MotoGP 2020: i candidati al titolo a 3 gare dal termine della stagione più pazza di sempre
MotoGP 2020: i candidati al titolo a 3 gare dal termine della stagione più pazza di sempre

MotoGP 2020: i candidati al titolo a 3 gare dal termine della stagione più pazza di sempre

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Nella difficilissima situazione che il mondo sta vivendo, pur nelle sue ovvie limitazioni lo sport riesce ogni tanto a regalare qualche emozione vera. E così si può senz’altro definire il finale di stagione che ci attende in MotoGP. In primavera non era certo nemmeno che la stagione partisse, poi il colpo di scena dell’infortunio a Marc Marquez ha dato il “LA” a una stagione anarchica, folle, come non si era mai visto prima. Ma, anche per questo, bellissima.

MotoGP 2020, un finale thrilling come non si era mai visto!

Abbiamo cercato di sintetizzare la situazione del mondiale piloti di MotoGP a tre gare dal termine, per fare un po’ il punto e analizzare le chance di ciascuno.

I sistema punteggi della MotoGP

Nell’attuale formula, ogni gara della MotoGP assegna punti validi per la classifica ai primi 15 classificati, con questa distribuzione:

1° classificato 25 punti
2° 20
3° 16
4° 13
5° 11
6° 10
7° 9
8° 8
9° 7
10° 6
11° 5
12° 4
13° 3
14° 2
15° 1

MotoGP 2020, le combinazioni per il titolo

Capite dunque perché alcuni piloti, diciamo dal 9° Jack Miller al 14° Johann Zarco, sono considerati ancora in corsa per una pura astrazione matematica. Ad esempio, affinché Zarco vinca il titolo dovrebbe vincere le 3 gare rimanenti e sperare in una concatenazione di eventi del tutto irreale. Per intenderci, affinché ciò accada Joan Mir dovrebbe guadagnare appena 3 punti nelle rimanenti 3 gare, Quartararo non più di 16, Vinales non più di 21 e così via a scendere, precisando che tutte queste condizioni dovrebbero verificarsi insieme.

In linea del tutto teorica potrebbe farcela eccome Andrea Dovizioso, ma tutto fa pensare che le sue ultime 3 gare siano più che altro per onorare il campionato. Nelle attuali condizioni della Ducati non si intravedono ragioni che possano confortare speranze. Facendo ipotesi conti alla mano, considerata la buona forma delle Suzuki a Dovizioso servirebbero due vittorie e un podio, per coltivare speranze di titolo. Ma, obiettivamente, tale ipotesi sembra ad oggi pura fantasia.

Per qualità di moto e forma dei piloti i due più accreditati al titolo sembrano i “suzukisti” Mir e Rins. In teoria quest’ultimo sarebbe la prima guida, anche se tale concetto è molto più volatile in MotoGP di quanto si veda in F1, e poi la stagione è troppo particolare per pensare anche a delle gerarchie predefinite. Mir ha mostrato saggezza e buon senso, mentre il collega e connazionale è pilota globalmente più veloce ma anche più soggetto a errori. Non ci stupiremmo se, all’ultima giornata, il discorso-titolo si restringesse a una questione di casa Suzuki.

Sulle quote della MotoGP pesa inoltre l’incognita Yamaha. La casa giapponese ha avuto in stagione diversi problemi, dai freni al motore. Ciò ha contribuito in maniera determinante a far mancare tranquillità ai piloti, in particolare a Vinales.

Joan Mir e il suo record

Nella storia del motomondiale solo due volte si è assistito a piloti che si sono laureati campioni del mondo senza essere mai passati per primi sotto la bandiera a scacchi. Il primo fu Manuel Herreros, campione mondiale nel 1989 per la classe 80, mentre Emilio Alzamora riuscì a fare altrettanto nel 1999 in classe 125. Nella classe regina non è mai successo, e perché ciò accada Joan Mir (foto in alto) dovrebbe sostanzialmente centrare due podi nelle ultime 3 gare, sperando che Quartararo non torni improvvisamente quello di inizio stagione. Un record, dunque, che sembra assolutamente possibile.

Il motomondiale, gli errori umani e il fattore Morbidelli

Abbiamo dunque detto di una stagione che nemmeno il miglior mago al mondo dei pronostici sulla MotoGP sarebbe stato in grado di prevedere. Inoltre, l’esperienza insegna qualcosa che è meglio non dimenticare mai: errare humanum est. In uno sport in cui ci si spinge spesso al limite e si devono prendere decisioni nell’arco dei centesimi di secondo, l’errore è da mettere sempre in conto. Diciamo che l’assenza di Marc Marquez ha tolto dalla competizione uno che di errori ne faceva al massimo 3 o 4 all’anno, e questa è forse la vera forza del fuoriclasse spagnolo oltre alla capacità di tirare fuori sempre il meglio dalla sua moto.

Orfani del numero 93, a turno tutti gli aspiranti al titolo hanno commesso errori. Chi in maniera più grave e banale, chi più spettacolare, però tutti hanno avuto giornate storte che ne hanno parzialmente intaccato le chance di titolo. Non bisogna dimenticare che il pilota deve diventare una sorta di “tutt’uno” con la sua moto, deve “sentirla” come una naturale appendice del proprio corpo. Quando ciò accade, può fare la differenza. Forse il pilota che più di ogni altro ha incarnato questa caratteristica nell’attuale Motomondiale è Franco Morbidelli: non è sempre in giornata, ma la sua capacità di fare rendere al meglio una Yamaha davvero mediocre lo rende candidato degno di un titolo mondiale. Monitorate con attenzione la sua quota, gara per gara, anche nelle scommesse live, perché potrebbe essere lui la scelta giusta.

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