Italia da rifare_la nazionale ruolo per ruolo
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Nazionale italiana da rifare: “benzina verde” e novità tattiche, il laboratorio di Mancini

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Una Nazionale italiana da rifare. Pochi giri di parole. Le sonore lezioni impartite da Argentina e Germania hanno aperto e chiuso l’intenso ciclo di partite cui è stata chiamata l’Italia di Roberto Mancini nel finale di stagione. Risultati che hanno espresso l’attuale distanza del calcio italiano dal vertice, per qualità ed esperienza. I motivi per essere ottimisti comunque non mancano: scopriamo quale potrà essere la base azzurra in vista di Euro 2024 e del Mondiale 2026, il primo a 48 squadre.

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Nazionale italiana da rifare, un anno dopo Wembley: come ripartire?

Un anno fa di questi tempi prendeva forma il sogno azzurro ad Euro 2020. Appena otto mesi dopo, l’impresa è stata offuscata dalla seconda mancata qualificazione consecutiva ai mondiali di calcio e dove nelle quote scommesse dei Mondiali 2022 l’Italia non sarà presente. Il ciclo del resto si era idealmente chiuso già nella Final Four di Nations League, che aveva interrotto la striscia record di imbattibilità dell’Italia a 35 partite, ma come osservato dal ct Mancini avviare il rinnovamento già all’epoca sarebbe stato impopolare. L’Italia non andrà in Qatar anche per un pizzico di sfortuna, tra rigori sbagliati e accoppiamenti impegnativi nei playoff, ma l’occasione deve essere sfruttata per avviare una nuova era. A livello di uomini e di gioco.

Difesa: da Scalvini a Gatti, ecco gli eredi di Bonucci e Chiellini

Giorgio Scalvini è stato il debuttante in Nazionale numero 50 della gestione Mancini. Subentrato quando la partita contro la Germania era già compromessa, l’atalantino si è disimpegnato con personalità addirittura da centrocampista. Serviranno altri banchi di prova, ma alla vigilia della stagione che dovrebbe consacrarlo da titolare nell’Atalanta si può immaginare per lui un futuro radioso in maglia azzurra, magari in coppia con Alessandro Bastoni, con il quale condivide le origini nel settore giovanile della Dea ed anche le caratteristiche tecniche di difensori moderni, abili nell’impostazione e adattabili sia ad una linea a tre che a quattro.

Le alternative comunque non mancano, perché se Acerbi e Bonucci concluderanno inevitabilmente il proprio percorso azzurro con Euro 2024 e Luiz Felipe andrà ancora sperimentato, Federico Gatti, che ha caratteristiche da marcatore puro rispetto a Bastoni e Scalvini, ha superato il crash test dell’esordio contro l’Inghilterra. Doverosa anche la citazione gli attuali centrali dell’Under 21: Caleb Okoli e Lorenzo Pirola si apprestano al debutto in A con Cremonese e Monza, ma hanno già mostrato un potenziale interessante. Non meno abbondanza sembra esserci alla voce esterni.

Con Di Lorenzo e Spinazzola al momento intoccabili, Calabria e Dimarco, che sembra in grado di scalzare Emerson Palmieri, sono i rispettivi rincalzi naturali, ma all’orizzonte già si intravede un lungo elenco di potenziali azzurrabili: da Destiny Udogie, mancino dell’Udinese, ai pari ruolo Andrea Cambiaso del Genoa e Fabiano Parisi dell’Empoli, mentre a destra spiccano Raoul Bellanova, reduce da un ottimo campionato d’esordio in A a Cagliari e il napoletano Alex Zanoli.

E in porta? Qui il capitolo è inevitabilmente più breve, visto che per almeno un decennio ci sarà solo da individuare un dodicesimo di Gianluigi Donnarumma. Alle candidature naturali di Alessio Cragno e Alex Meret, e all’esperienza di Pierluigi Gollini, va aggiunto il talento naturale di Marco Carnesecchi e Guglielmo Vicario.

Nazionale italiana da rifare, centrocampo: Verratti la luce, Tonali in ascesa

Anche a centrocampo l’Italia sembra poter dormire sonni tranquilli, tra chi è già una certezza e chi potrà diventarlo. Il punto fermo sarà Marco Verratti, giocatore attorno al quale Mancini costruirà una mediana il più completa possibile, col probabile addio al doppio regista a favore di un reparto più muscolare e dedito agli inserimenti. La stella del Paris Saint-Germain dovrebbe ancora agire da mezzala, così, se non si ripartirà da Jorginho, sono aperte le candidature per il ruolo di centrale di una linea che dovrebbe essere a tre.

In Nations League Locatelli si è ben disimpegnato nel ruolo, che potrebbe però appartenere anche a Sandro Tonali: il milanista, reduce da una stagione ad altissimo rendimento, per caratteristiche rischia però di essere alternativo a Nicolò Barella, che almeno in avvio parte in vantaggio. Due giovani sembrano i più adatti al ruolo di play: Sebastiano Esposito, regista naturale e un altro dei deb ai quali non manca la personalità, e Samuele Ricci, più universale nell’interpretazione del ruolo. In attesa del rientro dello sfortunato Gaetano Castrovilli, a Bryan Cristante dovrebbe toccare ancora il ruolo di “co titolare” avuto ad Euro 2020.

In attacco: tecnica e imprevedibilità aspettando il “vero 9”

L’assenza di Lorenzo Pellegrini e di Matteo Pessina nel paragrafo dedicato al centrocampo non è stato frutto di dimenticanze, semmai della considerazione che proprio a causa dell’abbondanza di alternative in mezzo al campo e grazie alla loro duttilità il romanista e l’atalantino potranno tornare utili nella linea offensiva, come trequartisti, pur con caratteristiche differenti, o come attaccanti esterni “spuri”. In Nations League Pellegrini e Pessina si sono ben comportati da falsi esterni pronti a tagliare verso il centro garantendo assist e inserimenti.

Un progetto che ha in Giacomo Raspadori un interprete “naturale” con le qualità dell’attaccante vero e che merita di essere portato avanti, considerando che alla voce esterni puri si può contare al momento sui “vecchi” Berardi, Bernardeschi, Chiesa e Insigne e sul rampante Wilfried Gnonto: solo lo juventino sembra poter essere un titolare inamovibile dell’Italia che verrà. Alla nuova Italia servirà però anche un centravanti di ruolo: con l’era di Immobile e Belotti destinata a concludersi entro un biennio, le candidature più quotate sono quelle di Gianluca Scamacca, Pietro Pellegri e Roberto Piccoli, con il primo che parte in vantaggio grazie all’esperienza già maturata in Serie A. Guai, però, a pensare che l’era del falso centravanti si sia già esaurita. Alla Giovane Italia non mancano soluzioni neppure in questo caso: gli stessi Gnonto e Raspadori sono i migliori interpreti del ruolo, pur dovendo fare i conti con l’inevitabile ridotta fisicità richiesta solo in parte dal ruolo.

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Crediti Immagine: Getty Images

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