Lo scontro fra il Dottore e lo spagnolo ha monopolizzato l’attenzione attorno al Gran Premio di Sepang, mettendo in ombra la grande impresa di un Jorge Lorenzo sempre più vicino alla vetta della classifica. Un brutto gesto e un pessimo epilogo: questo Mondiale è rovinato irrimediabilmente?
Comunque vada sarà un insuccesso. Quello che doveva essere il campionato mondiale di Moto Gp più bello, combattuto ed equilibrato dell’ultimo decennio rischia di finire in archivio fra due settimana bollato col marchio di una vergogna difficilmente cancellabile.
Le immagini del settimo giro di Sepang non verranno dimenticate tanto facilmente: Marquez che in bagarre si affianca a Rossi sull’esterno, l’italiano che gli lancia un’occhiataccia una, due volte e poi allargando il ginocchio lo manda a stendersi sulla ghiaia.
Le prime immagini non lasciavano dubbi sulla colpevolezza di Valentino. Un altro video ha poi messo in luce una possibile “testata” di Marc, che avrebbe appoggiato il casco sul ginocchio del numero 46. Ma è davvero così importante capire chi abbia iniziato per primo, come si fa di fronte a un litigio di giovani alunni delle elementari?
In pista scendono gli uomini, non i bambini. Temerari, avventati, capaci come nessuno di correre sul filo della sana pazzia, ma pur sempre uomini. E come tali vanno trattati.
Se Marquez ha sbagliato, non lo ha fatto battagliando con Rossi purché già matematicamente tagliato fuori dalla lotta iridata, perché se in pista continuano a scendere venticinque piloti è giusto che ciascuno di loro corra per la vittoria o per il piazzamento più alto possibile. Se Marquez ha sbagliato lo ha fatto appoggiando la testa al ginocchio di Rossi nel tentativo – scorretto qualora venisse dimostrato – di innervosire l’avversario andando oltre le regole.
Rossi invece ha sbagliato e basta, senza se e senza ma, compromettendo forse irrimediabilmente la corsa al decimo titolo mondiale. Il destino del più forte è quello di essere venerato dai propri tifosi e apprezzato dagli appassionati tout court, nonché di essere cordialmente odiato dagli avversari che puntualmente ci si mette dietro di gara in gara e di stagione in stagione. E’ un peso che le spalle dei campioni devono saper sopportare.
Nella sua lunga carriera in MotoGp Valentino è passato attraverso tanti screzi e litigi spesso con chi, un tempo amico, si è riscoperto nemico nel momento in cui ha preso le sembianze di un avversario per il titolo. L’antagonista per eccellenza Biaggi, Gibernau, Stoner, Lorenzo ai tempi degli attriti della prima ora e del box diviso da un muro. Ora Marquez, storicamente valentiniano e che non ha mai nascosto l’idolatria per il pesarese fin da bambino. Ma quando si corre per un Mondiale tante cose possono cambiare.
Per una sorta di strana par condicio, se a Sepang perdono in due – Rossi e Marquez – in altrettanti vincono: vince Pedrosa, che mette in tasca il secondo trionfo nelle ultime tre gare e trionfa Lorenzo, che con un secondo posto da brava formichina mangia altri 4 punti a Valentino e arriva a questo punto a Valencia da grande favorito. Jorge potrà contare sull’inerzia delle ultime due gare e su un pubblico monoliticamente schierato in suo favore nella gara che assegnerà il titolo 2015 e su un Valentino Rossi che – se andrà a Valencia come ogni sportivo spera che sia – partirà dall’ultima posizione in griglia.
Poteva e doveva essere un grande successo di sport e di emozioni. Il rischio è che anche sul podio spagnolo si tornerà a parlare di quanto accaduto al settimo giro di Sepang. Una macchia incancellabile che questo Mondiale davvero non avrebbe meritato.