Quando si parla di calcio con un italiano, c’è un’altissima probabilità che questi sia convinto di saperne moltissimo, persino più di tanti allenatori di Serie A. D’altra parte quella dell’Italia come un paese da “60 milioni di commissari tecnici” è definizione felicissima e sempre attuale. Ma nella realtà è davvero così? Sono sempre gli allenatori italiani i più richiesti all’estero?
Allenatori all’estero: Argentini al comando
Un recente studio del CIES ha analizzato la situazione mondiale riguardo agli allenatori ingaggiati fuori dal proprio paese. Uno studio imponente, che ha coinvolto 1875 club di 128 campionati disputati in 91 paesi. I risultati sono molto interessanti, come potete apprezzare dall’infografica qui sotto.
Allenatori italiani all’estero, la situazione
I numeri dicono che gli allenatori italiani sono al quarto posto, ex-aequo con i tedeschi, tra i tecnici più apprezzati e ingaggiati all’estero. Va tuttavia fatto notare che il dato risulta un po’ annacquato dall’alto numero di tecnici che lavorano nel campionato sammarinese, ben 11. Gli allenatori del Bel Paese sono sempre molto ricercati, anche se non di gran moda come qualche lustro fa. Quello sulla panchina più importante è senza dubbio Carlo Ancelotti, che inizierà anche la prossima Premier League alla guida dell’Everton di Liverpool. Volti e nomi molto noti sono anche quelli attualmente impiegati in Cina: Roberto Donadoni, purtroppo per lui appena licenziato dallo Shenzhen FC, e Fabio Cannavaro, tecnico del Guangzhou Evergrande che ha vinto il campionato cinese lo scorso anno ed è nuovamente il favorito per il bis, nelle scommesse sportive. A proposito di campioni del mondo, oltre a Cannavaro c’è un altro reduce dal mondiale 2006 che allena all’estero: si tratta di Mauro Camoranesi, chiamato alla guida del Tabor Sezana in Slovenia. In Grecia c’è Massimo Carrera, in forze all’AEK Atene. In Giappone invece troviamo Massimo Ficcadenti, ex Toro attualmente sulla panchina del Nagoya Grumpus.
I tecnici azzurri sono generalmente molto ricercati come CT delle nazionali. Al momento sono diversi i nostri allenatori impegnati in nazionali estere: Edy Reja guida l’Albania, Marco Rossi l’Ungheria, Devis Mangia siede sulla panchina della nazionale maltese. A questi, dal luglio scorso si è aggiunto Gianni De Biasi, che ha assunto il compito di guidare la nazionale dell’Azerbaigian.
Non solo Ancelotti: le storie di retrovia
Al di là degli uomini-copertina già citati, lo studio del CIES fornisce un bell’assist per uno sguardo sugli allenatori italiani all’estero più marginali, quelli di periferia. Storie a volte di pura passione, come quella di Fabio Lopez. Già portiere seppure mai arrivato al professionismo, questo 47enne romano ha iniziato a girare il mondo prima facendo l’osservatore e poi l’allenatore vero e proprio in Lituania, Malesia, Maldive, Oman, Arabia Saudita, arrivando anche ad essere commissario tecnico di una nazionale, quella del Bengala. Oggi Lopez siede sulla panchina del Thanh Hoa, nella massima serie vietnamita
Allenatori expat, qualche considerazione e curiosità
Dallo studio del CIES risultano alcuni aspetti interessanti e curiosi. Per esempio emerge con prepotenza la leadership dei tecnici argentini come in assoluto i preferiti all’estero. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi gli argentini trovano lavoro in centro e sud America (ben 61 su 68), mentre solo 3 guidano squadre europee. Curioso poi il caso dei tecnici spagnoli, particolarmente apprezzati in India (ben 7). Forse gli allenatori espatriati con una diffusione più equilibrata, e anche con numeri ragguardevoli in rapporto alle dimensioni del paese d’origine, sono Serbia e Portogallo, forse in questo momento i veri giramondo delle panchine.
Allenatori nel mondo, tedeschi i nuovi leader?
Al di là del discorso relativo all’apprezzamento lontano dai propri confini, questo momento storico sembra vedere prevalere le idee dei tecnici tedeschi. Basti guardare alle squadre attualmente in corsa nelle quote per vincere la Champions League: in semifinale, 3 tecnici su 4 sono tedeschi. Un dato che sicuramente preso singolarmente dice poco, ma che potrebbe anche essere un segnale di vivacità intellettuale, sempre legata al calcio.