Serie A: i 5 calciatori più deludenti di questa stagione
Serie A: i 5 calciatori più deludenti di questa stagione

Serie A: i 5 calciatori più deludenti di questa stagione

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La Serie A e il mercato, croce e delizia

Soldi, ingaggi, aspettative, proclami. Se ci si pensa, il calciomercato ha sempre una grande presa sul pubblico perché promette molto, anche se poi mantiene molto meno. L’ultima sessione estiva è stata una dimostrazione di tutto ciò, ma le performance più deludenti delle prime 16 giornate del nostro massimo campionato non sono arrivate solo da giocatori che hanno cambiato casacca.

Perciò, dopo i 5 più sorprendenti, andiamo a vedere i 5 calciatori più deludenti visti finora nella Serie A 2017-18.

Calciatori Serie A: i 5 più deludenti del campionato

5. Lucas Biglia

Nel mercato (apparentemente) faraonico del Milan nella scorsa estate, Lucas Biglia doveva essere un’aggiunta di valore ed esperienza a centrocampo. A posteriori, spendere 20 milioni per il 31enne ex Lazio non pare una mossa brillantissima. L’argentino non è mai stato un fulmine di guerra, ma doveva fornire ordine e geometrie all’ambizioso Milan di Vincenzo Montella. 4 mesi dopo, l’ex aeroplanino ha già fatto le valigie e Biglia è un corpo estraneo alla squadra. Complici guai muscolari che non gli hanno di fatto permesso di esprimere il proprio potenziale, Biglia è stato superato nelle gerarchie anche da Montolivo.

In campionato ha totalizzato finora 9 presenze per complessivi 800 minuti di utilizzo, durante i quali il suo contributo è stato pressoché impalpabile. Complice una condizione insufficiente, l’argentino non ha finora mai svolto quella funzione di metronomo per cui è stato acquistato. Anche le statistiche non lo premiano e, rispetto agli ultimi anni della Lazio, le cifre di Biglia sono in netto calo: nessun gol né assist, passaggi chiave più che dimezzati e meno lanci lunghi andati a buon fine. Il giudizio definitivo sarà possibile solo a recupero fisico completato, ma per lui l’annata pare davvero difficile.

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4. Domenico Berardi

Ormai considerato il “rovina-fantacalci” per antonomasia, l’attaccante calabrese è in una fase delicata della carriera. A 23 anni avrebbe in teoria ancora ampi margini di crescita, ma pare involuto un po’ come tutto il Sassuolo. Tre anni fa sembrava destinato a un decollo verticale: 15 gol e 10 assist lo avevano eletto a uno degli oggetti del desiderio per molti grandi club, Juventus in testa. Si è in seguito saputo che era stato proprio il ragazzo a rifiutare il trasferimento, preferendo restare ancora al Sassuolo.

I due anni seguenti sono però stati caratterizzati da tanti infortuni e un calo importante nelle cifre, tendenza confermata anche in questa prima parte di stagione: per lui 1 gol, 2 assist e ben 2 rigori sbagliati, nelle 16 giornate fin qui disputate in Serie A. Invece è nettamente cresciuto il numero di passaggi chiave a partita, segno che Berardi rimane un attaccante che gioca molto anche per i compagni.

A questo punto, però, bisogna vedere cosa Domenico vuole diventare da grande. La scelta di rimanere a Sassuolo rischia di diventare un po’ la sua prigione, anche perché i dubbi sulla sua capacità di adattarsi a contesti più competitivi sono più che legittimi.

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3. Andrea Belotti

Diciamolo subito: ripetere una stagione da 26 gol in Serie A non era per niente semplice. Tuttavia, la stagione 2017/18 di Andrea Belotti sembra proprio un brutto sogno. L’infortunio al ginocchio dei primi di ottobre è stato senza dubbio decisivo, nelle cifre deludenti messe insieme dall’ex punta del Palermo in queste prime 16 partite di campionato.

Le statistiche del “Gallo” nell’attuale Serie A sono impietose: 13 presenze, 4 gol, 0 assist e 1 rigore sbagliato. L’infortunio e il percorso verso il ritrovamento di una forma ottimale spiegano almeno in parte una performance così scadente ed è lecito attendersi un miglioramento alla sconcertante media di 1 gol ogni 387 minuti, tenuta finora.

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2. Alex Sandro

Il brasiliano è in quell’età in cui la maggior parte dei calciatori esprime la propria piena maturità. Proprio per questo il calo di rendimento palesato in questa prima parte di stagione dal 26enne esterno brasiliano è preoccupante.

L’ex Porto è stato, nell’ultimo anno e mezzo, un giocatore chiave nello scacchiere della Juventus di Allegri: esterno moderno che sa fare il terzino ma anche l’ala, Alex Sandro è entrato in una sorta di crisi che preoccupa società e tifosi. Le cifre in attacco non hanno risentito di questo momento difficile, perché Sandro ha collezionato 1 gol e 3 assist in 8 presenze di campionato. In calo il numero di cross ma soprattutto le statistiche difensive: il brasiliano vince meno contrasti (1,6 contro i 2,3 a partita del 2016/17), recupera meno palloni (0,8 contro 2,1), subisce meno falli e ne commette di più, rispetto allo scorso campionato di Serie A.

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1. Leonardo Bonucci

La scelta del giocatore più deludente di questa prima parte di stagione era piuttosto scontata, ma più per ragioni mediatiche che squisitamente tecniche. L’approdo di Leonardo Bonucci al Milan dopo gli anni vincenti alla Juve era destinato a far discutere, ma anche una scelta sportivamente rischiosa da parte del calciatore. Passare da un contesto vincente e consolidato a quello di un’altra grande, sì, ma in ricostruzione, era tutto fuorché semplice.

Oltretutto si trattava di una scelta divisiva, poiché molti di quelli che lo avevano idolatrato fino al giorno prima si sono ritrovati a godere al pensiero di un suo fallimento; per contro, i supporter rossoneri che lo avevano sportivamente detestato si sono visti costretti a dover mettere in discussione il proprio “odio”.

Il fallimento – fino a questo momento – dell’arrivo di Leonardo Bonucci al Milan è stato in grandissima parte di matrice mediatica o, se vogliamo, politica. Le statistiche dicono altro. In difesa Leo ha mantenuto il numero di contrasti vinti e falli commessi a partita, rispetto all’ultimo anno in bianconero. Non solo, perché in Serie A Bonucci provoca il triplo di off-side e subisce meno dribbling. Anche in fase di possesso le statistiche del numero 23 sono pressoché invariate. In leggero calo la specialità della casa, i lanci lunghi, passati da 7,9 a 7,1 a partita. Ma, appunto, il problema di Leo non sta nei numeri.

Molti sostengono che il suo arrivo abbia “costretto” Montella a giocare con la difesa a 3, ma la verità è molto diversa. Dal Bari al Pisa, fino all’ultima stagione alla Juve, Bonucci ha fatto il centrale di difesa a 4 senza cali di rendimento. Il problema è nel reparto e negli equilibri: a Torino Leo poteva permettersi di prendersi qualche licenza, perchè aveva accanto compagni di reparto di altissima affidabilità ed esperienza. A Milano invece gli tocca il ruolo di leader e trascinatore, ma passare da Barzagli e Chiellini a Musacchio e Romagnoli non poteva essere indolore…

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