Sinner squalificato per doping: scoppiano le polemiche
Sinner squalificato per doping: scoppiano le polemiche

Sinner squalificato per doping: scoppiano le polemiche

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La decisione di tenere il fuoriclasse bolzanino numero 1 al mondo lontano dai campi per tre mesi ha subito sollevato reazioni, anche tra i big del tennis.

Si è finalmente chiusa la vicenda tra la Wada (Agenzia Mondiale Antidoping) e Jannik Sinner. Il patteggiamento vede l’atleta azzurro out dai campi per 3 mesi, un tempo di gran lunga inferiore alle voci che circolavano fino a pochi giorni fa, pari a uno o due anni di stop. Nell’accordo si legge di un’ammissione di parziale responsabilità di Sinner nei confronti di quanto commesso dai membri del suo team.

Si mette però nero su bianco che l’attuale numero uno al mondo non ha tratto nessun vantaggio agonistico da questa contaminazione (il Clostebol), oltre alla assenza di intenzionalità. Il campione italiano ha dichiarato come questa vicenda lo tormentasse da quasi un anno e che sarebbe potuta prolungarsi fino alla fine del 2025, ragion per cui si è scelta un’altra via. Il termine della squalifica è previsto per il 4 maggio, in tempo per tornare a calcare i campi nostrani, quando le quote sul tennis saranno incentrate sugli Internazionali in programma a Roma.

Le reazioni allo stop: “Non credo più nello sport pulito”

La squalifica a Sinner è già in corso ma continuano gli strascichi e le polemiche attorno a questa vicenda. Si è espresso duramente Novak Djokovic, parlando della possibilità di “influenzare l’esito del processo” se si è un giocatore di punta o meno. Il suo riferimento è al caso Sinner ma anche a quello di Iga Swiatek: in entrambi i casi sono stati dichiarati innocenti, ma lo staff responsabile di questa negligenza accertata è ancora nel circuito. Il campione serbo sottolinea ancora una volta come siano tanti i tennisti che trovano strano questo aspetto, evidenziando come si possa parlare di favoritismo.

Le perplessità sono espresse anche da Jessica Pegula, che mette in dubbio l’uniformità di regolamenti e procedure, ribadendo come il sistema ad oggi sia poco trasparente: “Il sistema antidoping è rotto, dobbiamo analizzarlo molto seriamente. Credo che nessuno si fidi di questo sistema, è un’immagine orribile per questo sport.

Molto netto sulla vicenda è stato anche Alexander Zverev, finalista agli Australian Open (vinti proprio da Sinner. Il tedesco sottolinea come una vicenda del genere meriti maggior chiarezza: se la colpa c’è ben venga la sospensione, ma se non c’è non occorre alcun tipo di pena. In più, aggiunge, “penso che tre mesi non siano una sospensione adeguata per l’assunzione di steroidi”. Molto più netto il commento di Stan Wawrinka, che ha rilasciato una dichiarazione su X che lascia poco spazio ai dubbi circa la sua posizione: “Non credo più nello sport pulito”.

Crediti immagine: Alamy

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