Sebbene ci siano parecchie similitudini fra Novak Djokovic e Roger Federer – il loro talento sconfinato, l’etica lavorativa e la straordinaria longevità come giocatori di vertice – il numero 1 e 3 del ranking Atp sono le due facce, molto diverse, dell’eccellenza del tennis nell’ultimo decennio
Federer è Superman: l’eroe convenzionale. Dice e fa sempre la cosa giusta, è un modello capace di sopportare le responsabilità che il suo ruolo richiede e sprigiona grazia in ogni movimento (addirittura spesso lo vediamo calcare le superfici di gioco vestito di rosso, proprio come il suo alter ego).
Djokovic è Batman: si è presentato sulla scena qualche anno dopo Superman e a volte fatica ad adeguarsi a quella che dovrebbe essere l’immagine ideale di un supereroe così come siamo stati abituati a immaginarla.
Spesso indossa outfit dai colori più facilmente abbinabili ai “cattivi” di turno e gli manca quella tendenza al candore e all’integrità tipica del collega con la “S” stampata sul petto. Di più, la sua determinazione a dover vincere ad ogni costo spesso flirta con quello che ormai ci piace tanto definire il “lato oscuro” (grazie Star Wars).
Ad ogni molto, pur mancandogli l’adorazione universale di cui gode Superman, riesce spesso ad avere la meglio sui suoi detrattori e avversari grazie a una combinazione di humor, passione e devozione al gioco, guadagnandosi il favore di tutti quelli sorpresi dalla bontà e quantità delle sue conquiste.
È praticamente una rarità quella di trovare due campioni nella stessa era così simili per talento, qualità e risultati ottenuti e nel contempo tanto diversi per mentalità e immagine. Questo li rende senza ombra di dubbio rivali perfetti, dando ancora più enfasi al paragona fra due giocatori di livello stellare.
In tante delle rivalità che hanno caratterizzato i decenni precedenti, c’è sempre stato un netto squilibrio da una parte o dall’altra, soprattutto per quanto riguardava il bilancio degli scontri diretti. John McEnroe batté Jimmy Connors 20 volte, col suo compatriota capace di ripagare il saldo solo 14 volte. Sampras godette della stessa supremazia su Agassi (non a caso quest’ultimo nella sua splendida autobiografia Open ne parla come di una vera e propria bestia nera), mentre lo stesso Federer in carriera si è dovuto inchinare per ben 23 volte a Rafa Nadal in 34 scontri.
Al contrario, Federer e Djokovic si sono incrociati per 45 volte con un parziale a un soffio dall’equilibrio assoluto: 23-22 per il serbo.
Di più: Nole e Roger hanno uno score di assoluta parità per quanto riguarda i 34 incontri disputati su cemento (17-17) e gli otto su terra rossa (4-4). A fare la differenza è l’erba, superficie principe di ogni tennista che si rispetti e con lo svizzero sotto di un punto nel parziale col serbo. Situazione quasi paradossale, se si pensa alla reputazione di Federer di essere il più grande in assoluto sul manto verde (grazie anche ai sette titoli conquistati a Wimbledon).
Il prossimo palcoscenico sul quale assisteremo al nuovo capitolo di questa stupenda rivalità sarà quello degli Australian Open, per il quale Djokovic parte favorito con una quota di 1,60/1 contro il 7,25/1 di Federer.
Nole ha una percentuale più bassa di Roger per quanto riguarda la percentuale di vittorie su tornei dello Slam giocati (23% contro 25%), ma ha vinto il 45% degli Australian Open a cui ha partecipato, quasi doppiando il 24% del 34enne svizzero.