Aftonbladet
Descritto come “immondizia di carta gialla” da un’altra icona svedese come il regista Ingmar Bergman, Zlatan ha vissuto un rapporto molto travagliato con il tabloid scandinavo durante la propria carriera.
Quando Zlatan venne coinvolto in una rissa in un nightclub nel 2002, Aftonbladet fu il primo a puntare i fari sulla storia e Ibra si convinse che il giornale avesse addirittura ingaggiato una donna affinché testimoniasse per screditarlo.
Il tabloid sollevò un ulteriore scandalo quando accusò il giocatore di anteporre la propria vita personale e coniugale alla “ragione di stato” in occasione di un’amichevole della Svezia nel 2003.
“Pensate fossi felice di ricevere un trattamento simile?” ha confessato Zlatan nella sua biografia Io, Ibra, “Ero furioso. Credevano fosse giusto tenere un atteggiamento simile nei miei confronti?”.
La testata non ci andò leggera nemmeno qualche anno più tardi, quando dopo un amichevole vinta per 5-0 dalla Svezia titolò “Vergogna Zlatan” a caratteri cubitali. La pietra dello scandalo? Aver levato a Kallstrom la possibilità di calciare un rigore nonostante fosse lui il tiratore designato. Ah, beh…
Automobili
“A Rosengård (dove Ibrahimovic è cresciuto, ndr), non speri di riuscire a comprarti un bell’appartamento o una casa sulla spiaggia. Quello che speri di avere sono le machine più veloci e lussuose. Se vuoi dimostrare di avercela fatta nella vita, è così che funziona”, ricorda Zlatan nella sua biografia.
Per Ibra tutto cominciò con una Toyota Celica presa a noleggio quando era ancora un adolescente di Malmoe. Probabilmente non poteva immaginare che nel giro di pochi anni gli sarebbe stata consegnata una Enzo Ferrari (399 esemplari prodotti in totale) come parte del contratto che lo avrebbe legato alla Juventus per due anni.
Backheel
In Inghilterra lo chiamano “backheel”, qui abbiamo imparato ad apprezzarlo come “Colpo dello Scorpione”, una delle giocate più spettacolari di Zlatan. Come dimenticare il gol che costò all’Italia il pareggio durante gli ultimi minuti della sfida con la Svezia a Euro 2004, o la rete a San Siro contro il Bologna durante la stagione 2008/09, l’ultima con l’Inter e coincisa con la vittoria del titolo di capocannoniere della Serie A?
Biciclette
Non di sole auto si vive, e infatti anche le più “modeste” biciclette hanno un ruolo importante nella storia di Ibra. Tutto iniziò dal furto della sua amata BMX ri-battezzata “Fido Dido” dallo stesso Zlatan.
“Da lì ho cominciato a rubare biciclette. Rompevo i lucchetti e me le portavo via. Ero abbastanza bravo devo dire: bang, bang, bang! Il lucchetto saltava e io me le portavo via. Ero il ‘ladro di biciclette’, forse è stata la prima cosa in assoluto in cui mi sono in qualche modo riconosciuto”.
Cosa se ne faceva Ibra delle bici rubate? Le usava per andare alle partite dell’MBI e del FBK Balkan, o per coprire i 30 minuti di pedalata che lo separavano dal campo del Malmoe, la sua prima vera squadra.
Capello
“Con Capello cambiai. La sua ruvidità mi colpì molto e mi ha aiutò a diventare meno ‘fumoso’ in campo e più concreto. Cominciai a voler vincere ad ogni costo e a guardare più al risultato che ai modi per ottenerlo”.
“Capello non solo mi aiutò a cambiare la mia mentalità rispetto a quella che avevo imparato ad avere ai tempi dell’Ajax, ma mi fece diventare quel tipo di giocatore e di uomo che arriva in un club e pretende che il campionato nazionale venga vinto subito, senza che possano esserci scusanti a riguardo”.
Avete appena letto due citazioni dello stesso Ibrahimovic che ci ricordano come non sia sempre stato lo spietato cannibale divoratore di campionati che abbiamo imparato a conoscere e quanto merito Fabio Capello abbia avuto in questo processo di crescita…
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Fabio Capello ha allenato la Juventus per due stagioni, dal 2004 al 2006, vincendo due scudetti poi revocati a causa dello scandalo Calciopoli
Champions League
In Io, Ibra Zlatan ammette che durante la sua seconda stagione all’Inter “la Champions è diventata una sorta di ossessione”.
Nonostante una serie incredibile di campionati nazionali, la casella della Champions League è rimasta sempre vuota per lo svedese, che in carriera non ha mai giocato neppure una finale.
Quando lasciò l’Inter per il Barcellona campione d’Europa in carica nell’estate 2009, il destino gli giocò il più classico degli scherzi: qualche mese più tardi le strade dei due club si sarebbero infatti incrociate in semifinale di Champions, coi nerazzurri capaci di eliminare i catalani e andare poi a vincere la coppa nella finale di Madrid contro il Bayern Monaco.
Dear dad…
“I ricordi che ho di mio padre? Lui con gli auricolari nelle orecchie, il frigo vuoto e le lattine di birra accanto… Ma mi ricordo anche di come trasportava il mio letto sulla schiena per chilometri ogni volta che dovevamo traslocare e come vegliò su di me quando finì in ospedale”.
Il padre di Zlatan, Sefik, è una figura che nei ricordi di Ibra assume caratteristiche quasi eroiche le poche volte in cui appare, squarciando il velo che da sempre divise il figlio da un padre piegato dall’alcol e dalle cicatrici mai guarite dopo l’addio al suo paese natale di Bijeljina, in Bosnia, a causa della guerra civile nei Balcani.
Disco d’oro
Non contento delle tonnellate d’oro che si è conquistato grazie alle innumerevoli medaglie di campione d’Olanda, Italia, Spagna e Francia, Zlatan si è portato a casa anche un disco d’oro per aver interpretato l’inno nazionale svedese “Du Gamla, Du Fria“, registrato in occasione di uno spot per la Volvo nel 2014.
La Svezia è in listino a 101/1 per la vittoria di Euro 2016.
Doping
Ibra e il suo compagno di nazionale Albin Ekdal sono stati accusati di doping da un ex allenatore svedese di atletica, Ulf Karlsson, durante una sua conferenza a Värmlands.
“Zlatan ha messo su 10 chili in sei mesi durante la sua permanenza alla Juventus. Penso si trattasse di doping, o almeno questo è quello che mi sembra”, ha detto Karlsson. “Ekdal ne mise su otto… Credo che alla Juve ci fosse una specie di prassi a riguardo”.
Ibra non è però mai stato trovato positivo a un controllo antidoping in tutta la sua carriera e il suo procutatore Mino Raiola ha definito “ridicole” le accuse lanciate da Karlsson.
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Ibra in allenamento con Ekdal durante un raduno della nazionale svedese
English effect
L’Inghilterra non ha mai dimostrato grande amore nei confronti di Ibrahimovic, nemmeno quando il resto del mondo ha cominciato a riferirsi a lui col soprannome di Ibracadabra.
“Io e i media e i tifosi inglesi non ci siamo mai veramente capiti. Dicono che sono una prima donna e il giocatore più sopravvalutato d’Europa”, ricordava Ibra ai tempi dell’eliminazione dell’Inter da parte del Liverpool durante gli ottavi di Champions del 2008.
Lo svedese ha rotto il muro di diffidenza nei suoi confronti grazie alla doppietta contro l’Arsenal nei quarti di finale di Champions del 2010 e soprattutto col poker nell’amichevole del novembre 2012 (ve lo ricordate il gol in rovesciata da 35 metri?). Da lì in avanti ha anche cominciato a segnare con più regolarità contro i club di Premier League in Europa, anche se la sua media gol contro le squadre inglesi è rimasta stranamente basse rispetto alle sue statistiche abituali.
Etnie diverse
Ibra ha offerto un’idea molto chiara di quali fossero i suoi sentimenti rispetto alle divisioni etniche della ex Iugoslavia ai tempi della Juventus, quando gli presentarono lo scontro con l’interista (e serbo) Mihajlovic come una sorta di rinnovamento della guerra dei Balcani, con la sottotraccia dell’accesa rivalità fra bianconeri e nerazzurri.
“Non me ne potrebbe fregare di meno di queste cazzate etniche. Seriamente, come potrebbe essere altrimenti? La mia famiglia è un casino: mio padre è bosniaco, mia madre croata e il mio fratellino ha un padre serbo”.
Fame
Nel febbraio del 2015 Ibra si tolse la maglia del PSG dopo una rete e svelò tatuati sul suo petto i nomi di 15 persone sparse per il mondo che soffrivano la fame e la denutrizione, un modo per sensibilizzare la raccolta fondi volta a combattere i problemi legati alla fame nel mondo. Una situazione che Zlatan ricorda molto bene, legata anni della sua infanzia.
“L’altro giorno mio figlio Vincent ha pianto perché non aveva ancora avuto la sua pasta, che in quel momento stava ancora cuocendo sul fuoco. Strillava perché non aveva il piatto pieno davanti a sé. In quel momento avrei voluto urlare: se solo sapessi quanto è bella la tua vita! Da piccolo avrei frugato in ogni angolo della casa per avere un singolo boccone di pasta o una polpetta”.
FBK Balkan
L’Ibra adolescente e testa calda cambiava squadra come solitamente si cambiano i calzini: Malmow BI, BK Flagg, FBK Balkan… Ma non ci sono dubbi su quale di queste squadre lo facesse sentire più a casa.
“All’Malmoe BI i padri svedesi ti guardavano e gridavano: Forza ragazzi! Ben fatto!”. Nel Balkan era più una cosa del tipo “Mi s**** tua madre a sangue! (testualmente, “I will fuck your mother up the ass”…, ndr)”. Erano gente di origini iugoslave, tutti mezzi folli. Fumavano come ciminiere e si prendevano a scarpate. E io pensavo: fantastico, è come stare a casa, questo posto è casa mia!”
Femminismo
Se le idee di Ibra sulle divisioni etniche dei Balcani sono state fin dai suoi primi giorni in Italia molto chiare, lo stesso si può dire anche della sua concezione del calcio femminile. E in questo caso non è la diplomazia a farla da padrona…
Nel 2013 sorse una polemica in seno alla federazione svedese per aver premiato il capocannoniere del campioanto Anders Svensson con un’automobile e non aver consegnato nessun riconoscimento alla miglior giocatrice del torneo femminile, Therese Sjögran. A tal proposito, Zlatan si espresse così:
“Meglio continuare su questa linea (premiare il solo Svensson, ndr), che paragonare i suoi risultati a quelli del calcio femminile. Quelle altre (le calciatrici, ndr) possono accontentarsi di una bici con sopra il mio autografo, e dire che siamo a posto”.
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Therese Sjögran, 213 presenze con la maglia della nazionale svedese femminile
Guardiola
Una figura controversa nella carriera di Ibra è quella di Guardiola, il suo allenatore nella stagione 2008/09, quando lo svedese arrivò al Barcellona come unico colpo di mercato della sessione estiva blaugrana.
Il tecnico catalano decise però fin da subito di incentrare il suo gioco su Lionel Messi, mettendo ai margini lo svedese, poco adatto al tiqui-taka espresso in quelle stagioni dal Barça.
“Mi sentivo da schifo, stavo seduto in spogliatoio con Guardiola che mi fissava come se fossi un problema, una specie di marziano piombato in quella squadra. Una cosa assurda. Era come avere di fronte un muro. Un vero e proprio muro di pietra. Non ho mai avuto da parte sua nessun cenno di calore umano. Più il tempo passava più non desideravo altro che allontanarmi da quella situazione.
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Ibra-Guardiola, storia di un amore mai nato
Hasse Borg
L’ex difensore svedese Hasse Borg era direttore sportivo al Malmoe quando gli capitò sotto gli occhi il talento di Ibrahimovic. Subito mise in allerta giornalisti e addetti ai lavori sulle potenzialità della nuova promessa.
In questo modo si guadagnò il rispetto del giovane Ibra che lo definì “un vero e proprio mentore, una sorta di secondo padre”. Rispetto e stima che sarebbero però andati in frantumi negli anni successivi, tanto che un recente incontro lo svedese avrebbe addirittura rifiutato di stringere la mano a Borg.
I motivi di tale attrito va fatto risalire al passaggio di Zlatan all’Ajax. Come racconta nella sua biografica, Ibra passò ai lancieri su consiglio insistito di Borg, ma con un ingaggio bassissimo (il più basso della rosa olandese in quella stagione), mentre il Malmoe ebbe delle agevolazioni fiscali per facilitare il suo trasferimento. Uno sgarbo che Ibrahimovic non ha mai potuto perdonare…
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Ibrahimovic e il suo ex mentore Hasse Borg ai tempi del Malmoe
Hot Dog
Un esempio dei primi tempi della capacità di Ibra di costruire una vera e propria mitologia attorno alla sua figura arriva da questo racconto di una sfida contro il difensore del Liverpool Stephane Henchoz, durante una gara di precampionato ai tempi dell’Ajax.
“Prima sono andato a sinistra e lui mi ha seguito. Poi a destra, e di nuovo mi ha seguito. Poi sono andato di nuovo a sinistra, e lui è andato comprarsi un hot dog”.
Idolo
Ora Ibra è un vero e proprio idolo delle masse, ma se gli si chiede dei suoi giorni da bambino e adolescente lo svedese non ha dubbi nell’indicare chi sia stato il giocatore che lo abbia ispirato di più.
“Ronaldo, senza dubbio. Non solo per le sue magie e i suoi gol decisivi nel Mondiale 2002. Ronaldo era un giocatore impareggiabile sotto ogni punto di vista. Era qualcuno che avrei voluto diventare. Un giocatore che sapeva fare la differenza”.
“Coi giocatori della nazionale svedese non c’era nemmeno da fare il paragone. Lì non c’erano superstar, nessuno di cui il mondo si prendesse la briga di parlare. Ronaldo era il mio eroe, studiavo le sue movenze e cercavo di imparare il più possibile da lui”.
Anni dopo Ibrahimovic incrociò il Fenomeno nel derby Inter-Milan nel girone di ritorno del campionato di Serie A 2006/07. Un incontro che non avrebbe dimenticato tanto facilmente.
“Ho cenato con il Re di Svezia a Barcellona, e ok, forse ho pensato cose del tipo: sto tenendo la forchetta nel modo giusto, gli sto dando del ‘tu’ quando dovrei chiamarlo ‘Vostra altezza’? Ma ad ogni modo mi sentivo abbastanza a mio agio, spontaneo”.
“Ma con Ronaldo fu tutta un’altra cosa. Quando ero all’Inter lui arrivò a metà della stagione 2006/07 e c’è questo video su YouTube in cui si vede che lo fisso poco prima del fischio di inizio, senza che riesca a staccare gli occhi da lui. Semplicemente non riuscivo a credere di essere sullo stesso terreno di gioco con lui”.
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L'incontro Ronaldo-Ibra a San Siro
José
“Potrei morire per uno così. O comunque ci andrei molto vicino”. Insieme a Capello, José Mourinho è una delle figure calcistiche più importanti per Zlatan, nonché uno di quelli che ha dimostrato di apprezzarlo di più nel corso della sua carriera.
I due si ritroveranno dalla prossima stagione a Manchester, con lo United che parta da una quota di 5,25 per la corsa alla Premier League.
Jugge
Slang svedese per descrivere una persona di origini slave.
Kick-ass
Essendo niente meno che cintura nera di Taekwondo, Zlatan ha una discreta capacità di mollare calci. I suoi compagni di squadra e i suoi avversari lo sanno fin troppo bene…
Listen/Don’t Listen
Una filosofia che è stata “la base del mio successo”, fondata sul fatto di capire esattamente cosa la gente si aspetti da te e poi fare in ogni caso ciò che si ritenga giusto fare.
Maxwell
Quando il brasiliano conobbe il giovane Ibra in un aeroporto di Amsterdam non poteva certo immaginare quanto sarebbe stato stretto il loro rapporto di amicizia e quanto legate sarebbero state le rispettive carriere.
Poco tempo dopo essere arrivato all’Ajax in Olanda, Zlatan si ritrovò solo nel proprio appartamento e senza nulla in frigo da mangiare.
A quel punto chiamò il suo nuovo compagno di squadra, che subito lo invitò a casa propria, dove lo svedese rimase per le successive tre settimane prima che il suo primo bonifico arrivasse e gli permettesse di comprarsi qualcosa per la casa.
Da lì in avanti i due hanno giocato insieme in altri tre club: Inter, Barcellona e Paris Saint-Germain.
Musica e tributi
Come ogni icona sportiva che si rispetti, Ibrahimovic ha ispirato una serie di dischi tributo, di vario genere e tipo. Ce n’è davvero per tutti i gusti…
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Sanjin & Youthman cantano 'Zlatan'
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Elias feat. Frans canta 'Who's da man?'
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K-Bro canta 'Ibra Anthem'
NAC Breda
Nella carriera di Ibra c’è da annoverare anche una zuffa con un altro golden boy dell’Ajax come Rafael Van der Vaart.
Nel 2004 infatti l’olandese accusò Zlatan di averlo colpito duramente di proposito durante un’amichevole fra le due rispettive nazionali nel 2004, provocandogli peraltro un brutto infortunio.
Ibrahimovic cercò in tutti i modi di rassicurare il compagno di squadra all’Ajax rispetto alla sua innocenza, ma la situazione precipitò quando la stampa prese apertamente le parti di Van der Vaart.
La cosa si trascinò per giorni e creò una sorta di nuvola di negatività attorno allo svedese nelle ore precedenti alla successiva partita dell’Ajax contro il Breda, partita nella quale Ibra segnò un gol capolavoro con serpentina alla Maradona.
Ma date un occhio alla faccia di pietra di capitan Van der Vaart, infortunato sugli spalti, al momento del gol…
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Zlatan semina il panico nella difesa del Breda
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Van der Vaart-Ibra ai tempi dell'Ajax, c'eravamo tanto odiati
Naso
Il naso dello svedese, dalle dimensioni piuttosto “importanti”, è stato fonte di prese in giro da parte di compagni di squadra e avversari.
Chissà se Zlatan ha gradito…
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Una bella strizzata di naso da parte di Lavezzi
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La 'nappa' di Ibra finisce nel mirino del sempre bendisposto Joey Barton
Oguchi Onyewu
Le ruggini in allenamento hanno contraddistinto la carriera di Ibrahimovic, ma nessuna ha mai raggiunto i livelli della lite a Milanello con Onyewu.
“È stata una rissa incredibile, una vera e propria scazzottata. E non parlo di una cosa da poco”, ricorda Zlatan nella propria autobiografia.
“Volevamo letteralmente massacrarci. È stata una cosa incredibile anche perché siamo due che pesano più di 90 chili, e ci stavamo letteralmente addosso, ci davano ginocchiate e altri colpi violentissimi. Ovviamente il resto della squadra è intervenuto per provare a dividerci”.
“Non è stato facile separarci, decisamente no. Eravamo totalmente in preda alla furia e all’adrenalina. Va bene l’agonismo sul campo, ma ammetto che quella volta davvero superammoo il limite. Sembrava davvero una questione di vita o di morte”.
Dopo la lotta pare che Onyewu abbia pregato Dio con le lacrime agli occhi, mentre Ibra finì in infermeria con una costola fratturata.
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Oguchi Onyewu, colui che osò sfidare Zlatan Ibrahimovic
Parma
Dopo aver accumulato un vantaggio di nove punti sulla Roma in classifica a fine febbraio 2008, l’Inter andò incontro a un periodo di flessione che rischiò di comprometterne la vittoria dello scudetto 2007/2008, arrivando all’ultima giornata con un solo punto di vantaggio sui giallorossi.
Zlatan era ai box da tempo per colpa dell’infortunio patito nella sconfitta casalinga contro la Juventus il 22 marzo e, per sua stessa ammissione, era fuori forma e non perfettamente recuperato.
Come se le cose non fossero state già abbastanza difficili per l’Inter, la Roma avrebbe giocato l’ultima partita di campionato contro il Catania già retrocesso, mentre i nerazzurri avrebbero dovuto giocare al Tardini contro un Parma che aveva bisogno di punti per rimanere in Serie A.
Ibra iniziò la partita in panchina e osservò i suoi compagni sprecare numerose occasioni da gol.
All’intervallo il punteggio era ancora sullo 0-0, mentre la Roma aveva trovato il vantaggio a Catania e la testa momentanea della classifica.
Al 6’ della ripresa entra in campo Ibra, e la storia cambia…
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Lectio magistralis di come si vince uno scudetto all'ultima giornata, a cura del professor Zlatan Ibrahimovic
Peso
Zlatan non è sempre stato il colosso scolpito che abbiamo imparato a conoscere nei suoi quattro anni di Ligue 1.
Stando a quanto dichiarato da lui stesso nella sua autobiografia, il suo peso ai tempi dell’Ajax era introno ai 75 chili, forse anche meno, tanto che nell’esultanza senza maglietta contro l’Utrecht durante una partita di KNVB Cup del 2002 si riesce a vedere distintamente la sagoma delle sue costole.
Giunto alla Juventus arrivò a pesare 84 chili, salendo nel corso della carriera addirittura a 98. Stando alle statistiche ufficiali della Ligue 1 2015/16 dovrebbe essersi ora assestato sui 95 chili.
Profumo
Nel 2015 Ibra ha messo in commercio un marchio personale di fragranza maschile, Zlatan Pour Homme, dopo due anni di lavoro con il celeberrimo profumiere Olivier Pescheux.
La fragranza ricorda “un agrumeto con toni di legno e aromi”, che “si aprono su note di limone, spezie ed erba verde”. O almeno questo è quello che trovate scritto su Fragrantica.com…
Quo Vadis?
Espressione latina per “Dove vai?”, domanda più che calzante per un Ibrahimovic che quasi sicuramente lascerà il Paris Saint-Germain con un contratto in scadenza a giugno 2016. Lo stesso Zlatan ha così parlato ai giornalisti dopo il 9-0 contro il Troyes, che ha assicurato ai francesi la matematica della quarta Ligue 1 consecutiva:
“Non sarò al Psg la prossima stagione. Ho ancora un mese e mezzo di contratto qui e mi godrò al massimo questo periodo. Non so cosa accadrà l’anno prossimo, ma per il momento posso dire che non sarò qui”.
Zlatan ha vinto per due volte la classifica dei cannonieri in Ligue 1 nelle sue quattro stagioni a Parigi e quest’anno ha chiuso con 46 reti (36 su 30 gare di campionato) su 49 presenze complessive, coppe incluse.
Raiola
Ancora più del già citato Maxwell, è Mino Raiola (ex pizzaiolo e studente di legge, diventato uno dei procuratori più ricchi e potenti nel panorama del calcio mondiale) la vera costante nella carriera di Zlatan Ibrahimovic fin dal giorno in cui i loro destini si sono incontrati ai tempi dell’Ajax.
C’è chi lo definisce un “genio”, chi un “grasso idiota”. In Io, Ibra abbiamo alcuni esempi di quanto il procuratore sia stato importante per i destini dello svedese.
“Venderai le tue auto. Venderai i tuoi orologi. E poi comincerai ad allenarti col triplo dell’intensità spesa finora. Perché le tue statistiche per ora fanno schifo”.
Ma non pensate a Raiola solo come a un cinico motivatore. Il Mandrake degli agenti sportivi si è dimostrato anche un raffinato e profondo poeta nel corso del suo rapporto di lavoro con Zlatan, come potrete ad esempi0 apprezzare da questo estratto di telefonata fra i due durante la difficile permanenza dello svedese a Barcellona.
“Zlatan” mi disse. “Sì?”. “I sogni possono avverarsi e renderti felice”. “Certo”, risposi. “Ma possono anche avverarsi e ucciderti”.
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Mino Raiola, braccio destro di Ibra per tutto quanto concerne la vita dello svedese fuori dal campo
Religione
Parecchi giocatori sono soliti chiamare in causa le forze celesti per quanto indicare l’origine del proprio talento. Ma nessuno, a parte Ibrahimovic, si è mai riferito a se stesso come ad un vero e proprio dio.
Zlatan ha “rivelato” al mondo la propria natura divina a un giornalista dopo una gara di qualificazione con la Svezia al Mondiale 2014, e ha confermato il suo status ultraterreno l’anno successivo, in occasione del suo ingresso nell’undici titolare più forte di sempre nella storia del Paris Saint-Germain.
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Numero 10 del miglior PSG di sempre... Zlatan, the God
Rosengård
“Vivevamo a Rosengård, alla periferia di Malmoe. Lì era pieno di somali, turchi, slavi, polacchi… immigrati di ogni etnia. E ovviamente anche molti svedesi”.
“Vivevamo al quarto piano di un palazzo in Cronmans väg, e di sicuro non passavamo le giornate a riempirci di coccole e abbracci. Nessuno ti chiedeva ‘Ehi, com’è andata oggi Zlatan?’, proprio no”.
“Nessuno ti dava una mano coi compiti, o ti chiedeva se avessi qualche problema. Eri da solo, e non potevi piagnucolare se qualcuno si era comportato male con te. Dovevi farti giustizia da solo, e ovviamente per questo c’erano ogni giorno un motivo buono per risse, zuffe, pugni che andavano e venivano”.
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Rosengard, dove il giovane cominciò ad affinare il proprio carattare
Sei su un francobollo!
Nel novembre 2013 il servizio postale svedese ha dichiarato che avrebbe rilasciato una serie di francobolli con l’immagine di Ibrahimovic.
Al momento della loro immissione sul mercato, nel marzo 2014, ne erano già state prenotati 5 milioni di esemplari.
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Cartoline da Ibra
Southampton
Deluso e insoddisfatto del suo primo periodo all’Ajax, Ibrahimovic chiese al suo agente di allora, Anders Carlsson, se ci fosse qualche club interessato a lui.
La risposta di Carlsson non fu particolarmente soddisfacente:
“Il Southampton. Il Southampton sarebbe interessato”.
Zlatan rispose come al solito in maniera diplomatica:
“Ma che c***! Il Southampto?! Sarebbe questo un club del mio livello? Il Southampton?!”
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Festeggiamenti del Southampton dei primi anni 2000 dopo un gol: pensate che lì in mezzo poteva esserci Ibra...
Spacca-cucchiai
Quando vivevano ancora insieme, la madre di Zlatan era solita punire lui e i suoi fratelli a colpi di cucchiaio ogni volta che le disobbedissero. Capitava che li colpisse tanto forte da spaccare gli utensili da cucina. Non c’è da stupirsi che Ibra sia venuto su con una testa tanto dura…
Tony Flygare
Tony Flygare era un amico d’infanzia di Zlatan, il classico esempio di compagno di squadra che ai tempi dei primi calci al pallone e dell’ingresso in squadra al Malmoe sembrava dotato di un talento ancora più cristallino di quello di Zlatan.
“Ibra voleva essere meglio di me in qualsiasi cosa – con le ragazze, a calcio, alla Playstation – e alla fine ci trovavamo sempre a litigare. Per lui ero una specie di montagna che si sentiva in dovere di scalare”, dichiarò Flygare in un’intervista al Daily Mail del marzo 2014.
La carriera di Flygare non fu nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Ibra, tanto che il giocatore finì nell’oblio già poco dopo il suo arrivo al Malmoe, girando alcune squadre di categorie inferiori per mezza Europa (fra le altre, le seconde squadre di Bayern Monaco, Eintracht e Kaiserslautern), prima di ritirarsi definitivamente nel 2008, a soli 27 anni.
Flygare non ebbe più nessun tipo di contatto con Ibra. Basti pensare che al momento dell’intervista citata al Daily Mail citata prima il loro ultimo incontro risaliva addirittura al 2001, quando si trovarono per caso uno di fronte all’altro in un centro commerciale di Stoccolma.
Trofei
Ibra ha accumulato una serie incredibile di trofei e riconoscimenti nella propria carriera, e lo scorso marzo ha timbrato col Psg il cartellino del tredicesimo titolo nazionale in 15 stagioni.
In carriera ha collezionato un numero incredibile di riconoscimenti, mettendo assieme una bacheca di metalli preziosi che farebbe invidia perfino al bottino di Re Salomone.
Ultras
Durante le sue tre stagioni all’Inter, Ibra visse un rapporto quasi schizofrenico con la propria tifoseria, passando dall’amore incondizionato all’odio e all’insofferenza degli ultimi mesi.
Gli stessi tifosi che avevano steso a San Siro un enorme striscione – “Benvenuto Maximilian” – per celebrare la nascita del primogenito dello svedese, gli si rivoltarono contro quando fu chiaro che Zlatan avrebbe lasciato il club a fine stagione nel 2008/09.
Ibra reagì duramente ai fischi e ai “buuu” piovuti su di lui durante una partita in casa contro la Lazio nel maggio 2009, zittendo platealmente i propri tifosi dopo un gol e rivolgendo loro un gesto inequivocabile.
Gli ultras lo attesero in spogliatoio dopo la partita, e pare che Ibra abbia camminato a testa alta in mezzo a loro, invitando chiunque avesse dei problemi nei suoi confronti a vedersela direttamente con lui fuori dallo stadio per un confronto vis-a-vis.
Unconscious, unbreakable… Unbelievable
Se qualcuno avesse dubbi sulla capacità istintiva di Ibrahimovic di “sentire” la porta, vi consigliamo di dare un’occhiata a questo video del 2002: potrete vedere lo svedese inzuccare di testa mentre il pugno del portiere ungherese Kiraly lo manda letteralmente al tappeto.
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Ibra fa gol anche quando va al tappeto
Van Basten
Nella prima fase della carriera, Ibra è stato spesso paragonato al leggendario Cigno di Utrecht Marco Van Basten,
Leo Beenhakker (ex direttore tecnico dell’Ajax con una carriera ultra-trentennale da allenatore alle spalle) fu l’artefice del passaggio dello svedese ai Lancieri (acquisto più costoso della storia del club) e lo vide ereditare la storica maglia numero 9 a suo tempo indossata da Marco Van Basten.
Alla Juventus Fabio Capello, che aveva allenato Van Basten per tre stagioni ai tempi del Milan, disse a Ibra di prendere esempio da lui e gli mostrò alcuni video dell’olandese per aiutarlo a migliorare il proprio gioco.
Lo stesso Silvio Berlusconi non nascose di aver percepito la stessa somiglianza fra i due giocatori.
Van Gaal
Louis van Gaal era direttore generale dell’Ajax durante la permanenza di Zlatan ad Amsterdam. Dire che il santone olandese ebbe un rapporto difficile con l’attaccante svedese sarebbe un eufemismo.
Quando venne fuori che Van Gaal aveva apertamente criticato l’apporto di Ibrahimovic alla fase difensiva, Zlatan liquidò così la questione:
“Van Basten mi ha insegnato che il numero 9 dovrebbe risparmiare le proprie energie per attaccare e segnare. Ora, sinceramente, a chi dovrei dare retta? A Van Basten, che è una leggenda, o a Van Gaal?”.
Wessels
Negozio situato nel quartiere Jägersro di Malmoe dove un giovane Ibrahimovic tentò un fallimentare raid di taccheggio insieme ad alcuni amici.
Vestiti con dei lunghi giubbotti in piena estate, il gruppetto provò a portarsi via quattro racchette da tennis e una serie di altri piccoli oggetti, prima di essere fermati da un addetto alla sicurezza del negozio.
Xbox
Zlatan parla del suo rapporto ossessivo-compulsivo nei confronti dei videogiochi come di “una vera e propria malattia”. I suoi ricordi del periodo all’Inter danno un’idea abbastanza chiara di quanto fosse alto il suo livello di assuefazione.
“Giocavao a ‘Gears of War’, era diventata una vera e propria mania. Mi chiudevo nella mia camera – che avevo trasformato in una sorta di sala-giochi – e rimanevo seduto per ore fino alle tre o alle quattro del mattino. Anziché pensare a riposarmi, continuavo a giocare come un ossesso riducendomi in condizioni pietose”.
“Mi accorgevo che c’era qualcosa che non andava in quel modo di giocare, ma nonostante tutto non riuscivo a smettere. ‘Gears of War’ era una specie di veleno”.
“Insieme a ‘Gears of War’ c’era anche ‘Call of Duty'”. Ci giocavo tutto il tempo e ne volevo sempre di più. Non ce la facevo a fermarmi e spesso giocavo online con altre persone, inglesi, italiani, svedesi. Un sacco di persone diverse per sei, sette ore al giorno. Ovviamente avevo il mio user name personalizzato”.
“Non avrei potuto chiamarmi Zlatan in rete, per cui scelsi un nome dietro al quale nessuno avrebbe mai potuto immaginare ci fossi io. Ma te lo posso assicurare, riuscivo comunque a lasciare il segno nelle persone con cui giocavo, anche se usavo un nome falso. In un modo o nell’altro, ho praticamente giocato per tutta la vita e sono super competitivo. Sono concentrato. Schiaccio chiunque si metta sul mio cammino”.
Yugoslavia
Ibrahimovic aveva solo dieci anni quando nel 1991 cominciò la guerra in Iugoslavia, conflitto di cui venne sempre tenuto all’oscuro dai suoi parenti:
“La guerra è stata una cosa strana. Non ne ho mai saputo niente a quei tempi. Ero tenuto all’oscuro di tutto. Tutti nella mia famiglia fecero uno sforzo in questo senso. Sono stato protetto. Non capivo nemmeno perché mia madre e mia sorella si vestissero di nero. La vedevo come una cose strana e basta, come se fosse una specie di moda o qualcosa di simile.
“Invece il motivo dietro era che mia nonna era morta durante un bombardamento in Croazia. Tutti portarono il lutto, tutti tranne me, e non scoprì mai niente a riguardo. Non mi importava nulla se una persona fosse serba o bosniaca, niente di niente”.
Zlatan Court
Un campetto di calcio a cinque costruito da Ibra e la Nike (suo sponsor) a Cronmans väg in Rosengård, nello stesso luogo in cui Zlatan cominciò a tirare i primi calci da piccolo.
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Zlatan Court, il luogo del battesimo calcistico di Ibra