Lo Scudetto 2020/2021 è soltanto l’ultimo successo che merita di essere inserito tra le grandi vittorie dell’Inter, tornata finalmente a vincere la Serie A dopo 11 anni di astinenza. Quello targato Antonio Conte è stato un vero e proprio trionfo, arrivato a interrompere l’egemonia degli odiati rivali della Juventus dopo un ciclo durato ben 9 anni e cominciato proprio grazie al tecnico leccese.
Si tratta del 40° trofeo conquistato dall’Inter, che nella sua storia ha saputo scrivere pagine indimenticabili a livello italiano e internazionale e che adesso guarda al futuro con rinnovato ottimismo, pronta a riprendersi il posto che merita nella storia.
Le grandi vittorie dell’Inter, dallo Scudetto del 1910 a quello di Conte
Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo.
Leggenda vuole che siano queste le parole con cui Giorgio Muggiani, pittore e principale fondatore del club, battezzi l’Inter nel momento in cui questa vede la luce come Foot-Ball Club Internazionale. Sono le ore 23,30 del 9 marzo 1908 e 44 soci dissidenti del Milan si sono riuniti al ristorante L’Orologio di Piazza del Duomo per fondare una nuova squadra cittadina, pronta a contrastare il club rossonero che ha aderito alla politica nazionalista della FIGC che vieta alle squadre italiane di avvalersi dei calciatori stranieri.
Carichi di entusiasmo e convinti della bontà della loro scelta, i soci si augurano certo un futuro di vittorie per l’Inter. Non possono comunque immaginare che un secolo più tardi il calcio sarà lo sport più giocato e seguito al mondo e che il loro club, nato per abbracciare idealmente individui di ogni latitudine, sarà uno dei più noti e vincenti di sempre.
La storia delle grandi vittorie dell’Inter inizia praticamente da subito e continua attraversando le varie epoche del nostro calcio. La Beneamata è la 3ª squadra più titolata d’Italia con 40 trofei conquistati, e molti di questi sono degni di essere ricordati, vere e proprie imprese destinate a restare per sempre negli annali.
Una storia che comincia nel lontano 1910, con il 1° Scudetto e un calcio che in Italia è ancora agli albori, e per adesso si conclude con il campionato vinto quest’anno, arrivato dopo una serie di prove di forza che già al termine del girone di ritorno aveva reso le scommesse sulla Serie A riguardanti i nerazzurri sempre più scontate. Ecco quali sono state per noi le più significative vittorie dell’Inter.
Il 1° Scudetto
La storia dell’Inter si rivela subito un successo: nel campionato 1909/1910, il secondo disputato dai nerazzurri, la squadra creata praticamente ex novo e composta quasi in egual misura da calciatori italiani e svizzeri viene affidata a uno degli unici due reduci dell’anno precedente, il 19enne Virgilio Fossati. Capitano e allenatore, dato che ai tempi è chi porta la fascia al braccio a prendere le decisioni di carattere tecnico e tattico, il primo grande idolo della Beneamata trascina i compagni a una grande rimonta dopo un avvio stentato riuscendo ad agganciare all’ultimo tuffo la fortissima Pro Vercelli campione d’Italia in carica da due stagioni.
È necessario quindi uno spareggio, ma tra le date disponibili i vercellesi rifiutano le due più vicine giustificandosi con alcuni impegni presi dai giocatori per tornei studenteschi e militari. Il Consiglio Federale però accoglie il ricorso dell’Inter, che per l’ultima ha già preso impegni, e c’è inoltre il sospetto che la Pro Vercelli voglia soltanto prendere tempo per recuperare alcuni infortunati, confermato poi dall’assenza dei giocatori nei tornei citati.
Si giocherà così a Vercelli il 24 aprile, una scelta che indispettisce la Pro che per protesta schiera una squadra composta da ragazzini dagli 11 ai 15 anni. Questi provocano gli avversari ancora prima che la partita inizi e poi per tutta la gara, insieme a un pubblico ostile di cui fanno parte anche i giocatori campioni d’Italia in carica. È uno spettacolo deplorevole, un insulto alla sportività secondo i cronisti presenti: l’Inter vince 10-3, con i giocatori che restano impassibili davanti a ogni tipo di provocazione. È comunque una vittoria meritata, per una squadra di campioni che ha semplicemente seguito le regole, e l’inizio di una grande storia.
L’epopea di Giuseppe Meazza
Quando Arpad Weisz comunicò alla squadra, su insistenza di Fulvio Bernardini, che il 17enne Giuseppe Meazza sarebbe sceso in campo come centravanti contro la US Milanese nella Coppa Volta, il capitano Leopoldo Conti scherzò sulla sua giovanissima età: “Adesso facciamo giocare anche i Balilla!”, affermò ridendo, senza immaginare che quel “balilla”, come all’epoca venivano chiamati i ragazzini, sarebbe diventato non solo un calciatore vero, ma per molti il più forte italiano di sempre. Definito dal cronista di quel debutto “una riservetta di qualità”, Meazza a suon di gol si prese subito un posto come titolare e non lo lasciò più.
Campione del mondo con l’Italia nel 1934 e nel 1938, capace in azzurro di adattarsi al ruolo di interno di centrocampo per lasciare spazio a bomber straordinari come Schiavio e Piola, “il Balilla” fu il primo vero idolo non solo dei tifosi nerazzurri ma di tutti gli appassionati di calcio, un campione assoluto, fine creatore di gioco e finalizzatore implacabile. Fu il primo a cui furono dedicate canzoni, il primo a reclamizzare prodotti. Fu, soprattutto, il simbolo dell’Inter negli anni ’30 del XX secolo, segnando 286 reti in 409 gare e trascinando la squadra alla conquista di 3 Scudetti e una Coppa Italia.
Erano gli anni in cui il calcio italiano accoglieva a tutti gli effetti il professionismo e in cui la Juventus, forte di questa delibera, aveva costruito una squadra straordinaria – quella del famoso “Quinquennio d’Oro” – capace di dominare la neonata Serie A. Le vittorie dell’Inter (e del Bologna) spezzano l’egemonia bianconera, una storia che si ripeterà anche in futuro e che darà il via alla rivalità nota come “il derby d’Italia”.
Le vittorie della Grande Inter del Mago
A partire dagli anni ’50, con la trasmissione in diretta tv delle partite e la nascita della Coppa dei Campioni, il calcio diventa sempre più un fenomeno globale e internazionale. Logico allora che l’Inter, dopo alcuni anni difficili, punti a tornare sul tetto d’Italia e a farsi un nome anche in Europa. Per inseguire questo scopo il presidente Angelo Moratti ingaggia l’istrionico allenatore argentino Helenio Herrera, soprannominato “il Mago” e reduce dai successi alla guida del Barcellona.
Dopo un inizio deludente, che porta il tecnico addirittura a rassegnare le dimissioni, l’Inter comincia un ciclo vincente nella stagione 1962/1963 vincendo l’8° Scudetto della sua storia a distanza di 9 anni dall’ultimo. Sono gli anni di Burgnich e Facchetti, di Picchi e Luis Suarez, di Corso, Sandro Mazzola – figlio del compianto capitano del Grande Torino Valentino – e di tanti altri campioni che contribuiscono a un numero incredibile di vittorie. Tra le vittorie della “Grande Inter” registriamo altri 2 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali, trofei che la trasformano in una delle squadre più vincenti di sempre in Italia e nel mondo.
Trapattoni e lo Scudetto dei record
Se Milan e Juventus sono giustamente considerate le due più grandi nemesi dell’Inter, era difficile nel 1986 pensare a un uomo meno adatto di Giovanni Trapattoni per riportare i nerazzurri alla vittoria. “Il Trap” era stato infatti una bandiera rossonera da giocatore e bianconera da allenatore, conquistando in entrambe le vesti tutti i trofei possibili ed entrando meritatamente nella storia come uno degli uomini di calcio più vincenti di sempre.
Forse è proprio per questo, però, che il presidente Ernesto Pellegrini lo vuole alla guida dell’Inter. La squadra, negli anni ’80 in cui la Serie A è diventata il campionato più bello, ricco e seguito al mondo, ha conquistato soltanto una Coppa Italia e deve assolutamente tornare a imporsi. Ci riuscirà, dopo due stagioni decisamente complicate, vincendo lo Scudetto 1988/1989, che passerà alla storia come “lo Scudetto dei record” nell’epoca dei due punti a vittoria.
Si tratta di una grandissima squadra, fortissima in difesa e letale in attacco – con Aldo Serena capocannoniere con 22 reti – e trascinata dai tedeschi Brehme e Matthaus. L’Inter vola in testa quasi da subito e non abbassa mai il ritmo, conquistando 58 punti sui 68 disponibili, vincendo 26 gare su 34 e perdendone appena 2 oltre a registrare il miglior attacco e la miglior difesa. È un successo indimenticabile, che porta nuovamente i nerazzurri tra le grandi d’Italia e segna un record che non verrà mai cancellato.
Lo Special One e un Triplete da leggenda
Nell’estate del 2006 il calcio italiano è sconvolto da Calciopoli, e con la Juventus costretta a ripartire dalla Serie B e il Milan in fase calante l’Inter torna a essere la forza dominante della Serie A. Per farlo allestisce una squadra che finalmente può avvicinarsi alla Grande squadra degli anni ’60 come desidera Massimo Moratti, figlio dell’allora presidente Angelo. Per completare il percorso manca però un successo internazionale, ed è con questo obiettivo che il club ingaggia José Mourinho, distintosi alla guida di Porto e Chelsea e autonominatosi “Special One”.
Il tecnico lusitano al suo primo anno delude in Europa, ma nel secondo pur partendo in modo non brillantissimo costruisce settimana dopo settimana una squadra quasi imbattibile, quadrata. Una squadra che si muove come un uomo solo e ha un unico obiettivo: vincere tutto. Il successo in campionato è quasi scontato con il passare delle giornate, quello in Coppa Italia arriva con una serie di vittorie di misura ai danni di Livorno, Juventus, Fiorentina e Roma. È quello in Champions League, però, a rendere unica e indimenticabile la stagione 2009/2010: un trionfo tanto bello quanto inaspettato, dato che inizio stagione gli esperti di scommesse sul calcio certo non inserivano la Beneamata tra le favorite.
Superata non senza patemi la fase a gironi, l’Inter esprime tutta la sua forza nella fase a eliminazione diretta superando uno dopo l’altro gli ostacoli rappresentati da Chelsea, CSKA Mosca e Barcellona fino ad arrivare alla finale di Madrid contro il Bayern Monaco: qui i nerazzurri non tremano, regolando i bavaresi con un netto 2-0 firmato da Diego Milito – arrivato in estate con Samuel Eto’o a sostituire Zlatan Ibrahimovic – e conquistando un Triplete mai vinto prima da un club italiano. Un’altra impresa scolpita nella secolare storia del calcio da parte dei nerazzurri.
I M Scudetto: la vittoria di Conte
Gli anni successivi al Triplete sono anni difficili per l’Inter, che si trova in notevoli difficoltà economiche e patisce il ritorno ad alto livello della Juventus. I bianconeri sono riemersi dopo alcune stagioni negative grazie alla grinta di Antonio Conte, già bandiera del club da giocatore e capace di riportare la Vecchia Signora alla vittoria di uno Scudetto che è l’inizio di un incredibile ciclo di 9 campionati vinti consecutivamente anche dai suoi successori Allegri e Sarri.
Nell’estate del 2018 il gruppo cinese Suning, che ha rilevato l’Inter, decide che è arrivato il momento di tornare a vincere e per farlo pensa proprio a Conte, che chiede e ottiene carta bianca nella costruzione della squadra. Nella sua prima stagione il tecnico leccese trascina i nerazzurri al 2° posto, a un punto dalla Juventus, un risultato che non può che stargli stretto dato che è arrivato con l’intenzione di scrivere la storia. Che è quello che avviene l’anno successivo.
All’inizio della stagione 2020/2021 gli esperti nel calcolo quote delle scommesse mettono l’Inter al 2° posto tra le favorite per lo Scudetto, ma il crollo inaspettato della Juventus apre un’autostrada che i nerazzurri percorrono senza mai alzare il piede dall’acceleratore. È una squadra fortissima fisicamente, determinata, spietata, che nel girone di ritorno mette la freccia, supera il Milan e non si ferma più. Il 19° Scudetto arriva a quattro giornate dalla fine e potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di successi per una squadra tornata al posto che le compete tra le grandi del calcio.