MotoGp 2016, scaldate i motori: ricomincia la sfida mondiale fra i Fantastici 4
MotoGp 2016, scaldate i motori: ricomincia la sfida mondiale fra i Fantastici 4

MotoGp 2016, scaldate i motori: ricomincia la sfida mondiale fra i Fantastici 4

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Se provate a tendere l’udito sentirete in lontananza un ronzio continuo, lieve, ma in leggera e costante crescita. Che cos’è? Ovviamente il rombo dei motori dei ventuno bolidi che si preparano a scattare dalla linea di partenza della stagione 2016 di MotoGp.

Fra qualche giorno questo ronzio diventerà un vero e proprio boato assordante: alle ore 19 italiane del 20 marzo, a Losail inizierà ufficialmente la nuova stagione del Motomondiale.

Il leit motiv? Troppo facile. Prepariamoci alla resa dei conti: fra Lorenzo e Rossi, per capire chi comanda davvero in casa Yamaha; fra Rossi e Marquez dopo gli insulti e le polemiche che hanno contraddistinto le ultime gare del 2015; fra Lorenzo e Marquez, nel derby spagnolo che stabilirà chi dei due meriti di essere considerato il pilota spagnolo più veloce e vincente di questa MotoGp.

In agguato all’ombra ci sarebbe anche Dani Pedrosa, tre mondiali fra 125 e 250 e 100 podi conquistati nella classe regina, che aspetta ancora di capire se potrà un giorno gettarsi alle spalle la nomea di eterno piazzato e lottare finalmente per il titolo più ambito.

Una cosa è comunque assodata: da tre anni a questa parte, la MotoGp è un affare per quattro.

Non è un Mondiale per tutti

L’egemonia dei Fantastici 4 di Yamaha e Honda sul Motomondiale negli ultimi anni è a dir poco schiacciante.

Innanzitutto, dei ventuno piloti che saranno sulla griglia di partenza a Losail, solo tre hanno in bacheca almeno un titolo MotoGp: Rossi (7), Lorenzo (3) e Marquez (2). Il che vuol dire che i 12 titoli mondiali in pista nella prossima stagione saranno riconducibili esclusivamente a questi tre piloti. Almeno fino all’anno scorso c’era Nicky Hayden, campione del mondo nel 2006 con la Honda e oggi in Superbike, a tenere alta la bandiera degli “outsider”.

Come se non bastasse, nell’arco dei 54 Gran Premi disputatisi dal 2013 ad oggi si alternano i nomi di soli quattro vincitori: Marquez (24), Lorenzo (17), Rossi (7) e Pedrosa (6).

La lotta per il Motomondiale è insomma più che mai appannaggio esclusivo di un circolo ristretto: ed ecco spiegate facilmente le quote per il Gp di Losail, che vedono favoriti Lorenzo (@2,00) e Marquez (@2,20) davanti a Rossi (@7,00) e Pedrosa (@9,00). Fra il quartetto delle meraviglie e il resto dei comuni mortali c’è un distacco abissale: i due piloti della Ducati, che peraltro solitamente va forte sul circuito qatariota, sono bancati 17/1 con Iannone e addirittura 23/1 con Dovizioso. Stessa quota per la coppia Suzuki Vinales-Espargaro.

L’effetto Marquez

Se ci volgiamo la nostra attenzione alle quote relative alla vittoria del Mondiale ci accorgiamo subito di un distacco significativo fra il campione del mondo in carica Jorge Lorenzo e il primo pilota Honda Marquez (entrambi quotati 2,50/1), rispetto a Rossi (@6,00) e a Pedrosa (@12,00).

Passi la scarsa fiducia in Pedrosa, che in dieci stagioni di MotoGp non è mai davvero stato in corsa per il titolo, ma come giustificare la forbice fra Rossi e i primi in listino? In fondo il nove volte campione del mondo ha guidato la classifica iridata per quasi tutta la scorsa stagione, perdendo il primato solo all’ultima gara in uno sprint finale che verrà ricordato come uno dei più tirati e ruvidi di sempre.

È qui che entra in gioco l’effetto Marquez: dal 2013 ad oggi, ovvero da quando il pilota spagnolo è stato promosso nella classe regina, il numero 93 della Honda ha vinto il 44% delle gare a cui ha partecipato (24 su 54), molto meglio di Lorenzo, fermo al 31% con 17 vittorie. In questo dato statistico Rossi e Pedrosa (7 e 6 vittorie a testa) vengono letteralmente surclassati.

L’eta avanza per tutti, anche per un super campione come Valentino, che negli anni ha perso lo spunto, l’incoscienza e la velocità sul giro che continuano ad avere i suoi principali rivali. La carta vincente del pilota di Tavullia resta l’esperienza e la continuità di rendimento: lo scorso anno tutto ha funzionato alla perfezione per quindici gare (complici anche le difficoltà fisiche di Pedrosa, i nervi poco saldi di Marquez e l’inizio di stagione ad handicap di Lorenzo). Da Phillip Island in avanti il Dottore ha invece visto scivolare inesorabilmente dalle proprie mani l’inerzia di un Mondiale finito – con merito – in quelle del compagno di squadra maiorchino.

Quanto sarà difficile per lui replicare i risultati del 2015? Tanto, forse troppo.

Il casus belli di Sepang

L’eterno piazzato

Ma al povero Pedrosa non pensa mai nessuno?

Intorno al pilota spagnolo si è creato negli anni un sentimento misto di rispetto, tenerezza e delusione.

All’epoca del suo ingresso in MotoGp Dani Pedrosa sembrava possedere tutte le qualità per recitare il ruolo dell’anti-Valentino, e arginare il monopolio del numero 46 Yamaha, reduce da 5 titoli mondiali vinti di fila.

La storia è poi andata in tutt’altra direzione e la bandiera dell’anti-valentinismo l’hanno portata con successo i vari Stoner, Lorenzo e Marquez.

Per uno scherzo del destino, al suo esordio in MotoGp Pedrosa rischiò addirittura di regalare il sesto titolo consecutivo a Valentino, quando alla penultima gara della stagione 2006 stese il proprio compagno di squadra Nicky Hayden, in quel momento leader della classifica iridata. Lo scivolone di Valentino a Valencia rimise le cose a posto per il Kentucky Kid ed evitò allo spagnolo il linciaggio Honda.

Da lì in poi la carriera di Pedrosa è come entrata in una perenne fase di stand by, in un’alternanza costante di alti e bassi, che messi assieme restituiscono il ritratto di una decade in MotoGp poco più che discreta: 100 podi, 28 vittorie (la percentuale di conversione podi/primi posti più bassa fra i Fantastici 4), tre secondi posti nel mondiale e mai una volta in cui lo spagnolo sia riuscito a dare la reale sensazione di poter competere per il titolo.

Troppo poco per un pilota dal talento doppiamente cristallino: tanto abbagliante quanto fragile.

Non ce ne voglia Pedrosa, ma la quota mondiale di 12/1 potete pure dimenticarvela. Meglio essere più realistici e sperare in una vittoria in Qatar, bancata 9/1. Questo sì, si può fare.

Pista che vai, favorito che trovi

Come ogni predatore ha il proprio terreno di caccia prediletto, così ogni pilota ha i propri tracciati preferiti.

L’amore di Rossi per Assen e il Mugello è cosa nota, con 7 vittorie su entrambi i circuiti. Il feeling con la pista italiana è condiviso anche dal compagno di squadra Lorenzo, che in Toscana ha vinto ben 4 volte negli ultimi cinque anni; lo stesso numero di successi li ha raccolti anche sul circuito di Catalunya. Pedrosa può vantare un poker di vittorie al Sachsenring, mentre ha fatto tripletta in Germania e ad Austin, monopolizzando il gradino più alto del podio del circuito texano da quando è stato inserito nel calendario della MotoGp.

Fra i quattro favoriti per il Gran Premio di Losail, quello ad aver vinto più volte in Qatar è Valentino Rossi, con 4 successi (2005, 2006, 2010, 2015), l’ultimo proprio la stagione scorsa. Tiene il passo nell’albo d’oro del circuito Casey Stoner con il suo poker di primi posti nel 2007, 2008, 2009 e 2011, le prime tre volte con la Ducati, l’ultima con la Honda. L’australiano domenica non parteciperà però alla bagarre, visto il suo ruolo di collaudatore per la scuderia di Borgo Panigale. Due i successi per Lorenzo (2012 e 2013), uno quello di Marquez (2014).

Le statistiche consiglierebbero di puntare su Rossi che, è bene ricordarlo, nel listino quote fa registrare un invitante 7/1. Meritano comunque di essere tenuti d’occhio anche i due piloti Ducati: la moto italiana ha da sempre un buon feeling con circuito di Losail e chissà che Iannone (17/1) o Dovizioso (23/1) non preparino il colpo a sorpresa.

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