Coppa Davis, il disastro è servito: Italia tra le vittime di una formula folle
Coppa Davis, il disastro è servito: Italia tra le vittime di una formula folle

Coppa Davis, il disastro è servito: Italia tra le vittime di una formula folle

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Dire che l’Italia è uscita dalla Coppa Davis 2019 per colpa della formula sarebbe eccessivo. I ragazzi di Barazzutti hanno avuto le occasioni per invertire la rotta, senza riuscirci. Tuttavia, le storture di questa nuova formula a marchio spagnolo non convincono nessuno. E l’autore di questo scempio, Gerard Piqué, ha anche l’arroganza di tirare frecciatine a Roger Federer. Ma sullo sfondo c’è uno scontro a un livello ancora più alto.

Coppa Davis, va bene rinnovare ma così è uno scempio

Partiamo dall’ovvio presupposto: il tennis è uno sport individuale. Nonostante ciò, se la Coppa Davis sopravvive da 119 anni un motivo ci sarà, anzi più di uno. La principale competizione di tennis per nazioni non si è disputata soltanto negli anni delle due guerre mondiali, dunque quella attuale è l’edizione numero 108.

Che la Davis avesse bisogno di una riverniciata era nell’aria da tempo. Anche se, va ricordato, la caratteristica più peculiare della competizione erano insieme il suo miglior pregio e il suo peggior difetto. Parlo della vecchia formula dell’alternanza tra due nazioni per il ruolo di squadra ospitante, e soprattutto il fatto che quest’ultima avesse il diritto di scegliere sede e superficie. Ciò permetteva, ad esempio, di rendere nazionali sfavorite un po’ meno sfavorite, quando magari sceglieva una terra battuta lentissima per fronteggiare avversari superiori ma più da superfici veloci. Ciò, nel tempo, ha anche però prodotto anche diversi danni. Si è assistito a volte a sedi indegne di tal nome, come la tristemente celebre Maceiò di uno sciagurato Brasile-Italia. Una torcida in cui riuscimmo a perdere anche dal poco memorabile Cassio Motta, quasi ex tennista che si presentò a giocare il doppio con una racchetta di legno. Vincendo, contro i nostri favoritissimi Camporese e Nargiso.

Tornando all’oggi, si annunciavano già robuste riforme con l’ingresso della Kosmos di Gerard Piqué con il compito di ripensare la formula. Sulla nuova formula della Coppa Davis avevamo già pubblicato un articolo esplicativo, ma il passaggio dalla teoria alla pratica è stato a dir poco traumatico.

La Davis condensata e gli effetti collaterali

Condensare in una settimana quanto veniva prima deciso nell’arco di mesi e mesi di gioco era operazione che richiedeva necessariamente qualche compromesso. Innanzitutto il compromesso è stato tecnico. Il passaggio da 5 a 3 set è ampiamente giustificabile, anche perché la stragrande maggioranza dei tornei si disputa da anni su quella distanza. Il problema è stato semmai tagliare le partite di ogni incontro da 5 a 3, lasciando però intatto solo il doppio. Ciò significa che il doppio, specialità sì divertente ma anche abbastanza obsoleta, dal 20% è arrivata a contare per il 33% del totale.

Fabio Fognini (Getty Images)

Dal calendario al sistema di punteggio: tutti i disastri

Inoltre c’è stato un macroscopico errore di calendario, perché bastava l’allungarsi di un match per fare andare a rotoli la programmazione di giornata. Così si è arrivati a vedere quasi tutti i match di doppio (gli ultimi programmati nei vari incontri) concludersi a notte inoltrata. Per intenderci, il doppio tra Fognini-Bolelli e Querrey-Sock si è concluso ben oltre le 4. E alla fine non contava nulla.

Non contava nulla perché c’era un errore – se possibile ancora più grosso – nella scrittura del regolamento dei gironi. In caso di ritiro di un avversario, infatti, si dà il match vinto all’altra squadra per 6-0 6-0. Ad esempio era quanto accaduto nel primo giorno tra Canada e USA. Il Canada, che aveva portato solo 4 giocatori invece che 5, si era ritrovato intorno a mezzanotte a non avere una coppia disponibile per scendere in campo. Per questa astrusa regola gli USA hanno incassato il 6-0 6-0 a favore, che è andato a incidere sul conto set e soprattutto sul conto game, fondamentali ai fini della qualificazione.

L’Italia e la beffa dell’inutile match notturno

La beffa, in tutto ciò, è che altrettanto ha fatto nella tarda serata di ieri l’Australia con il Belgio. Già in vantaggio 2-0 e qualificati, gli australiani hanno deciso di ritirarsi dopo un solo game. Una pratica scorretta che però non ha generato alcuna sanzione, consegnando il 6-0 6-0 ai belgi. Un risultato che di fatto tagliava fuori non solo l’Italia ma anche gli USA, poiché consegnava al Belgio un saldo di game comunque migliore rispetto a quanto avrebbero potuto fare entrambe. Gli dei dello tennis hanno poi posto parziale rimedio, poiché questo giochetto non è bastato ai belgi per qualificarsi ai quarti: Argentina e Russia sono infatti risultate le due migliori seconde.

I difetti della formula hanno di fatto condannato l’Italia, che però ci ha messo parecchio del suo. Fognini con la sua solita discontinuità, perché contro Pospisil (seppure il fantastico Pospisil di questi giorni) la devi comunque riuscire a portare a casa. Berrettini con la sua stanchezza, fattore su cui è impossibile bluffare poiché presenterà sempre il conto. E il conto si è fatto vivo nella partita contro Fritz, menomando il numero 1 azzurro nel terzo set.

Rimane una formula piena di difetti che ha per giunta costretto Fognini. Bolelli, Querrey e Sock a fare l’alba per un match completamente inutile.

Gerard Piqué, organizzatore con la sua Kosmos della nuova Coppa Davis (Getty Images)

Piqué, Federer e il rispetto delle leggende

Inutile dire che la formula, così com’è, non piace e non può piacere a nessun giocatore. C’è però chi si è espresso in maniera più diplomatica, come Nadal e Djokovic, e chi invece ha manifestato aperta contrarietà come Federer. Al pluricampione svizzero il calciatore del Barcellona Gerard Piqué, qui in veste di manager sportivo con la sua Kosmos, ha risposto in maniera piccata. Secondo lui Federer parlava da concorrente e difende di fatto la Laver Cup, manifestazione a squadre considerata un po’ “il torneo di Federer”.

Per quanto sia comprensibile tentare di difendere il proprio lavoro (e quello della Kosmos lo è), Piqué avrebbe forse dovuto avere maggior rispetto per una leggenda vivente di questo sport. Ma dietro a tutto questo c’è molto altro.

La guerra ITF vs ATP

C’è infatti l’annosa questione dei rapporti tra ITF (International Tennis Federation) e ATP (Association of Tennis Professionals). La prima raggruppa tutte le federazioni nazionali e produce da sempre la Coppa Davis. La seconda è l’associazione dei tennisti professionisti, divenuta negli ultimi anni sempre più ricca e potente e che gestisce l’intero circuito professionistico. I rapporti tra ITF e ATP sono sempre stati difficili, freddi nei tempi migliori e apertamente ostili in quelli peggiori. Questo periodo è forse uno dei più aspri, nel rapporto tra le due principali emtità tennistiche mondiali.

Non è un caso che in gennaio sia programmata la prima edizione dell’ATP Cup, manifestazione per nazioni che “minaccia” di sostituirsi alla Davis, o quantomeno di farle forte concorrenza. L’ATP Cup è stata inserita all’inizio della prima parte di stagione, quella dei tornei in Australia. L’inizio è previsto per il 3 gennaio, la conclusione per il 12 gennaio e 24 sono le nazioni invitate. Tra queste c’è ovviamente anche l’Italia.

Vista la confusione generata da questo nuovo look della Coppa Davis, e quella che potrebbe aggiungere la ATP Cup, molti tennisti hanno iniziato a proporre una fusione delle due manifestazioni. Tra questi, due supertop come Rafa Nadal e Novak Djokovic, Basterà per mettere d’accordo due storici litiganti?

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