Il tecnico francese comincerà la sua ventesima stagione sulla panchina dei Gunners. A Londra ha vinto 14 titoli, ma l’ultima Premier League messa in bacheca risale al 2003/04.
Squadra che vince non si cambia. In casa Arsenal, che si trionfi o meno, non si cambia e basta. Il francese Arsene Wenger festeggerà nella prossima stagione il ventesimo anno sulla panchina dei Gunners.
Nel corso degli anni non son state tutte rose e fiori, ma il tecnico di Strasburgo ha sempre resistito ai venti di bufera convincendo la dirigenza del club londinese a puntare, anno dopo anno, sempre su di lui.
La filosofia con cui Wenger si è fatto conoscere nei suoi anni di Premier, e prima ancora in Ligue 1 col Monaco, è chiara e nota a tutti: squadra il più giovane possibile, dall’alto tasso tecnico, eccellente nel fraseggio stretto e con un forte Dna francese, costante rispettata dai tempi di Henry, Pires, Vieira, Gallas & co., fino agli odierni Koscielny, Debouchy, Flamini, Giroud, ecc.
L’Arsenal, a poco più di un mese dal calcio d’inizio del prossimo campionato, si presenta ai blocchi di partenza della Premier decisamente un paio di gradini sotto Chelsea e Manchester City, le cui vittorie finali sono quotate rispettivamente 2,35 e 3,75. I Gunners si devono “accontentare” del loro 5,50, comunque meglio 6,25 del Manchester United.
Il primo decennio di Wenger all’Arsenal è stato a dir poco folgorante: 3 Premier League vinte (1998, 2002 e 2004, quest’ultima da imbattuti), 4 FA Cup e 4 Community Shields, più la finale di Champions persa col Barcellona nel 2006.
Proprio dalla finale di Parigi qualcosa sembra però essersi rotto. Da lì in avanti un altalena continua fra terzi e quarti posti in Premier, senza mai lottare veramente per il titolo e con i pregi che tanti appassionati di calcio avevano imparato a riconoscere all’Arsenal, trasformatisi in difetti.
Il fraseggio divenuto da arioso a lezioso, sterile e quasi estenuante. La freschezza della rosa trasformata in inesperienza, con una squadra irrimediabilmente destinata a sciogliersi nei momenti clou della stagione e totalmente priva del killer instinct che le dovrebbe permettere di lottare alla pari con le rivali.
I soldi non mancano, e all’Emirates anche nelle ultime stagioni hanno continuato a transitare grandi campioni – negli ultimi giorni si è parlato di un forte interessamento per Vidal. I risultati invece sono stati ben lontani da quelli sperati, e non basta la doppietta in FA Cup della ultime stagioni unita alla Community Shields 2014 per dissipare la sensazione che la crescita dei Gunners si sia irrimediabilmente arenata sulle convinzioni dogmatiche del proprio tecnico. Convinzioni che da una dozzina d’anni a questa parte hanno però smesso di pagare dividendi.