C’era una volta la pareggite, o forse c’è ancora. Siamo nel corso del 25° campionato da quando sono stati instaurati i 3 punti a vittoria. Una riforma, quella partita nella Serie A 1994-95, che tra i suoi obiettivi principali aveva quello di diminuire il numero dei pareggi. Se si guarda nella sostanza il provvedimento è servito eccome, ma è pur vero che un punticino a volte non è da buttare, se l’alternativa è zero. Tuttavia è lecito chiedersi: quanto spostano i pareggi nell’assegnazione di campionati e altri obiettivi stagionali?
Le X: quanto spostano e chi sono gli allenatori più “pareggisti”
Abbiamo provato a togliere i punti derivanti dai pareggi nelle ultime 10 stagioni dei principali campionati nazionali europei, per vedere come sarebbero cambiate le classifiche. I campionati avrebbero avuto quasi sempre gli stessi vincitori (ad esclusione della Premier League 1997/98), mentre le cose sarebbero cambiate non poco per quanto riguarda qualificazioni alle coppe e lotta per non retrocedere.
In questa infografica troverete inoltre un paio di interessanti statistiche sulle tendenze dei vari allenatori, per capire chi è tendenzialmente più conservativo e chi invece tende a non accontentarsi.
L’Inter e una Champions in più
L’Inghilterra è storicamente un paese abbastanza allergico ai pareggi. Non a caso fu il primo paese ad adottare i 3 punti per vittoria, già nel 1981. Considerando le ultime 150 partite dei vari campionati, Serie A e Liga sono quelle con la maggior percentuale di partite terminate in pareggio, con circa un terzo del totale (32.89 Serie A, 32% Liga). Segue la Francia (30.9), mentre i campionati di gran lunga meno “pareggiosi” sono Bundesliga (23.3) e soprattutto Premier League (18.7).
Non sorprende il record del Tottenham Hotspur, che non pareggia in campionato da ben 27 partite (tutta l’attuale Premier League e le ultime 4 della scorsa stagione). In Italia il record di più partite senza pareggi spetta alla Juventus, che tra il 2015/16 e il 2016/17 mise insieme ben 38 partite senza una X (33 vittorie, 5 sconfitte).
Senza pareggi l’Inter non avrebbe soffiato la qualificazione in Champions League alla Lazio, come è accaduto nello scontro diretto dello scorso campionato. Anche il Crotone recrimina, perché se non si contassero le X in Serie B sarebbe andata la SPAL, e non i calabresi.
Allenatori: chi sono i più spregiudicati….
Se quella delle classifiche senza pareggi è una curiosità un po’ fine a se stessa, la statistica sugli allenatori invece dice qualcosa in più. Certo ci sono casi come quello di Filippo Inzaghi, che sembra diventato il più spregiudicato degli allenatori. Tuttavia non bisogna dimenticare che la statistica prende in esame le ultime 3 stagioni, comprese le due trascorse dall’ex Superpippo al Venezia. Quindi, considerando questa statistica solo i massimi campionati, per Inzaghi il dato riguarda solo il girone d’andata di questo campionato. Dunque sì, nonostante il materiale a disposizione sia quello che è, certo il maggiore dei fratelli Inzaghi ha cercato di fare il massimo per trovare i tre punti con il suo Bologna, pur riuscendoci raramente.
Una marcata attitudine offensiva nella gestione dei cambi è manifestata anche dall’altro Inzaghi: Simone! Il tecnico della Lazio tende infatti a insistere con i cambi d’attacco: la metà di questi avviene quando la squadra è in vantaggio.
…e chi i più conservativi!
Qualcuno si sorprenderà, ma la palma di allenatore più “prudente” spetta a Luciano Spalletti. Il tecnico, alla sua seconda stagione all’Inter dopo il momentaneo ritorno a Roma, mostra una marcata tendenza ai cambi difensivi. Ben il 41,4% dei cambi che ha effettuato in queste ultime tre stagioni (tra Roma e Inter), hanno visto giocatori più difensivi subentrare ad altri più offensivi. Ovviamente uno studio del genere può considerare i ruoli teorici dei calciatori. Infatti circa la metà dei cambi dell’allenatore toscano sono “neutri”, mentre nell’8,6% dei casi esce un difensore per un centrocampista o attaccante o un centrocampista per un attaccante.
Tra i più prudenti figura anche un esperto navigatore come Carlo Ancelotti. L’attuale tecnico del Napoli è quello con la maggior percentuale di cambi difensivi mentre la sua squadra è in vantaggio. Anche qui non bisogna dimenticare che la statistica prende in esame le ultime 3 stagioni: in una di queste Carlo è rimasto inattivo, nell’altra era al Bayern Monaco.
Che chirurgico, Max!
Impressiona infine la precisione di Max Allegri: il 23,1% dei suoi cambi è difensivo, il 23,1% offensivo, mentre nel rimanente 53,8% dei casi la sostituzione è più o meno tra pari ruolo. Spesso lo si accusa di una gestione un po’ conservativa, ma non sembrano i suoi cambi i responsabili dell’unico grande difetto riconosciuto per la sua Juve: non chiudere le partite.
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