Uno studio dimostra che a calcio vince chi fa correre la palla, e che Gattuso è un tecnico sottovalutato
Uno studio dimostra che a calcio vince chi fa correre la palla, e che Gattuso è un tecnico sottovalutato

Uno studio dimostra che a calcio vince chi fa correre la palla, e che Gattuso è un tecnico sottovalutato

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Le mode non imperversano solo nel look, nell’architettura e nel linguaggio, ma anche nel calcio. Gli ultimi anni hanno visto crescere il culto del possesso palla come strumento principe per cercare la vittoria tramite un gioco gradevole, relegando in secondo e terzo piano modelli di calcio più pragmatici. Ma è davvero così? Veramente il possesso palla è indispensabile per ottenere risultati di un certo tipo oggi? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza grazie a un recente studio del CIES, che tra l’altro smonta senza pietà alcuni luoghi comuni sul nostro calcio.

Giochisti o risultatisti? A calcio vince chi fa muovere la palla

Il Centro Internazionale di Studi Sportivi (CIES) con sede in Svizzera ha diffuso uno studio davvero interessante, per comprendere alcune dinamiche chiave del calcio contemporaneo. A venire presi in esame sono alcuni parametri che fotografano le differenze nell’approccio al gioco delle varie squadre. Sta poi a noi incrociarle con i risultati sul campo, per vedere quale degli approcci si dimostra più efficace.

Quanto viaggia questa palla!

I dati lo confermano senza ombra di dubbio: le squadre più vincenti sono quelle che fanno correre di più la palla. Una verità che emerge con prepotenza, soprattutto se incrociata con il dato sulla lunghezza media dei passaggi: le squadre che effettuano in media passaggi più corti sono praticamente le stesse al top per la distanza fatta percorrere al pallone. E sono sempre quelle che lottano fino alla fine per i massimi traguardi.

A vincere non sono le squadre che corrono di più, ma quelle che corrono meglio. Sì perché, anche se sembrerà banale, quando una squadra fa viaggiare tanto la palla produce due conseguenze:

  1. fa correre molto di più gli avversari
  2. corre meno e occupa meglio gli spazi

 

Per valutare quanto sia profittevole far viaggiare la palla basta guardare chi c’è al primo posto: il Bayern Monaco, autentico tritacarne della passata stagione. Ovviamente per far correre il pallone senza perderlo è essenziale una notevole tecnica di base. In questo la rosa dei campioni di Germania e d’Europa è una garanzia assoluta, ma ci sono eccezioni che confermano come non sia sempre necessario investire centinaia di milioni. Ce lo dicono casi come quello ben noto dell’Atalanta e quello del Sassuolo. Se ciò che hanno combinato i nerazzurri bergamaschi è sotto gli occhi di tutti, il Sassuolo di De Zerbi è settimo in Serie A per movimento di palla, secondo per brevità dei passaggi e quinto per numero medio di passaggi a partita.

Costruire dal basso conviene? Pare proprio di sì

Nel dizionario aggiornato del pallone ci sono termini che diventano di gran moda, quando non dei veri e propri tormentoni. L’epoca attuale è sicuramente quella della “costruzione dal basso” come mantra, come ricetta magica, come ingrediente per tutte le interviste. Tradotta in termini pratici, la costruzione dal basso è quella tendenza a far partire l’azione dalla difesa, con una fitta rete di passaggi e un coinvolgimento concreto del portiere. Una costruzione che ha come scopo quello di aggirare e superare il pressing avversario, e avanzare creando delle superiorità numeriche nella zona del pallone, dunque spesso con l’utilizzo di fraseggi brevi o ravvicinati. Una strategia che mira spesso a fare “densità” (altro termine di gran moda ma decisamente abusato) e che ha come diversivi i repentini cambi di gioco, marchi di fabbrica di moduli come quello dell’Atalanta di Gasperini e del Napoli di Sarri.

Non è nemmeno un caso che l’annata da invincibile del Bayern Monaco sia coinciso con una delle stagioni più incredibili di Manuel Neuer, uno che ha reinventato il ruolo di portiere in chiave modernissima. L’azione dei bavaresi parte sempre dai suoi educatissimi piedi, e non è un segreto che il Bayern sarà anche stavolta tra le favorite nelle scommesse sulla Champions League. Con un portiere così e una rosa stracolma di tecnica, velocità, potenza ed esperienza, ogni traguardo è ancora possibile.

Si vince solo così?

Nella diatriba “filosofica” tra giochisti e risultatisti, che ci ha accompagnato con regolarità nell’ultimo paio d’anni, si discute più che altro del fatto che il bel gioco non sia indispensabile, per l’ottenimento del risultato. Questa statistica del CIES sembra superare definitivamente quel dibattito, poiché emerge con chiarezza che un approccio improntato al possesso palla è caratteristico di tutte le squadre che negli ultimi due anni hanno vinto qualcosa. Le squadre vincitrici dei campionati nazionali sono regolarmente ai primi posti per movimento di palla e costruzione dal basso: Liverpool e Manchester City per l’Inghilterra, Real Madrid e Barcellona per la Spagna, Bayern Monaco per la Germania, il PSG per la Francia e la Juventus per l’Italia. Inutile dire che anche l’albo d’oro recente di Champions League ed Europa League ricalca lo stesso copione, perché Liverpool, Bayern, Chelsea e Siviglia sono tutte tra le squadre più propositive.

Andando a fare la verifica inversa, tra le squadre che fanno viaggiare meno la palla non solo non risultano squadre di vertice di nessun campionato, ma a primeggiare sono formazioni che generalmente lottano per non retrocedere. Parziale eccezione è quella del Getafe, che è riuscita ad arrivare quinta nella Liga 2018/19 e agli ottavi di Europa League quest’anno con un gioco tignoso, feroce, che non si vergogna di essere sparagnino e speculativo. Il Getafe di José Bordalás è tra le squadre più aggressive e fallose di Spagna, che mira a spezzettare il gioco come forse nessun’altra in Europa. Una formula che per qualche tempo può reggere ma che, vista anche l’intensità che richiede a partire dagli allenamenti, è difficile da far durare nel tempo. In questo senso, il Cholismo dell’Atletico Madrid è da considerarsi un mezzo miracolo.

Ode a Rino Gattuso

Che a Napoli Ancelotti abbia fallito è fuori discussione. “Re Carlo” era arrivato con intenzioni da scudetto, infatti i partenopei erano partiti come principale antagonista della Juventus nelle quote sul calcio, ma poi erano implosi per cause varie. Al capezzale dei partenopei è arrivato Rino Gattuso (foto in alto), che ha risollevato le sorti della squadra senza stravolgerne le idee, ma semplicemente recuperando quel 4-3-3 che la squadra aveva ancora impresso nel DNA dai tempi di Sarri e arricchendolo in intensità. Eppure, c’è ancora chi considera Gattuso un allenatore difensivista o limitato: non potrebbe esserci nulla di più falso. Lo dimostrano il finale di stagione scorso e l’inizio di quella attuale, in cui il Napoli sembra davvero potersi ritagliare un ruolo da protagonista, grazie a un modello di calcio moderno e intelligente come pochi altri in Italia.

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