mistero in quale delle due vesti si trovi meglio Conte. Difficile dunque pensare a una squadra azzurra frastornata e spaesata dalla decisione del proprio tecnico. Anzi, più probabile che l’ufficializzazione del divorzio venga accolta con sollievo da tutte le parti in causa.
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Di più, la consapevolezza di vivere in Francia quell che sarà un’avventura “one shot” potrebbe rivelarsi il vero asso nella manica dell’Italia: per Conte, che sarà libero di seguire fedelmente le proprie convinzioni senza il timore o la pressione di dover rendere conto a qualcuno nel post-Europeo, quando per lui sarà già cominciata una nuova avventura, ma anche per i giocatori (soprattutto per i suoi fedelissimi), motivati come non mai a dare tutto per chiudere nel miglior modo possibile un ciclo iniziato due estati fa che ha ridato grinta, smalto e cattiveria a un’Italia a pezzi e sotto shock dopo il disastro in Brasile.