Antonio Conte, uno che non va in
Antonio Conte, uno che non va in

Antonio Conte, uno che non va in “Blanco”: record, ingaggi, frasi e curiosità della sua carriera

Sembrava fatta, ma alla fine il Real Madrid ha preferito passare la mano. Nell’ultimo periodo Antonio Conte sembra un po’ come la Sora Camilla, quella che “tutti la vogliono ma nessuno se la piglia”. Dal Real alle milanesi il tecnico salentino è stato accostato a diversi top club, ma per adesso rimane alla finestra.

Nel mercato degli allenatori, però, Conte rimane uno dei 3-4 nomi che spostano di più a livello mondiale. Siamo allora andati a dare uno sguardo alle sue cifre da allenatore e alle curiosità del personaggio.

Un motivatore come pochi

Secondo quanto si apprende da indiscrezioni di stampa, sarebbero stati alcuni senatori – in primis Sergio Ramos – a mettere il veto sull’arrivo di Conte sulla panchina delle Merengues. Troppo autoritario, troppo “sergente di ferro”, si dice. Altri sostengono che il vero obiettivo di Florentino Perez sia Josè Mourinho. L’ex “special one” non si libererà però prima della prossima estate, quindi non era pensabile che il presidente del Madrid si mettesse in casa una presenza “pesante” come quella di Conte. Si spiegherebbe così l’arrivo di Solari come “traghettatore”.

La cosa curiosa è che le presunte accuse di Ramos e compagni sono vere, ma non sarebbero certo state un male per il Real Madrid: nella gestione dello spogliatoio Conte non è uno che si fa parlare dietro, è un sanguigno che a volte non collima con personalità forti. La sua storia alla Juventus insegna che Conte è maestro nel motivare ambienti importanti ma depressi, come erano i bianconeri reduci da due settimi posti consecutivi.

La sua perla? La nazionale

Oltre a questo pregio, Antonio Conte ne ha mostrato negli anni uno altrettanto importante: quello di “cavare il sangue dalle rape”. Si pensi a Euro 2016 e all’Italia, fuori contro i campioni mondiali in carica della Germania ai quarti di finale, ma solo ai rigori, e dopo avere impartito una vera lezione alla Spagna. Era l’Italia dei Giaccherini e dei Pellè, che mostrava già le crepe di un sistema in crisi profonda, nella capacità di allevare talenti. Infatti, una nazionale in gran parte simile non riuscirà, un anno e mezzo dopo, nemmeno a qualificarsi per il Mondiale di Russia.

Le coppe, il tallone d’Achille

Antonio Conte si è inoltre caratterizzato, finora, come un eccellente tecnico da campionato. Abilissimo nel gestire le risorse, nel tenere tutti sulla corda e – come già detto – estrarre il massimo possibile dai suoi uomini. Dove invece il tecnico di Lecce non ha finora convinto è in campo europeo. La fantastica Juve del 2013/14 è in questo senso emblematica. In campionato fioccano i record, con i famosi 102 punti. In Champions però esce già nella fase a gruppi, perdendo la gara decisiva a Istanbul contro il Galatasaray. La campagna europea finirà ingloriosamente con la semifinale persa contro il Benfica in Europa League. Nell’unica edizione disputata con il Chelsea Conte esce agli ottavi contro il Barcellona, pur con non poca sfortuna e qualche recriminazione arbitrale.

Ecco, sicuramente il campione preso in esame è un po’ troppo esiguo per bollare Antonio Conte come “inadatto” alla Champions League, ma nella testa dei tifosi risuona quella battuta sul “ristorante da 100€” fatta nell’ultimo anno juventino, alla guida di una squadra che aveva deluso le aspettative in Champions. La stessa squadra, più Morata ed Evra e con Allegri in panchina, che l’anno seguente centrò la finale poi persa contro il Barcellona…

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