Tour De France 2019: favoriti e possibili sorprese di una edizione incertissima
Tour De France 2019: favoriti e possibili sorprese di una edizione incertissima

Tour De France 2019: favoriti e possibili sorprese di una edizione incertissima

Quasi tutto pronto per la centoseiesima edizione della Grande Boucle. Il Tour De France 2019 sarà ancora una volta uno degli eventi centrali dell’estate sportiva e uno dei più importanti dell’anno. Dopo i ritiri annunciati di Froome e Dumoulin, il Tour si presenta più incerto che mai. Verrà interrotto il dominio britannico, che ha portato a casa le ultime 4 edizioni e 6 delle ultime 7?

Tour De France 2019: il percorso

Ventuno tappe, due cronometro, sette tapponi di montagna, cinque arrivi in salita. In estrema sintesi il Tour De France 2019 è questo, con vette che hanno fatto la storia del ciclismo come il leggendario Tourmalet, da scalare durante la 14esima tappa. Proprio la collocazione di una cima di questa difficoltà a una certa distanza dalla conclusione rende l’idea di quanto l’imminente edizione strizzi abbastanza l’occhio agli scalatori, più che a passisti e cronomen. Non mancheranno certo le tappe per velocisti, quelle miste e quelle con salite medie, pronte a venire prese d’assalto dagli avventurieri del giorno per le fughe.

Qui tutte le tappe nel dettaglio:

Tour De France 2019, favoriti e quote

Da Sky a Ineos, la musica cambia?

La prima menzione spetta al campione in carica, ovvero al britannico Geraint Thomas (quota 3.25) che è migrato alla neonata Ineos insieme a tutto l’ex team Sky, autentico dominatore delle ultime stagioni. La Ineos sarà sì orfana di Froome, ma potrà schierare almeno due pretendenti alla vittoria come lo stesso Thomas e il colombiano Egan Bernal (3.50). I due sono stati annunciati come “capitani alla pari”, un’usanza che sta diventando sempre più diffusa tra le squadre top. Se prima si privilegiava quasi sempre affidarsi a un solo capitano, oggi si preferisce coltivare un “piano b” in casa fin dal principio. In questo senso il pericolo di concorrenza interna è da ritenersi sostenibile, se si guarda a cosa è successo al Giro d’Italia con la Movistar di Carapaz e Landa (26.00). Fino al penultimo giorno il basco aveva il compito di proteggere il compagno, inaspettatamente in maglia rosa, ma con licenza di approfittare in prima persona di eventuali situazioni particolari.

Nibali, Quintana: le speranze degli scalatori puri

Un’altra lezione che tornerà utile dal Giro è l’importanza di squadre robuste alle spalle, elemento che risulterà ancora più decisivo in un Tour così “montagnoso”. Ad esempio Nibali (26.00) si è tenuto a galla anche grazie alle enormi prestazioni dei suoi compagni Caruso e Pozzovivo. Il messinese ha dichiarato di non avere alcuna aspettativa per questo Tour, ma frasi come queste possono tranquillamente venire annoverate nella categoria “pre-tattica”. Difficile pensare che lo Squalo accetti di fare la comparsa, in una edizione che non sembra avere nessun dominatore annunciato.

Viste le caratteristiche di questo Tour impossibile non pensare a Nairo Quintana (19.00). Il colombiano è la carta della Movistar, insieme al già citato Landa, e cercherà di vincere finalmente la Grande Boucle dopo anni di inseguimento e due secondi posti.

Fuglsang e Porte, vecchi leoni pronti alla zampata

L’uomo “nuovo” di questo Tour potrebbe essere Jakob Fuglsang (6.25). “Nuovo” rigorosamente tra virgolette, visto che il danese è professionista di lungo corso ma, a 34 anni, è nella migliore stagione della carriera. Ha vinto (per la seconda volta) la Liegi-Bastogne-Liegi, recentemente ha trionfato nel Giro del Delfinato ed è una carta importante per una squadra storicamente forte al Tour, come l’Astana. Il suo miglior piazzamento al Tour De France è un 7° posto ottenuto nel 2013, ma mai prima d’ora si era presentato con queste chance di vittoria.

Attenzione poi all’australiano Richie Porte (17.00), punta di diamante della Trek-Segafredo e decisamente in credito con la fortuna al Tour De France. Sia nel 2017 che nel 2018 Porte si dovette ritirare sempre alla nona tappa, e sempre a causa di cadute. Stavolta, salute permettendo, trova un percorso che si adatta benissimo alle sue caratteristiche e, a 34 anni, potrebbe essere una delle sue ultime chance di vincere la Grande Boucle. A dargli una robusta mano ci saranno corridori validissimi in salita come Bauke Mollema e il nostro Giulio Ciccone.

Profeti in patria?

Infine, è impossibile lasciar fuori i due principali candidati francesi: Thibaut Pinot (19.00) e Romain Bardet (26.00). Entrambi puntano su un percorso gradito agli scalatori, e conoscono bene praticamente tutte le cime che vengono affrontate, ma Bardet ha una tradizione migliore nella Grand Boucle, con un 2° nel 2016, un 3° nel 2017 e un 6° nel 2018.

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