Intervista Esclusiva bwin - Di Gennaro:

Intervista Esclusiva bwin – Di Gennaro: “Napoli, il gap con la Juventus si è ridotto. L’Inter può inserirsi, ma vedo meglio la Roma. La Fiorentina deve capire cosa fare”

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Serie A, Champions League, Europa League e molto altro. Abbiamo fatto una chiacchierata con l’ex giocatore di Fiorentina e Verona per cercare di inquadrare la situazione del campionato italiano e non solo.

Tu sei stato uno degli artefici del miracolo dello Scudetto del Verona. Quali sono i tuoi migliori ricordi di quell’anno?

Io ero già arrivato nell’81-82 vincendo il campionato di Serie B e poi nei due anni susseguenti abbiamo ottenuto due finali di Coppa Italia, quarti e sesti in classifica, che all’epoca voleva dire Coppa UEFA, che era una coppa sempre molto importante, l’attuale Europa League. C’è un aneddoto: l’anno prima, in finale d’andata di Coppa Italia, Verona-Roma, Falcao mi si avvicinò e mi disse “Vuoi venire a giocare con noi il prossimo anno?”. Io allora ero sotto contratto con il Verona dissi “Sono lusingato, però dovete parlare con la società”. E poi non se ne fece nulla perché rimasi a Verona. Fossi andato alla Roma, magari non avrei vinto lo scudetto. Sta di fatto che sono poi ripartito con i miei compagni come tutti gli anni, nell’84/85, e noi mettevamo sempre il premio salvezza come primo obiettivo, nonostante fossimo da anni una squadra che giocava bene e faceva divertire. Partivamo sempre con i piedi per terra, poi quell’anno ci fu questa cavalcata trionfale, dove con grande forza, un pizzico di fortuna, grande gruppo e con ambiente ideale non c’era stress siamo riusciti ad ottenere un risultato per certi versi impensabile, ma noi eravamo convinti di avere una buona squadra, ottenendo un risultato importante. Giustamente tutti si ricordano quell’anno, ma io che sono stato 7 anni lì so che ne abbiamo fatti 6 ad alti livelli, quell’anno abbiamo però fatto qualcosa di fantastico. Come ci dicevamo noi compagni di allora “Tra 30 anni ricorderemo tutti cosa abbiamo fatto qua”, nel senso che questa cosa verrà ricordata più in là quando queste favole magari difficilmente si potranno realizzare. Per me e tutti i miei compagni, ma credo anche per il pubblico di Verona, abbiamo fatto qualcosa di straordinario, creando una situazione che non so se si potrà ripetere.

La domanda era proprio questa: avevi la sensazione che si potesse vincere lo Scudetto in quell’anno?

Inizialmente c’era il premio salvezza, che all’epoca era di 25 punti, ma eravamo consapevoli che facevamo un buon calcio, con qualche pedina da inserire. Strada facendo, con la vittoria di Torino fuori casa e altre situazioni, tutto ci indicava che potevamo arrivare fino in fondo. Tutti dicevano che saremo crollati, noi eravamo consapevoli della nostra forza, anche perché vivevamo la situazione con molta serenità, ci allenavamo e venivano i tifosi alla rifinitura. Questo ci ha permesso di vivere serenamente questa situazione. Poi, non perché feci gol io, mi ricordo a Torino contro la Juventus realizzai la rete del pareggio, un risultato importante perché quell’1-1 ci permise di avere maggiore forza ed evitammo che la Juventus rientrasse nel giro scudetto. Se lo avesse fatto, sarebbe potuta diventare letale. Ripeto, non perché feci gol io, ma fu uno snodo importante per la vittoria finale.

  • Verona Campione d'Italia 1984/1985

Un altro capitolo del tuo passato è stato quello della Fiorentina, il primo, tra giovanili e quattro anni in prima squadra. Hai una certa conoscenza dell’ambiente viola, anche se comunque adesso siamo in momenti storici diversi. Secondo te, che cosa è successo in questi mesi a Firenze?

Uno scollamento tra pubblico e proprietà, soprattutto negli ultimi sei mesi, tra ambiente e società, e ovviamente lo staff tecnico, perché c’è stato l’addio di Paulo Sousa. C’è stato un ridimensionamento, una rifondazione, e quando c’è una rifondazione si verificano queste situazioni, e questo ha fatto si che manchi un po’ di entusiasmo e ci sia scetticismo e preoccupazione nell’ambiente, perché la squadra ovviamente è cambiata molto, e deve crescere. Lo sta facendo, ma tra alti e bassi, com’è giusto che sia visto il cambiamento generale. Credo però che il profilo di Pioli possa essere quello per ripartire. Resta da capire però se la proprietà ha ancora voglia di investire, perché prima che iniziasse il campionato si era fatta da parte, nel senso che voleva passare la mano se ci fosse stato qualcuno in grado di acquistare. L’ambiente si è scoraggiato ed è mancata questa sinergia. Però c’è tutto un campionato, sarà difficile perché è normale, c’è stata anche un po’ di sfortuna con l’Atalanta. Però è un ambiente che sappiamo essere molto caldo, esigente, ma dà anche tanto, è una delle prime per numero di abbonati. Ci vuole pazienza, resta da capire se si ricreerà questo feeling che diciamo che, forse nell’ultimo anno e mezzo, è un po’ scemato. Questo manca. Sappiamo tutti che se questa squadra può crescere nei suoi elementi chiave potrà fare un buon campionato. Non so se potrà arrivare in Europa League come negli ultimi anni. Sarà dura, visto che anche le altre squadre si sono rinforzate in maniera importante, mi riferisco alle due milanesi, la Lazio che è sempre lì, e Torino e Atalanta potrebbero essere mine vaganti. E’ un discorso in divenire, ma certamente l’ambiente non è molto contento.

Chi ha influito di più su questa situazione?

Quando si rifonda, si mettono in chiaro le cose. Marcos Alonso è un giocatore importante, si è visto al Chelsea, ed è stato il primo ad andarsene. Piano piano è andata via tutta la linea centrale. C’è stata un’affinità tra i membri della società che doveva capitalizzare, chiudere un ciclo e riportare l’ordine con un nuovo corso con ridimensionamento del monte ingaggi. La proprietà ha deciso di fare questo, e Pioli ha accettato, sposando questo progetto. La proprietà decide. Invece di ripartire dal blocco dell’ottavo posto, sono andati a prendere giocatori in prospettiva, buoni giocatori. Prevalentemente è stata una scelta della proprietà, ed è giusto perché mettono loro i soldi.

Ipotizziamo che la situazione ambientale a Firenze non migliori. Credi in un nuovo esodo sul mercato come in estate anche a gennaio?

Loro volevano anche ridurre il monte ingaggi. Non so a gennaio, sicuramente a giugno tireranno le somme, già quest’anno hanno fatto tante plusvalenze per 45 milioni di euro. Tutto ovviamente ricade sul progetto viola. Sarà uno snodo fondamentale, se non dovesse succedere prevedo un profilo adatto a metà classifica, per via delle squadre potenziate.

La Fiorentina sta cercando di fare di Federico Chiesa il punto cardine del progetto e della squadra.

Sta rinnovando il contratto, non so se inseriranno la clausola. Diciamola tutta, sono arrivati giocatori interessanti, in prospettiva, ma i giocatori forti, la linea centrale, cioè Tatarusanu, Gonzalo Rodriguez, Borja Valero, Vecino, Kalinic, Bernardeschi, sono tutti andati via. Metto anche Ilicic, giocatori forti. Sono arrivati giocatori di buona levatura, però sono anche arrivati giocatori normali. Bisogna capire cosa vorrà fare la società. Quando c’è una rifondazione bisogna aspettare. Il tempo ci dirà cosa vogliono fare. Chiesa, se continua così, potrà essere una plusvalenza interessante.

Per intenderci: Chiesa può essere un Bernardeschi-bis, per come si sono evolute le cose?

Anche di più, come cifre, se continua così. Se arriva in Nazionale e gioca sì. Questo è un ragazzo che non ha limiti, perché ha l’umiltà e l’ambizione. L’umiltà è fondamentale per i giovani, ma ha una fame, una forza e una determinazione straordinarie, oltre alle sue qualità tecnico-tattiche. Può arrivare ad una valutazione superiore a quella di Bernardeschi, viste anche quelle a livello internazionale, che sono fuori da ogni logica. Se Chiesa gioca come l’anno scorso e arriva in Nazionale può arrivare anche a 50-70. Guardando all’estero, Sterling 67 milioni due anni fa, De Bruyne 73 milioni e mezzo, sono tanti.

Al momento l’ossatura principale della Fiorentina è venuta meno. Come si può intervenire sul mercato a gennaio?

Ci sono giocatori presi per giocare titolari, Victor Hugo centrale e Bruno Gaspar a destra, poi è arrivato anche Pezzella. Una spesa di Hugo non so come potrà essere ammortizzata. Laurini ha preso il posto di Gaspar, più offensivo, mentre Pioli cerca equilibrio. In mezzo al campo è arrivato Veretout, buono, in prospettiva. Non credo sia a livello di Borja o di Vecino, però, può fare bene. Sanchez lo conoscono tutti, Benassi sta giocando fuori ruolo, dipende anche da Pioli come vuole procedere. E’ arrivato Saponara ma non sta bene e non si è ancora inserito. Eysseric è un giocatore interessante, ma sono tutti giocatori in divenire. Per aumentare il tasso tecnico servirà un giocatore da 20 milioni, ma ha la Fiorentina la volontà di spendere questi soldi? E’ tutto lì, è capire questo, o se continuare a far crescere i giocatori a disposizione. E’ tutto in prospettiva, anche Gil Dias è arrivato in prestito con diritto di riscatto a 20 milioni, ma tra due anni. E’ tutto in divenire. La Fiorentina è in costruzione, un punto interrogativo. In attacco è arrivato Simeone, con Babacar che ha dimostrato anche con l’Atalanta di gestire con difficoltà il suo ruolo di panchinaro. Anche Simeone, giocatore pagato una cifra importante, se viene valorizzato può segnare, ma anche qui è un discorso in divenire. Altrimenti, per migliorarla in maniera importante servono 20-30 milioni.

Suggeriresti un giocatore in particolare?

Loro volevano prendere Politano, a me piaceva. Il Sassuolo però gli ha riconfermato il contratto fino al 2022. E’ un profilo interessante per il 4-2-3-1 di Pioli. Per il resto, altri giocatori vengono pagati tanto. Le cifre incassate dalla Fiorentina sono state reinvestite prendendo tanti giocatori di prospettiva. E’ una politica che può rendere, ma non può formare una squadra in grado di giocarsi l’Europa.

Andiamo sul campionato: chi ti ha più impressionato tra Napoli e Juventus?

Il Napoli si è avvicinato ancora di più alla Juventus. Sembrano loro i bianconeri, viste le partite con Atalanta, Bologna e SPAL, vinte soffrendo e non giocando come lo scorso anno. Il Napoli ha vinto molte partite “sporche”, come quelle della Juventus. Sono le due squadre più forti, le altre sono ancora più indietro, nonostante l’Inter sia lì e stia migliorando. Il Napoli mi ha impressionato con il cambio di mentalità, anche per questo patto fatto tra i giocatori: Reina è rimasto nonostante le sirene economiche del Paris Saint Germain. Questo è un segnale importante, lui è importante in campo e nello spogliatoio, tutti sono rimasti. Sono arrivati pochi giocatori, Inglese arriverà a gennaio, sono stati presi Ounas, Rui, ma la squadra è la stessa, ma potenziata a centrocampo lo scorso anno. Sono tre anni che giocano gli stessi, e sempre ad alto livello estetico, ma è il momento di raccogliere. La Juventus difficilmente mollerà. Mi ha sorpreso dopo Barcellona: è rientrata con quella cattiveria giusta. Alla fine, se la giocheranno loro due, l’Inter sta crescendo, la Roma ha dissipato i dubbi e può inserirsi più dei nerazzurri.

L’Inter può lottare per lo scudetto?

Può lottare, ma deve crescere molto. Ha trovato una solidità difensiva fondamentale per vincere. Spalletti lavora da due mesi, tra tre/quattro vedremo la vera squadra. E’ ancora un gradino inferiore a Napoli e Juventus, un’idea condivisa da tutti, anche dallo stesso tecnico. I mesi decisivi saranno marzo e aprile, quando ci saranno anche Champions League e Coppa Italia. Arriverà qualcun altro in attacco al Napoli, anche se il tridente è inamovibile, e la Juventus con Matuidi ha risolto i problemi a centrocampo nonostante i problemi di Marchisio e Khedira. E se rientra Higuain è sempre una squadra forte. Si, ha perso Bonucci, ma si è riassestata. Howedes non è pronto ma è un giocatore importante, esperto duttile. L’Inter e la Roma possono contrastare, il Milan è un gradino sotto, non per i risultati ma per l’atteggiamento mostrato.

Dopo tutto quanto accaduto nella finestra di mercato, ti aspettavi queste difficoltà iniziali del Milan, soprattutto in trasferta?

E’ proprio in trasferta che si crea la mentalità vincente. Deve ovviamente crescere, è normale, sono cambiati tanti giocatori, anche se bravi. Ora è stato allontanato anche il preparatore, e questo è un deterrente, potrebbe essere un problema, se non arginato nel modo giusto. Le altre partite sono state vinte, ma con squadre inferiori. Lazio e Sampdoria, che magari può sembrare da metà classifica, ma Giampaolo li fa giocare bene, sono un gruppo amalgamato, e sono arrivati Zapata e Ramirez, che può rivitalizzarsi. Credo che il Milan debba rivedere molto. Non è crisi, ma sono due sconfitte pesanti, non tanto a Roma con la Lazio, ma soprattutto a Genova, a livello di atteggiamento di squadra, che è mancato. Non può rischiare di non arrivare quarta per gli investimenti fatti, sarebbe un grosso fallimento.

Roma, Milan, Inter e Lazio si giocano due posti in Champions.

Attualmente vedo avanti Roma e Inter. Come scaletta, i giallorossi terzi e Inter quarta. La difesa non prende gol, la difesa è buona, i giocatori stanno crescendo e recependo le direttive di Di Francesco. Sono un gradino sopra i nerazzurri, ma non hanno le coppe. L’Europa League può togliere energie, ma l’organico del Milan può lottare per la Champions, ma ci deve essere una svolta dopo la pesante sconfitta di Genova.

Credi che il Milan abbia le potenzialità per vincere l’Europa League?

L’organico è importante, perché hanno fatto veramente grandi sforzi, sia economici che tecnici. Dovranno trovare i giusti meccanismi, la giusta quadratura, trovare la condizione e crescere mentalmente e fisicamente, però può competere se ritorna il Milan delle partite sulla carta facili, ma deve esserci quella cattiveria e quel lavoro di squadra, cosa vista solo per 20 minuti con la Lazio, ma mai a Genova. Deve ritrovare compattezza, forza e anche scelte delineate in virtù dell’attacco e del centrocampo, con un modulo che può ovviamente variare, ma serve una fisionomia.

Riesci ad individuare un punto limite entro il quale può arrivare l’Atalanta?

E’ una mina vagante, a me piace tanto l’ambiente e la società, che ha comprato lo stadio, lo ristrutturerà, e ha un allenatore con un profilo ideale. In campionato avrebbe potuto avere qualche punto in più, con la Roma ha perso ma meritando il pareggio. Può dire la sua in Europa League, ma bisognerà capire se l’organico è pronto, perché le partite del giovedì ti tolgono energie, ma è un ambiente con entusiasmo e la capacità di essere determinati, tonici a livello fisico, preparati benissimo e con giocatori di qualità che stanno crescendo. Può succedere di tutto. Ora non posso dire se arriverà in semifinale, ai quarto o agli ottavi, ma il turno lo può passare, perché battere l’Everton in quel modo nel primo tempo sotto il profilo del gioco, della qualità dell’intensità non è roba da poco. Almeno il turno lo deve passare.

Tornando al Verona, credi che potrà salvarsi con un buon anticipo o lotterà fino alla fine?

Vedendola in queste partite, prevedo un campionato di sofferenza, anche la proprietà lo sa. Può arrivare una salvezza, se non all’ultima come per il Crotone, comunque molto sofferta. Così pure il Benevento, o il Crotone stesso, ma tutte hanno la capacità di capire che campionato dovranno fare. Il Verona deve incanalarsi in questo. L’organico andrà migliorato, perché in difesa e in porta ci sono difficoltà, e si sa che per vincere lo Scudetto, andare in Europa o salvarsi, la difesa è fondamentale. I risultati parlano chiaro in maniera negativa. Fare fuori Pazzini, però, non è stata una scelta intelligente.

Cosa pensi che sia successo tra il Verona e Cassano?

Antonio Cassano si era proposto qualche mese prima, alla società e ai tifosi, per dare forza ed entusiasmo all’ambiente. Poi dopo cinque giorni si è reso conto di non trovarsi fisicamente. A livello mediatico non è stata una bella mossa, però è successo, anzi meglio ora che a dicembre, gennaio, creando situazioni peggiori. Come approccio e visibilità non è stato il massimo. Forse smetterà di giocare, era un po’ nell’aria. Peccato, perché quando ha detto che non è scattata la scintilla, essendo stato 7 anni a Verona, posso dire che avrebbe potuto aspettare, la scintilla sarebbe scattata. L’ambiente è sereno, ma bisogna accettare la sua scelta.

Un’opinione sul Var in queste prime giornate.

Un inizio molto intenso, ma sono positivo per questo, perché migliora l’operato dell’arbitro. Prima la goal technology, adesso il Var. E’ chiaro che ci saranno gli errori, poi va usato con intelligenza, senza stravolgere tutto, ma analizzando solo gli episodi previsti dal protocollo. A Firenze c’è stato qualche errore, e da lì bisognerebbe ripartire. Nonostante la tecnologia c’è l’errore umano, che bisogna aspettare. Ma bisogna continuare, io sono positivo in questo.

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