Giovedì 16 settembre entra nel vivo l’Europa League 2021-22, la seconda competizione europea in ordine di importanza. Andiamo a ripercorrere insieme gli step principali di questo torneo, dalla sua fondazione come Coppa delle Fiere a metà degli anni ’50, al lungo regno della Coppa UEFA, fino all’attuale format. Una competizione appassionante, strana, imprevedibile, che ha saputo regalare ai club italiani lunghi periodi di gloria intervallati da altri di oblio.
Europa League, breve storia di una strana competizione
In principio fu la Coppa delle Fiere. Nata nel 1955, parallelamente alla Coppa dei Campioni, il trofeo che vide tra i suoi vincitori anche la Roma (1961) fu riservato, tranne che nelle sue ultime tre edizioni, solo alle squadre appartenenti a città in cui si tenevano delle grandi fiere internazionali, come peraltro suggeriva il nome. La Coppa delle Fiere fu un affare quasi esclusivamente riservato a club spagnoli e inglesi, che si spartirono 10 delle 13 edizioni tenute (uniche eccezioni: la già citata Roma, il Ferencvaros e la Dinamo Zagabria). Competizione anomala per eccellenza, la Coppa delle Fiere (che, per dire, all’inizio durava tre anni e prevedeva anche la partecipazione di selezioni cittadine, non necessariamente corrispondenti a club esistenti), fu sostituita nel 1971 dalla Coppa Uefa. Non prima, tuttavia, di una “Finalissima”: ovvero, una gara secca tra l’ultima vincitrice, il Leeds, e la prima, il Barcellona, per stabilire quale club si sarebbe tenuto in perpetuo la coppa. Per la cronaca, fu il Barcellona.
Decisamente più vicina alla sensibilità dei tifosi europei fu la seconda incarnazione di questa competizione, cioè la Coppa UEFA. Sparita la condizione legata alla presenza di fiere internazionali, quasi ottocentesca effettivamente, e finalmente legata alle performance dei club nei rispettivi campionati, la Coppa UEFA ha accompagnato la vita degli appassionati di calcio e di quote live per quasi 40 anni, e in particolar modo degli italiani, autentici dominatori del torneo tra la fine degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta. Basti dire che in quel periodo solo una volta, nel 1995-96, non ci fu una rappresentante nostrana nella doppia finale.
Nel 2000 ci fu la fusione di fatto con la Coppa delle Coppe, ma l’allargamento della Champions League alle seconde-terze-quarte dei principali campionati europei tolse molto appeal alla Coppa UEFA. E a poco valse l’introduzione dei gironi (2004-05), come il nuovo cambio di denominazione e format risalente al 2009-10. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla tirannia dei club spagnoli e soprattutto del Siviglia, capace di assicurarsi per ben sei volte il trofeo tra il 2006 e il 2020, di cui tre consecutive (2014-15-16). Chi è sparito completamente dai radar è il nostro paese. L’ultima vittoria italiana risale al 1999, con il Parma di Buffon, Crespo e Veron, mentre nel nuovo millennio si conta la miseria di appena una finale, quella persa dall’Inter nel 2020. Ma l’assenza delle italiane dalla lotta al vertice non ha tolto emozioni all’Europa League, che per la sua imprevedibilità rimane una delle favorite per chi sa come scommettere bene sul calcio.
Europa League 2021-22, cosa cambia con la nascita della Conference League
La cara, vecchia Coppa Uefa, ribattezzata in chiave moderna Europa League nel 2009, è sempre stata considerata la sorella povera della ricchissima e ambitissima Champions League. Ora, con l’introduzione della Uefa Conference League, le cose sembrano essere leggermente cambiate. Gli effetti e il reale successo del torneo voluto dal presidente Uefa Aleksander Ceferin per dare più visibilità alle squadre di federazioni calcistiche poco competitive che non riescono a farsi strada in Europa League verranno valutati a fine stagione, ma all’atto pratico le prime conseguenze riportano indietro nel tempo a fine anni ’90, quando fu decisa la cancellazione della Coppa delle Coppe e la Champions non era ancora il torneo “open” di adesso. Beninteso, il divario tecnico, oltre che economico, tra la competizione regina e l’Europa League è ancora marcato, ma da quest’anno è facile immaginare di vedere partite di un certo spessore tecnico subito dopo la fine della fase a gironi.
Europa League 2021-2022, la nuova formula
La prima novità rispetto alle edizioni precedenti è già la più importante e sostanziale e riguarda il numero delle formazioni partecipanti al torneo. Dalle 215, preliminari compresi, in lizza fino alla scorsa stagione si è passati ad appena 58 formazioni, 22 delle quali ammesse direttamente alla fase a gironi. Una scrematura dettata appunto dall’introduzione della Conference League, dove è stata inglobata buona parte delle squadre “retrocesse”, con suddivisione decisa in base al coefficiente Uefa delle varie federazioni Uefa e alla conseguente posizione nel ranking dei rispettivi campionati.
Questo cambiamento epocale avvicina il format dell’Europa League a quello della Champions. Uguale è infatti il numero dei gironi della prima fase, otto da quattro squadre ciascuno, contro i dodici del vecchio format. Di conseguenza è stato tagliato un turno ad eliminazione diretta. Addio ai sedicesimi di finale a favore di una formula molto più competitiva ed emozionante, come si intuisce anche dalle quote sull’Europa League: solo le prime degli otto gironi infatti accederanno direttamente agli ottavi, mentre le seconde spareggeranno con le terze degli otto raggruppamenti di Champions League, che non avranno quindi più il “paracadute” assicurato come fino allo scorso anno.
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