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Con “The English Game” Netflix racconta le origini del gioco più bello del mondo

Si chiama “The English Game”, è disponibile da venerdì 20 marzo sulla nota piattaforma d’intrattenimento in streaming Netflix e rappresenta il primo tentativo di raccontare con una serie tv le origini del calcio nell’Inghilterra vittoriana. Nonostante il football sia ormai da oltre un secolo lo sport più seguito e apprezzato al mondo, infatti, le sue origini sono ignote alla maggior parte degli appassionati, che potranno così scoprire come tutto ebbe inizio grazie a Julian Fellowes, già sceneggiatore dell’acclamato “Downton Abbey”.

Il calcio nasce poco dopo la metà del 1800 a Londra, quando un gruppo di ex studenti delle migliori scuole e università inglesi decide di codificare un regolamento unico che permetterà a chi ha terminato gli studi di poter continuare a praticare i giochi con il pallone tipici di ogni istituto e spesso profondamente diversi l’uno dall’altro. È nel corso delle famose riunioni andate in scena alla Freemason’s Tavern di Londra nell’inverno del 1863 che vengono stabilite, dopo numerose quanto concitate votazioni, le regole di quello che a tutti gli effetti è un gioco nuovo e unico. Si giocherà in undici contro undici, al portiere sarà consentito toccare il pallone con le mani mentre gli altri dovranno farlo con i piedi, sono banditi sgambetti e placcaggi.

Il 1° dicembre 1863 il dado è tratto: chi accetta le nuove regole entra a far parte della Football Association, chi rifiuta parteciperà invece negli anni successivi alla nascita del rugby. Sull’origine del calcio pochi storici hanno dubbi: appartiene all’Inghilterra, che nelle “Laws of the Game” ha riunito le regole proprie di varie discipline scolastiche che traevano semplicemente ispirazione dagli antichi giochi con il pallone praticati nei secoli precedenti in ogni angolo del mondo.

The English Game, come il calcio è diventato quello che conosciamo

Nato a Londra, quello che sarà chiamato “Association Football” – cioè il football giocato secondo le regole stabilite dall’associazione – resta per quasi vent’anni proprietà esclusiva dei londinesi, che creano la prima competizione nazionale, la Coppa d’Inghilterra o FA Cup, e se la spartiscono tra loro non lasciando alcuna possibilità di emergere alle piccole realtà locali del nord del Paese.

Tutto cambia verso la fine degli anni ’70, quando da passatempo per nobili Old Boys – così vengono chiamati gli ex studenti, ora stimati uomini d’affari – il calcio si trasforma nello sport nazionale. A differenza del cricket o del polo, della scherma o del tennis, il gioco ideato a Londra è infatti in possesso di tutte le caratteristiche che servono per arrivare al popolo: un regolamento semplice, la necessità di pochi mezzi per essere praticato e uno spirito campanilistico che non può che coinvolgere intere comunità, pronte a battersi per i propri colori e ad affrontare quella ricca borghesia che è sempre apparsa lontana e irraggiungibile.

Fergus Suter è un tagliapietre come ce ne sono tanti, a Glasgow, ma con un pallone tra i piedi è capace di trasformarsi in un mago. È scaltro, capace di leggere la tattica e di organizzare la squadra come nessuno all’epoca pensa di fare, e insieme all’amico James Love, pessimo uomo d’affari pieno di debiti ma letale goleador, un giorno si trasferisce a Darwen, nel Lancashire, un piccolo villaggio che sta crescendo economicamente grazie alla tessitura. Non è un viaggio di piacere, i due sono venuti per guadagnare dal loro talento, vengono pagati per provare a trascinare la squadra locale verso un traguardo che nessuno ha mai sognato fosse possibile: vincere la FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, battere i ricchi uomini del sud nel gioco che loro stessi hanno inventato.

Gentiluomini contro professionisti, la lotta di classe nel football vittoriano

Si tratta di una pratica che è espressamente proibita dalla federazione inglese, e per questo vengono inventati rimborsi spese fittizi e lavori che i diretti interessati non svolgeranno mai. Nel Lancashire giocano con il fuoco, con la speranza che tutto questo serva a cambiare gerarchie prestabilite e apparentemente immutabili che ovviamente non riguardano soltanto il football. L’ostacolo più duro sulla strada che porta alla coppa è rappresentato dagli Old Etonians, gli ex studenti di Eton la cui stella è Arthur Kinnaird, discendente di una nobile famiglia di origine scozzese e primo campione riconosciuto nella storia del calcio. Atleta straordinario, nonostante appartenga a una casta sociale elevata non è cieco di fronte alle legittime ambizioni del popolo, si prodiga per i poveri e i bisognosi e ama le sfide.

Quelle contro il Darwen prima e contro le squadre di Blackburn successivamente, che avverranno tra il 1879 e il 1883, sono destinate a cambiare per sempre la storia del calcio e a trasformarlo da passatempo di pochi a passione di una moltitudine di inglesi. Sono queste sfide quelle che “The English Game” racconterà nel corso dei suoi episodi, creati per fare luce sulle origini del gioco più bello del mondo e rendere il doveroso omaggio a quei pionieri che prendendo a calci un pallone crearono lo sport che è molto lontano da quello di oggi fatto di business, star system e scommesse sportive, ma che comunque amiamo moltissimo.

Il cast di The English Game

Nella nuova serie targata Netflix il ruolo di Arthur Kinnaird è affidato a Edward Holcroft, già visto al cinema in “Kingsman – Secret Service” e “Kingsman: il cerchio d’oro” e in numerose serie tv come ad esempio “L’altra Grace”, mentre Fergus Suter è interpretato da Kevin Guthrie, che alle spalle ha partecipazioni in opere importanti come la serie horror “The Terror” e il film “Animali fantastici: i crimini di Grindelwald”. Il suo migliore amico, James Love, ha il volto di James Harkness (“Rogue One: a Star Wars story”) mentre è Craig Parkinson, visto in “Black Mirror: Bandersnatch” a interpretare il presidente del Darwen James Walsh.

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