I Palloni d'Oro più discussi di sempre, da Luis Suarez a Lionel Messi
I Palloni d'Oro più discussi di sempre, da Luis Suarez a Lionel Messi

I Palloni d’Oro più discussi di sempre, da Luis Suarez a Lionel Messi

Un articolo sui Palloni d’Oro più discussi di sempre non può che partire da una semplice quanto doverosa premessa: il premio ideato da France Football nel lontano 1956, come tutti i riconoscimenti individuali, viene da sempre assegnato dopo una raccolta di voti che vengono assegnati secondo parametri assolutamente personali e assai raramente il vincitore di quello che resta il più importante riconoscimento individuale in circolazione ha messo tutti d’accordo.

Da Suarez a Messi, i Palloni d’Oro più discussi di sempre

Nelle 64 edizioni andate in scena dal 1956 a oggi, sono stati almeno una decina i Palloni d’Oro discussi se non apertamente criticati dai tifosi e dagli stessi addetti ai lavori. Il motivo è semplice: in mancanza di fattori oggettivi, diventa estremamente personale stabilire quale sia stato il miglior calciatore in una determinata stagione. Spesso i giurati hanno guardato alle squadre capaci di vincere un trofeo importante, o alle competizioni tra nazionali come Europei e Mondiali, molto spesso gli attaccanti sono stati favoriti rispetto alla concorrenza. E che dire dell’innegabile peso politico di certi club?

Ideato per premiare il miglior calciatore europeo prima e il miglior calciatore al mondo poi, il Pallone d’Oro è stato alzato da alcuni dei più celebrati campioni di ogni epoca e anche da quelli che molti potrebbero definire quasi dei carneadi, protagonisti magari di una stagione fortunata o rappresentanti di una squadra vincente. Ricostruiamo insieme la storia dei Palloni d’Oro più discussi di sempre.

Il Pallone d’Oro è nato nel 1956 su iniziativa del periodico France Football grazie all’idea di Gabriel Hanot. (Getty Images)

1960: Luis Suarez

La quinta edizione del Pallone d’Oro vede la vittoria un po’ a sorpresa di Luis Suarez, El Arquitecto del Barcellona capace di vincere Liga e Coppa delle Fiere e di segnare la bellezza di 14 reti pur operando da regista di centrocampo. Uno dei migliori calciatori spagnoli di tutti i tempi, futuro perno su cui poggerà il gioco della Grande Inter di Helenio Herrera, che nel 1960 Suarez sia uno dei migliori giocatori al mondo è fuori discussione: la sua lucida visione di gioco e i lanci millimetrici di 40-50 metri, capaci di mandare puntualmente in gol i compagni, lasciano a bocca aperta.

Difficile però affermare che meriti il premio più dell’ungherese Ferenc Puskas, leader della “Squadra d’Oro” dell’Ungheria che a 33 anni segna la bellezza di 47 reti in 33 gare con il Real Madrid, compreso un poker nella finale di Coppa dei Campioni vinta 7-3 contro l’Eintracht Francoforte. Il “Colonnello” magiaro spicca in un attacco atomico che comprende tra gli altri anche Alfredo Di Stefano, già vincitore nelle edizioni del 1957 e del 1959: nel 1958 il successo è andato a un’altra stella delle merengues, Raymond Kopa, e può essere per questo motivo che la giuria opta per Suarez, stella del Barcellona.

1964: Denis Law

Nel 1964 Denis Law è senza alcun dubbio uno dei più forti attaccanti in circolazione. Durante la stagione mette a segno 46 gol in 42 partite, in quella precedente ha conquistato la FA Cup con il Manchester United e in quella successiva vince con i Red Devils il campionato inglese, preludio alla fantastica vittoria in Coppa dei Campioni che arriverà nel 1968.

Eppure c’è chi afferma che non meriti il Pallone d’Oro più di Luis Suarez, cervello della Grande Inter di Helenio Herrera che a cavallo delle due stagioni (1963/1964 e 1964/1965) conquista altrettante Coppe dei Campioni e l’Intercontinentale. Il campione spagnolo, dopo aver beffato Puskas nel 1960, stavolta deve accontentarsi di un secondo posto che inevitabilmente fa discutere.

1967: Florian Albert

A distanza di 7 anni dal mancato successo di Puskas arriva il primo (e unico) trionfo per un calciatore ungherese: parliamo di Florian Albert, eccezionale attaccante a tutto campo che per tutta la carriera indosserà unicamente la maglia del Ferencvaros, con cui registrerà 256 gol in 351 partite. “L’Imperatore”, noto tanto per la sua eleganza quanto per la sua freddezza davanti al portiere, a dire la verità disputa le sue migliori stagioni nel 1965 e nel 1966, quando vince la Coppa delle Fiere e poi risplende nei Mondiali d’Inghilterra, ma viene oscurato prima da Eusebio e poi da Bobby Charlton.

Ecco perché sorprende la vittoria del 1967, che arriva dopo un’ottima annata a livello individuale e anche grazie a una concorrenza non così eccezionale – quest’ultimo motivo sarà alla base di molti dei Palloni d’Oro più discussi: in assenza di grandi competizioni per Nazionali e con il poco considerato Celtic Glasgow campione d’Europa, il successo di Albert sembra quasi un contentino per i mancati riconoscimenti negli anni precedenti, e anche se parliamo di un campione fuori dal comune il criterio scelto dalla giuria non sembra quello che è stato adottato in precedenza e che sarà utilizzato anche successivamente.

1975: Oleg Blochin

Figlio di un’ex-campionessa di atletica ucraina, capace di percorrere i 100 metri in meno di 11 secondi netti, Oleg Blochin è stato uno dei più forti attaccanti mai visti su un campo di calcio, bomber inarrestabile e stella tanto dell’Unione Sovietica quanto della Dinamo Kiev. Il suo successo nel 1975 ha fatto storcere il naso a molti, dato che è arrivato ai danni di due fenomeni molto più celebrati come Johann Cruijff e Franz Beckenbauer, ma in realtà si può senza dubbio parlare di un riconoscimento più che legittimo.

I dubbi possono essere ricondotti all’alone di mistero che circondava il calcio sovietico, i cui migliori esponenti finivano spesso per essere mediaticamente sminuiti dall’opinione pubblica, ma Blochin legittimò il suo successo conquistando campionato, Coppa delle Coppe e Supercoppa UEFA, In quest’ultimo trionfo, arrivato al termine di una doppia sfida contro il Bayern Monaco, fu assoluto protagonista segnando uno splendido gol all’andata e una doppietta al ritorno e vincendo il duello personale con Beckenbauer, leader della difesa tedesca: 180 minuti che probabilmente furono decisivi per convincere la giuria di France Football.

Il micidiale attaccante sovietico Oleg Blochin, Pallone d’Oro nel 1975. (Getty Images)

1982: Paolo Rossi

Che Paolo Rossi sia stato uno dei più grandi attaccanti italiani di tutti i tempi è fuori discussione, così come il fatto che sia stato grazie ai suoi 6 gol che l’Italia ha potuto fregiarsi nuovamente del titolo mondiale nel 1982. Nello stesso anno l’attaccante della Juventus riceve il Pallone d’Oro, secondo italiano a riuscire nell’impresa dopo Gianni Rivera, un successo che forse vuole premiare la Nazionale azzurra campione del mondo ma che sarebbe potuto andare anche ad altri protagonisti della spedizione come Dino Zoff, Gaetano Scirea o Bruno Conti.

La giuria premia invece Rossi, che ha comunque segnato una tripletta nella gara decisiva contro il Brasile, una doppietta in semifinale contro la Polonia e un gol anche nella finale contro la Germania Ovest. Certo per il resto non ha fatto molto, anche a causa della squalifica di due anni per calcioscommesse terminata proprio alla vigilia della spedizione mondiale, ed è per questo motivo che ancora oggi qualcuno contesta la sua vittoria del Pallone d’Oro, arrivata a dire la verità in modo abbastanza netto per la giuria davanti a Giresse e Boniek.

1986: Igor Belanov

All’inizio degli anni ’80, proprio mentre il sogno comunista si avvia alla fine, il calcio dell’Unione Sovietica vive forse il suo momento di maggiore splendore. La Dinamo Kiev e la Nazionale, guidate entrambe dal leggendario tecnico Valerij Lobanovskij, giocano infatti quello che viene definito “il calcio del futuro”, una versione ancora più estrema del Calcio Totale olandese che abbaglia gli occhi di chi lo vede all’opera al punto da mettere in secondo piano risultati che comunque resteranno modesti a livello internazionale.

Tuttavia il 1986 è l’anno buono per un nuovo successo sovietico nel Pallone d’Oro, e l’onore spetta a Igor Belanov, micidiale seconda punta capace di condurre la Dinamo al successo nella Coppa delle Coppe e di lasciare il segno anche ai Mondiali messicani, dove realizza una tripletta nei quarti di finale persi 4-3 contro il Belgio. Un’ottima annata, quella dell’attaccante di Odessa, ma non migliore rispetto a quelle di Emilio Butragueño e Gary Lineker, che nella classifica stilata dai giurati di France Football si piazzano rispettivamente al terzo e al secondo posto.

La sensazione è che il premio sia un riconoscimento a una squadra e a un movimento che come Belanov si scioglierà nel giro di pochi anni come neve al sole, una meteora tanto accecante quanto effimera. Ancora oggi quando si parla dei Palloni d’Oro più discussi di sempre il nome dell’attaccante sovietico è uno dei primi ad essere citati se non il primo in assoluto.

1987: Ruud Gullit

Gullit è stato certo un campione assoluto, che avrebbe meritato in carriera di vincere il Pallone d’Oro e anche più di una volta. Ma non quell’anno.

Con queste parole, appena pochi mesi fa, il portoghese Paulo Futre commentava così la vittoria del Pallone d’Oro del 1987 da parte di Ruud Gullit, iconica stella dell’Olanda e del Milan capace di dominare il mondo sotto la guida di Arrigo Sacchi. Un vero e proprio fenomeno, che però conquistò il premio in un anno in cui aveva conquistato soltanto il campionato olandese prima di trasferirsi in estate in Italia proprio mentre Futre lasciava il Porto dopo aver vinto la Coppa dei Campioni da assoluto protagonista.

L’attaccante lusitano riteneva di meritare il premio più del “Tulipano Nero”, e non ha mai nascosto di credere a chi parlò di interferenze nei voti della giuria da parte del presidente del Milan Silvio Berlusconi, che voleva presentare il suo nuovo grande acquisto in pompa magna. Negli anni successivi Gullit si sarebbe confermato come uno dei più grandi campioni in circolazione, ma è innegabile che sul suo Pallone d’Oro datato 1987 in molti continueranno ad avere più di un dubbio.

1991: Jean-Pierre Papin

Nel 1991 France Football assegna il Pallone d’Oro a Jean-Pierre Papin, attaccante dell’Olympique Marsiglia e della Francia a cui certo non mancano killer instinct e una certa spettacolarità: non sarà il più fine ed elegante dei centravanti, ma è capace di segnare con continuità anche grazie a una straordinaria coordinazione acrobatica che strappa più di un applauso. Nella stagione 1990/1991 ha segnato 36 reti, ha vinto la Ligue 1 da capocannoniere e con il club è arrivato fino alla finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro la Stella Rossa di Belgrado.

Proprio nella Stella Rossa giocano quelli che per molti vengono considerati i giocatori più meritevoli di lui per il premio: Robert Prosinecki, Darko Pancev e soprattutto “il Genio” Dejan Savicevic, che pagano forse una scarsa mediaticità rispetto a Papin, peraltro protagonista in negativo della finale in cui si divora una delle poche nitide occasioni da gol. Eppure la giuria transalpina non ha dubbi: primo JPP, secondi a pari merito, ma ben distanziati, Savicevic, Pancev e Matthaus. Certo il vincitore ha segnato molti gol, ma non è risultato decisivo quando contava e questo è un elemento che pesa e fa discutere.

Ruud Gullit è stato uno dei campioni più iconici della sua epoca, ma sul Pallone d’Oro 1987 non mancano le polemiche. (Getty Images)

1995: George Weah

Dopo quasi quarant’anni, il regolamento del Pallone d’Oro cambia per la prima volta nel 1995: se prima deve essere assegnato al miglior calciatore europeo, motivo per cui non è mai stato alzato da fenomeni come Pelé, Zico e Maradona, da quell’anno il possibile vincitore può essere di qualsiasi nazionalità a patto che militi in un club UEFA. La vittoria del liberiano George Weah rimane comunque controversa, per molti una scelta politica più che tecnica da parte dei giurati, che individuano nel miglior giocatore in circolazione un attaccante sicuramente di grandi qualità ma che con il PSG ha conquistato “appena” Coppa di Lega e Coppa di Francia con il PSG segnando 18 reti.

Come in alcuni casi già visti in precedenza, la sensazione è che a contribuire alla vittoria di Weah sia anche la mancanza di concorrenza: né il tedesco Klinsmann né il finlandese Litmanen, che si piazzano rispettivamente al secondo e terzo posto, sembrano avere lo stesso impatto sui media. Il primo trionfo di un campione africano, dunque, resta controverso soltanto in parte.

1996: Matthias Sammer

Ex talento del calcio tedesco, ex meteora nella Serie A italiana con la maglia dell’Inter, Matthias Sammer si riscopre campione al ritorno in Germania quando con la maglia del Borussia Dortmund si impone come libero moderno, capace di chiudere ogni spazio lasciato libero dai compagni e di impostare l’azione grazie a piedi da regista. Nel 1996 conquista la Bundesliga e gli Europei con la Nazionale, giostrando da assoluto protagonista e imponendosi per un soffio (144 voti a 143) sul giovanissimo fenomeno brasiliano Ronaldo.

Certo il successo di Sammer viene ancora oggi messo in cima alla lista dei Palloni d’Oro più discussi di sempre. Il confronto tra la sua carriera e quella di Ronaldo, a posteriori, è del resto impietoso in favore del Fenomeno, ma bisogna pur dire che il tedesco gioca una stagione praticamente perfetta. Il criterio scelto dalla giuria, cioè giudicare unicamente le prestazioni messe in campo nell’arco dei 12 mesi, può giustificare il suo successo, ma non è lo stesso che è stato adottato in ogni edizione.

2001: Michael Owen

L’ultimo inglese capace di vincere il Pallone d’Oro è Michael Owen, bomber del Liverpool che vince FA Cup, Coppa di Lega e Coppa UEFA. Un successo inaspettato e forse precoce, che non sarà seguito da una carriera sfolgorante anche a causa dei numerosi infortuni che lo tormenteranno. Vero è che il riconoscimento premia la singola annata, ma anche in questo caso le polemiche non mancano.

Per molti il 2001 è infatti l’anno di Raùl, capocannoniere della Champions League vinta dal suo Real Madrid. Talento sopraffino, lo spagnolo avrebbe meritato forse più di Owen di ricevere il premio come miglior calciatore d’Europa.

2003: Pavel Nedved

Che Pavel Nedved sia stato un campione assoluto è fuori discussione, e sul fatto che la stagione 2002/2003 sia stata tra le migliori della sua carriera è difficile obiettare. Con la Juventus il ceco vince la Serie A da protagonista e segna 15 reti, ma è assente per squalifica nella finale di Coppa dei Campioni persa contro il Milan di Paolo Maldini, che per molti meriterebbe il premio come e più di lui.

Per la leggenda rossonera si sarebbe trattato di un giusto riconoscimento alla carriera, ma chi contesta questo ragionamento difficilmente potrà negare che anche Thierry Henry avrebbe potuto vincere il premio: al francese dell’Arsenal non bastano la FA Cup vinta e i 42 gol e 26 assist in un anno solare per superare la “Furia Ceca” bianconera.

Quando si parla di Palloni d’Oro discussi, forse ingiustamente uno dei nomi che per primi vengono in mente è quello di Matthias Sammer. (Getty Images)

2004: Andriy Shevchenko

Inserire il nome di Andriy Shevchenko nella lista dei Palloni d’Oro più discussi può sembrare una forzatura, e in un certo senso lo è. L’ucraino nel 2004 riscatta una stagione precedente vissuta sottotono segnando una valanga di reti e vincendo per la prima e ultima volta in carriera la Serie A, inserendosi con merito nel novero dei più grandi attaccanti del pianeta, ma è sensazione diffusa che tenendo conto dei risultati di club il titolo sarebbe dovuto andare a qualcun altro.

Nello specifico a Deco, cervello brasiliano del centrocampo del Porto capace nella stagione 2003/2004 di conquistare sotto la guida di José Mourinho un poker straordinario di trofei: campionato portoghese, Coppa di Lega, Coppa di Portogallo e soprattutto Champions League. Sono successi che gli permettono di piazzarsi al secondo posto davanti al futuro compagno di squadra al Barcellona Ronaldinho ma non di superare Shevchenko, una scelta certo non scandalosa ma che ancora oggi fa comunque discutere.

2006: Fabio Cannavaro

Nel 2006 l’Italia scrive la storia conquistando per la quarta volta nella sua storia i Mondiali di calcio: il trionfo in Germania è quello di un movimento ferito da Calciopoli e di una squadra straordinaria che si impone sulla concorrenza, più che per merito di qualche singolo particolarmente ispirato, grazie a un gruppo coeso in cui spiccano le qualità di una difesa apparentemente insuperabile.

Il premio attribuito a Fabio Cannavaro appare meritato, ma come nel caso di Paolo Rossi nel 1982 la sensazione è che la giuria voglia riconoscere al difensore i meriti di una squadra intera in cui tanti avrebbero potuto reclamare il premio. Tra questi senza alcun dubbio Gigi Buffon, in vero e proprio stato di grazia ma che deve accontentarsi del secondo posto.

2010: Lionel Messi

Lionel Messi è uno dei più forti calciatori mai apparsi su un campo di calcio, per molti addirittura il migliore in assoluto: stella del Barcellona, emerso grazie a un talento inarrestabile che gli ha permesso di superare tutti gli ostacoli, è l’eroe positivo di una favola che ha conquistato tutti e fonte d’ispirazione per bambini di ogni parte del pianeta. Tuttavia sul suo successo nel 2010, il secondo in carriera, c’è molto da discutere.

Secondo tanti appassionati, nel 2010 il Pallone d’Oro sarebbe dovuto andare a Andrés Iniesta. Cervello del Barcellona campione di tutto e della Spagna che in Sud Africa si laurea campione del mondo, decisivo nella finale contro l’Olanda grazie al gol che piega gli avversari quando i rigori sembrano ormai alle porte, Don Andrés deve accontentarsi tra le polemiche del secondo posto.

2013: Cristiano Ronaldo

Nella stagione 2012/2013 Cristiano Ronaldo segna la bellezza di 55 gol in 55 partite, e considerando il solo 2013 – utile ricordare che il Pallone d’Oro premia l’anno solare – apre la stagione successiva con gli stessi numeri straordinari con cui aveva chiuso la precedente. Tuttavia, andando a guardare la storia del premio e i criteri che sono sempre stati utilizzati, anche in questo caso sembra evidente che ci sia chi avrebbe meritato questo riconoscimento più di lui.

Non si tratta di Lionel Messi, arrivato secondo, ma di Franck Ribery: il francese è la stella più brillante del Bayern Monaco che nella stagione 2012/2013 conquista 4 titoli su 4, dalla Bundesliga alla Champions League passando per le due coppe nazionali. Una bacheca tanto ricca non basta, così come non bastano una classe sopraffina e indiscutibile: “Scarface” deve accontentarsi di un incredibile terzo posto.

Cristiano Ronaldo e Lionel Messi si sono divisi più volte la vittoria del Pallone d’Oro segnando un’epoca: ma per molti entrambi hanno in bacheca almeno due trofei di troppo. (Getty Images)

2014: Cristiano Ronaldo

Se sul Pallone d’Oro vinto nel 2013 da Cristiano Ronaldo non mancano le polemiche, anche nell’edizione successiva sempre ad appannaggio del portoghese qualcuno ha da ridire: si tratta di Manuel Neuer, che come Buffon nel 2006 sembra pagare il fatto di essere un portiere. Le sue prestazioni ai Mondiali vinti in Brasile sono del resto superlative, e il terzo posto finale alle spalle anche di Messi ha il sapore di una vera e propria beffa.

Capace di reinterpretare il ruolo in chiave moderna con uscite coraggiose e spettacolari, inappuntabile quando tra i pali riesce a negare il gol agli avversari con balzi felini, l’estremo difensore tedesco è praticamente perfetto in ogni gara. Impossibile fare di più, ma questo non basta a convincere la giuria.

2019: Lionel Messi

Sono due i premi  contestati a Cristiano Ronaldo e due anche quelli discussi alzati da Lionel Messi: nelle quote del Pallone d’Oro 2019 il grande favorito è infatti il difensore olandese Virgil Van Dijk. Più del tridente formato da Salah, Firmino e Mané, più del portiere brasiliano Alisson, è infatti il centrale difensivo olandese a rappresentare al meglio il Liverpool campione d’Europa e capace di collezionare 97 punti in campionato.

Mai saltato in dribbling per oltre un anno, carismatico e determinato, Van Dijk smentisce i tanti che avevano storto la bocca all’indomani del suo arrivo ad Anfield: costato 84 milioni di euro, cambia completamente la difesa del Liverpool permettendo ai Reds di concentrarsi su un gioco offensivo che rende la squadra di Klopp la più forte d’Europa. Non basta, perché ancora una volta la giuria premia Messi: è l’ultimo dei Palloni d’Oro più discussi di sempre. Almeno fino alla prossima edizione.

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