Il mondo del calcio è pieno di ex che fanno gli allenatori, i dirigenti, i procuratori o i commentatori. Ci sono però svariati casi anche di atleti di alto livello che hanno detto addio al calcio dopo avere appeso i proverbiali scarpini al chiodo. Ecco allora una antologia di storie di ex campioni che hanno lasciato completamente il calcio
Da Weah ad Asprilla: gli ex campioni che hanno chiuso col calcio
Non deve essere facile lasciare il mondo che ti ha dato successo, celebrità e soldi. Eppure sono diversi i calciatori di alto livello che, una volta smesso di giocare, hanno completamente chiuso con il mondo del pallone. Abbiamo scelto 5 esempi eclatanti, di campioni o comunque calciatori di alto livello, che hanno lasciato il calcio.
Weah e Kaladze, ma non solo: quando la politica chiama
George Weah era un attaccante straordinario, decisivo come pochi, primo e ad oggi unico africano capace di vincere il Pallone d’Oro. In Italia lo ammirammo con il Milan, ma non va dimenticato quello che era riuscito a combinare nel PSG. Oggi siamo abituati a vedere la squadra parigina come una superpotenza grazie agli investimenti della proprietà qatariota, abituata a primeggiare nei pronostici sul calcio in qualsiasi competizione. Eppure, prima della finale dello scorso anno il miglior risultato in Champions League era una semifinale nel 1994-95, trascinata proprio da George Weah, che di lì a poco si sarebbe trasferito a Milano.
Di Kakha Kaladze invece si ricorda la grande duttilità che lo portò a ricoprire diversi ruoli, in difesa ma all’occorrenza anche a centrocampo. Lo si ricorda anche per la tragica circostanza del sequestro del fratello Levan, ritrovato poi morto alcuni anni dopo sempre in Georgia. Una tragedia che ha segnato profondamente Kaladze e forse è alla base della sua scelta di darsi alla politica attiva nel suo paese, dopo avere smesso con il calcio.
George Weah e Kakha Kaladze, ex milanisti uniti da un destino da uomini politici. Ma gli ex rossoneri non sono casi isolati, anzi forse il primo calciatore famoso a lanciarsi in politica è stato proprio un altro illustre rossonero: Gianni Rivera. Appesi gli scarpini al chiodo, l’ex golden boy ha iniziato una carriera politica nelle file della Democrazia Cristiana prima e nel Partito Popolare/Margherita poi, ricoprendo più volte la carica di deputato.
Un altro ex calciatore che ha tentato l’avventura in politica è Hakan Sukur, attaccante che ha militato. tra le altre, nell’Inter e nel Parma. La sua però non è un’avventura a lieto fine: eletto deputato nel partito del premier Erdogan, è poi finito sotto accusa al tempo del fallito golpe ai danni dello stesso presidente, venendo poi costretto a lasciare la Turchia. Oggi vive negli USA e su di lui pende sempre l’accusa di terrorismo, da parte del governo turco.
Brolin e il bello del gioco, dal poker all’ippica
Da calciatore Tomas Brolin era stato protagonista della prima ascesa nel grande calcio del Parma, passato dall’essere irriverente matricola a una delle favorite per lo scudetto nelle quote della Serie A, quindi vincitrice anche di trofei europei come Coppa UEFA e Coppa delle Coppe. Ritiratosi a soli 29 anni per problemi fisici, non ha mai sgomitato come altri per rimanere nel mondo del calcio con qualche altro ruolo, preferendo ritornare nella sua Svezia. Da allora ha inseguito, con alterne fortune, alcune sue passioni. Prima si era lanciato nella ristorazione, con “Undici“, un ristorante a Stoccolma che portava come nome il suo numero di maglia, al Parma e in nazionale svedese. Terminata questa parentesi è diventato per alcuni anni giocatore di poker professionista. Quindi arrivò la decisione di aprire un suo sito dedicato alle scommesse sportive, in particolare quelle ippiche sul trotto.
Stendardo, io sono la legge
Non è frequentissimo incontrare calciatori di alto livello che riescano a laurearsi durante il loro percorso da professionisti del pallone. Eppure sono in diversi che ce la fanno, da Giorgio Chiellini a Robert Lewandowski, per fare due nomi celebri in Italia e all’estero. Tra i laureati c’è chi ha scelto la facoltà di legge, come Fabio Pecchia, oggi allenatore ma appunto con una abilitazione da avvocato messa in naftalina e pronta all’uso. Un percorso che invece ha seguito in tutto e per tutto Guglielmo Stendardo, difensore roccioso che ha lambito il calcio di altissimo livello. Fu protagonista nella Lazio 2006-07 che riuscì a tornare protagonista in campionato e nelle quote delle scommesse sul calcio, chiudendo al terzo posto. Era l’anno del post-calciopoli, e proprio alla Juventus è legata un’altra sliding door della sua carriera. Stendardo transitò per un’annata, in prestito dalla Lazio, alla Juve appena risalita dalla Serie B. Poi non si trovò l’accordo economico e dunque lui proseguì altrove la carriera, mentre nel frattempo si laureava in giurisprudenza.
Una volta smesso di giocare, è arrivata per lui l’abilitazione da avvocato e in seguito anche una cattedra universitaria. Oggi esercita la professione e insegna diritto sportivo alla LUISS. Un percorso simile potrebbe farlo anche un altro difensore attualmente in attività come Angelo Ogbonna. L’ex Juve, oggi al West Ham, ha già in tasca una laurea in legge da usare nel prossimo futuro.
Ex campioni che hanno lasciato il calcio: gli imprenditori
Nel calcio di alto livello si guadagnano molti soldi. La carriera è relativamente breve, quindi i calciatori hanno modo di organizzare la loro vita professionale futura potendo contare su buoni capitali da investire, a meno di avere nel frattempo scialacquato i guadagni o averli investiti in attività fallimentari. La storia di George Best in questo senso è l’esempio più celebre, ma anche in Italia ci sono stati diversi casi come quello di Fabio Macellari, soverchiato da una vita di eccessi e da alcool e droghe, che ha ricominciato da zero e oggi fa il falegname.
C’è chi invece riesce a mettere da parte i propri guadagni e si tuffa nel mondo dell’imprenditoria. Non sempre chi è stato ottimo calciatore riesce a essere anche un buon imprenditore, ma è bello raccontare di chi ce l’ha fatta. Uno di questi è Dario Simic, ex difensore di Inter, Milan e Croazia che oggi produce “boccioni”, ovvero quei grossi contenitori usati negli uffici nei distributori di acqua potabile.
I “condones” di Tino
Un ambito molto più “hot” lo ha invece scelto Faustino Asprilla, e non poteva essere altrimenti. L’attaccante colombiano era già chiacchierato, ai tempi del Parma, come protagonista indiscusso della vita notturna e le sue doti amatorie erano divenute una sorta di leggenda. Che ciò fosse corrispondente al vero o non importa: ciò che conta è che Tino è stato molto intelligente nel monetizzare questa cosa nel suo futuro da imprenditore. Tornato in Colombia, ha lanciato una azienda di profilattici col proprio nome, per l’appunto “Condones Tino”.
A tal proposito, nello scorso aprile Asprilla tornò a far parlare di sé con una trovata promozionale molto intelligente. Era il periodo in cui era scoppiata la prima ondata di pandemia globale, quindi l’ex nazionale colombiano aveva deciso di smaltire le rimanenze. “Mi restano in magazzino 3.580.000 preservativi fino a quando non potremo riaprire la fabbrica e per aiutare la popolazione ne regalerò uno per ogni acquisto di una scatola da tre”, aveva detto.