Intervista esclusiva a Casiraghi:
Intervista esclusiva a Casiraghi:

Intervista esclusiva a Casiraghi: “Italia, deve cambiare tutto il sistema. Juventus, non perdere Dybala”

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Quale, secondo te, è il motivo principale che non ha portato l’Italia in Russia?

C’è da considerare che comunque eravamo in un girone con una squadra che, in questo momento, è superiore a noi. Negli ultimi 10 anni lo sono stati. Ci è capitata una squadra più forte con un solo posto a disposizione. Ciò non toglie che nella doppia sfida con la Svezia si sono viste tante lacune della squadra e dei giocatori, quindi la motivazione va cercata nel fatto che non è cresciuta dopo la sconfitta che c’è stata in Spagna. C’è stato un peggioramento sotto tutti i punti di vista. Se parliamo di risultati e della mancata qualificazione, la causa principale è questa. Se dobbiamo andare a cercare altre cause, come si sta facendo in questi giorni, legati ad un discorso strutturale del calcio italiano, quello è un discorso che va fatto ovviamente a partire dai dirigenti, dalla Federazione e a livello organizzativo. Dal punto di vista del campo e dei risultati, la squadra non è cresciuta in questo periodo, anzi: ha avuto un’involuzione, sia tattica che tecnica, notevole.

Riusciresti ad individuare un colpevole per quanto accaduto?

Non esiste solo un colpevole. E’ chiaro che in questo caso Ventura è l’allenatore e quindi è quello che paga, si sapeva che la soluzione di Tavecchio non era la migliore e quella che poteva portare innovazione o rinnovazione, era una cosa preventivata, e così è stato. E’ vero che ha cercato di portare qualche cambiamento, ma ci vogliono tante cose per cambiare, ma non solo a livello di Federazione, ma anche nello stesso sistema di calcio e tipo di gioco. Bisogna avere più coraggio per proporre un calcio diverso in tutte le situazioni, dal settore giovanile alle prime squadre, dai dilettanti alla Serie A. Bisogna proporre un calcio diverso. Germania e Spagna negli ultimi 10 anni hanno usato un calcio fisico e in maniera divina sotto tanti punti di vista. Dobbiamo imparare di loro costruendo a livello calcistico. E’ l’unica possibilità per migliorare e crescere.

Tu hai allenato l’Under 21: chi secondo te è pronto per essere lanciato in prima squadra?

A me piace Chiesa, è un ragazzo che ha delle qualità importanti e, soprattutto, ha anche testa. E’ un ’97, molto giovane, ma è quello più pronto per un passo in avanti. In questo caso, chi arriverà ad allenare la Nazionale, dovrà rinnovare in buona parte la squadra. Ci vuole un attimo di pazienza, i periodi di transizione necessitano tempo e pazienza.

Questo può essere un vantaggio per Di Biagio, che allena l’Under 21. Può essere un traghettatore in attesa di un grande nome prima delle qualificazioni Europee?

Dipende dalle scelte che farà la Federazione. L’allenatore è un passo successivo, bisogna vedere chi sarà il presidente federale e le decisioni che prenderà lui e il Consiglio, ma per questo bisogna aspettare ancora un po’.

Il favorito è Ancelotti. Pensi ci siano possibilità di vederlo sulla panchina azzurra?

Se guardiamo il curriculum, lui e Guardiola sono i migliori, pur essendo diversi. Ha vinto praticamente in quattro-cinque paesi diversi, non c’è da discutere sulla sua competenza e sulla sua bravura. Ha anche le qualità per fare il commissario tecnico, che è diverso rispetto al ruolo dell’allenatore di club. Sa gestire bene il gruppo, e questa è una componente importante per allenare la Nazionale. Dipende da quello che gli verrà proposto, se ci sarà una Federazione forte o no. Bisogna aspettare le vicende dirigenziali, poi si vedrà, ma Ancelotti è un’ottima scelta.

C’è qualcosa che può essere salvato dal passato dal presente, e cosa si può fare per il futuro?

Va fatta un’analisi approfondita, ma ovviamente non è tutto da buttare, assolutamente. Vanno organizzati bene i campionati. Credo che ci siano troppe squadre nei campionati professionistici. Andrebbe diviso il calcio dilettante da quello professionista: sono due mondi diversi con esigenze diverse. Se pensi che la Lega Nazionale Dilettanti ha più potere nel Consiglio rispetto alla Serie A o alla Serie B. Le esigenze sono diverse, e le decisioni prese scontentano tutti. Va cercato di dare una mano nella valorizzazione dei settori giovanili, va data possibilità ai giovani di giocare. Non c’è mancanza di calciatori, c’è semmai fatica nel farli giocare. E’ anche per il tipo di calcio in Italia: prevalentemente tattico, fisico, non si guarda allo stile, ai principi e alla qualità di gioco. Si fa fatica a far giocare i calciatori di talento, che nelle partite importanti contro la Svezia sono decisivi. Tutto alla fine torna: il Manchester City gioca con quattro difensori, tutti bravi a giocare con una palla, un mediano come Fernandinho, poi ha tutti giocatori offensivi di qualità, con Silva, Sterling, gente che si sa adattare. Loro ovviamente hanno le possibilità di comprare giocatori forti. L’idea è di costruire un calcio più propositivo e più bello da seguire.

Chi può essere il leader del nuovo corso in campo? Magari come capitano, se anche Chiellini dovesse lasciare?

Bisogna vedere chi lascerà, adesso quelli che hanno lasciato sono i due più importanti rimasti. De Rossi e Buffon sono quelli con più esperienza e personalità, che hanno trainato la Nazionale in questi ultimi anni. E’ una perdita importante, bisognerà vedere Chiellini, Bonucci, lo stesso Barzagli, i reduci del 2006 hanno lasciato. La figura del campione di esperienza è troppo importante, è sempre stato così. Negli anni 90 c’era Baresi, la figura più importante, c’era Maldini, giocatori di riferimento che nelle partite importanti possono dare una mano ai giovani. Se rimarrà Bonucci, se rimarrà Chiellini, poi il resto sono tutti ragazzi tendenzialmente ancora giovani come presenze. Però avremo di tempo a disposizione per farli crescere a livello di esperienza, più che di età, essendoci già giocatori di 24 anni. Altri, come Immobile, sono nel pieno della carriera, ma i più esperti sono Chiellini e Bonucci.

La Lazio, senza mai fare stravolgimenti sul mercato, è una delle sorprese del campionato. Qual è il segreto?

Secondo me è un insieme di cose. Intanto è una società che negli ultimi anni ha fatto un mercato sempre ottimo, comprando giocatori non di grandissimo nome, però poi rivelatisi ottimi scelte: Felipe Anderson, Milinkovic-Savic, lo stesso Keita gente non così conosciuta. E’ stato bravo Tare, ha quasi sempre azzeccato le scelte. C’è un gruppo formato da ottimi giocatori che giocano molto bene insieme. La squadra gioca bene e si diverte, e questo è merito anche di Inzaghi che sta facendo un ottimo lavoro. E’ stata una scelta forzata, all’inizio c’è stato Bielsa, che poi fortunatamente non ha accettato. La scelta di Inzaghi è stata la prima alternativa, poi lui è stato veramente bravo, si vede il feeling nello spogliatoio e nello staff.

Pensi che Inzaghi abbia la maggior parte dei meriti di quanto stia accadendo alla Lazio?

Al livello di costruzione di squadra ha grandi meriti, divisi con Tare, ma anche Peruzzi, che fa da tramite: sono tanti tasselli messi al posto giusto. I risultati arrivano perché tutto funziona nella maniera giusta?

La Lazio è quarta con una partita in meno, ed è potenzialmente seconda con la Juventus. Cosa deve fare per ridurre il gap?

Né più né meno di quello che sta già facendo. Sta tenendo il ritmo delle grandi, quest’anno il campionato è diviso in due parti: chi lotta per il posto Champions, se poi ci aggiungi Milan, Torino e Sampdoria, che sono un po’ a ridosso, e il resto delle squadre che hanno fatto davvero pochissimi punti con quelle in lotta per l’Europa. Ci sono solo quattro posti per la Champions League e ci sono cinque squadre, poi magari il Milan potrà rientrare. Non sarà una lotta solo per lo scudetto.

Immobile può vincere il titolo di capocannoniere alla fine dell’anno?

Ci sono tanti attaccanti che fanno gol: Icardi, Higuain, Dybala. Lui sta tenendo una media altissima, pazzesca, ha fatto 15 gol. E’ anche il finalizzatore principale della Lazio. Per come gioca, ha ampi spazi dove muoversi, ha il vantaggio di essere il termine ultimo. Secondo me continuerà sicuramente a fare gol, magari può incontrare qualche difficoltà, la concorrenza è sempre forte, ma lotterà fino alla fine per vincere il titolo di capocannoniere in Serie A.

Eri titolare nella finale di Coppa UEFA tra Lazio e Inter. Pensi che i biancocelesti possano raggiungere la finale di Europa League?

Sarebbe bello, manca da tempo una squadra italiana. L’Europa League, ovviamente, non è la Champions, ma ci sono tante squadre forti, rientreranno quelle dei gironi di Champions, c’è il Milan. Non sarà un cammino facile, è difficile perché con anche il campionato devi avere una rosa altamente competitiva, ma la Lazio ce l’ha: tra poco rientra Felipe Anderson, starà meglio anche Nani, che è arrivato da poco. Le alternative le ha, spero che possa ad arrivare in finale come quella che ho fatto io.

La Juventus è quasi agli ottavi di Champions, ma dopo due confronti con lo Sporting Lisbona non proprio eccellenti. Può essere l’anno giusto per vincerla?

La Champions League è peggio dell’Europa League, ad un certo punto, dagli ottavi o dai quarti in su, si incontrano le migliori, e lì sono i dettagli, la fortuna e la sfortuna a fare la differenza, perché l’equilibrio è sottile, così come l’anno scorso. Fino alla finale andò tutto bene. Ci vuole anche fortuna ai sorteggi, perché se ti capitano degli scontri diretti con Real Madrid, Barcellona, Bayern, Manchester, dove hai il 50% di possibilità di vincere, diventa più difficile. Arrivare in finale è sempre una grande impresa.

Il tweet di Pogba conteneva un messaggio per il trasferimento a Manchester di Dybala. E’ un colpo possibile?

Siamo a metà anno, quindi è ancora molto presto, lui è partito benissimo e adesso ha un calo, ma deve tornare ad essere quello decisivo di inizio anno. La Juventus è una grande squadra rispetto a molte alte, non penso che si farà scappare un giocatore così importante.

Emre Can sarebbe un buon acquisto per rinforzare il centrocampo?

Bisogna comunque aspettare giugno, a gennaio non ci sarà questa possibilità. La Juve è una squadra completa, nel senso che ha in mezzo al campo giocatori di qualità: Pjanic è un grandissimo giocatore, c’è Matuidi, Marchisio è importante e sta rientrando, c’è Khedira. Le alternative ci sono, non c’è urgenza di prendere un giocatore così. A giugno è un altro discorso.

In difesa ci sono rumors in Inghilterra di un interessamento per Bellerin dell’Arsenal. E’ possibile vederlo in Italia?

Non lo so, è un buon giocatore, lo conosco abbastanza bene, ma non è facile che una squadra inglese molli un giocatore così importante, ci vogliono tanti soldi, e da questo punto di vista è difficile competere con loro, avendo una disponibilità maggiore rispetto a quelli italiani.

Riguardo il Chelsea: pensi sia l’ultima stagione, ammesso che la concluda, per Antonio Conte? Quali sono le motivazioni che hanno portato a questo deterioramento con lo spogliatoio e con Abramovich?

Alla fine sono sempre i risultati che decidono le sorti di un allenatore, e lui è in corsa su tutti i fronti. In Inghilterra i tabloid cercano sempre il pelo nell’uovo, il contrasto, quindi l’hanno ovviamente fatto nel momento in cui ha ottenuto qualche risultato negativo, però il Chelsea è un’ottima squadra, Conte è un ottimo allenatore, e non è così facile rimpiazzarlo. Abramovich ci penserà bene prima di privarsi di un allenatore così. Il campionato è lungo, anche se in questo momento il City è avvantaggiato, però, c’è ancora la Champions League, l’FA Cup, tante partite che possono cambiare le carte in tavola.

In caso dovesse andare via dal Chelsea, dove potrebbe allenare Conte?

Penso dovunque. E’ uno degli allenatori top in Europa, non sarebbe un problema in lui. La sua prima scelta è di rimanere, è un allenatore di carattere e orgoglioso, poi se non sarà così avrà la possibilità di andare non dico dovunque, ma quasi, ci sarà la fila sicuramente.

Lo vedi possibile un ritorno al Milan a giugno?

Vale sempre il discorso di prima: siamo a novembre, ci sono sei mesi prima di giugno, e in sei mesi ne possono cambiare di cose. E’ troppo presto per fare discorsi di questo genere. Se il Milan arriva tra le prime quattro come fai a cambiare allenatore? Dipende dagli obiettivi delle squadre e se vengono raggiunti o no.

Il Chelsea è a -9 dal City. Serve qualche acquisto top per rientrare nella corsa al titolo?

Loro avevano il problema del centravanti, ma hanno preso Morata, che ha fatto sempre bene. Trovare un top player a gennaio è difficile, perché chi ha grandi attaccanti di valore se li tiene. Il top player difficilmente si muove a gennaio, non ci saranno grandi movimenti. Con il rientro di Kanté, che adesso è stato fuori, è una squadra completamente diversa. Il Chelsea dipende tanto da Kanté, è un giocatore incredibile che ti conquista un sacco di palloni: è un calciatore determinante. L’acquisto è tenersi Kanté.

Morata è passato, come te, dalla Serie A all’Inghilterra. Hai un suggerimento per lui per essere più incisivo?

E’ un ragazzo abbastanza giovane, di grande classe, grande qualità, si muove molto bene. All’inizio, in Italia, sembrava non avere grande personalità e coraggio in campo, ma in realtà gli è uscito questo lato caratteriale decisivo in Inghilterra, dove si gioca un calcio fisico e non solo tecnico. Devo dire che si è adeguato bene, ha lottato, ha tirato fuori delle qualità che in Italia non si erano viste tantissimo.

Tu e Zola siete stati al Birmingham lo scorso anno. Cosa non ha funzionato? Entrambi conoscete bene il calcio inglese

Lì le cose non sono andate bene perché la squadra era stata costruita per l’allenatore che c’era in precedenza, hanno cambiato pensando di poter riuscire a giocare un calcio diverso, più propositivo. In realtà la squadra non era ancora pronta a livello qualitativo per fare questo cambiamento durante la stagione, abbiamo trovato difficoltà in questo, nel cercare di cambiare le richieste durante la gara. In questo abbiamo fatto fatica, penso sia stato questo il motivo che ci ha fatto trovare tante difficoltà.

Insieme avete allenato anche in Qatar. Quali differenze ci sono con il calcio europeo?

Ci sono tante differenze, è un altro tipo di calcio. Aldilà dei tre stranieri, dipende dalle scelte che una squadra fa. Sono tutti giocatori di un buon livello, gli altri sono del Qatar, dove ci sono 200mila persone in totale, quindi i giocatori sono pochi, e quei pochi non hanno una grande qualità. Se ci metti anche che a volte si gioca a temperature folli, diventa difficile avere una squadra competitive, ci sono tante differenze tra il Qatar con l’Italia e con l’Europa.

Magari puoi dare un consiglio alle Nazionali quando giocheranno il Mondiale nel 2022…

E’ un mondo completamente diverso dal nostro, però hanno voglia di imparare, costruiranno un Mondiale di altissimo livello. Le strutture saranno le migliori. Sarà particolare perché sarà in inverno per problemi di temperatura. Sarà un Mondiale completamente diverso rispetto agli altri, ma di un ottimo livello.

Hai sempre seguito Zola, ma hai voglia di essere protagonista in panchina? Magari allenando in Inghilterra?

Adesso Gianfranco si è preso un anno di pausa, vuole aspettare il prossimo giugno. Se ci dovesse essere una possibilità, assolutamente sì. Mi piacerebbe, pur essendo legato a lui, allenare da solo. Dipende dalle opportunità che eventualmente capiteranno, vedremo, anche se dovessero arrivare dall’Italia, in una squadra di Serie C o dalla Serie B. Non è assolutamente un problema.

Intervista a cura di Piergiuseppe Pinto

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