Quote del: 02/09/2021
Sulle maglie ci sarà quel triangolino magico, che ha posto fine al lungo regno della grande rivale Juventus, ma l’Inter tornata a vincere in Italia ha avuto poco tempo per godersi lo scudetto numero 19 della propria storia. Con la festa ancora in corso si parlava infatti già di cessioni illustri, necessarie per dare respiro al bilancio. Antonio Conte, che è stato molto di più di una guida dalla panchina, ha anticipato tutti salutando quando lo champagne era appena stato versato, non credendo alla possibilità che il gruppo restasse competitivo. Il mercato ha disegnato un’Inter diversa, sulla carta meno impetuosa e più “regale”, più cerebrale e meno nervosa. Simone Inzaghi ha accettato la sfida: restare in quota e possibilmente continuare a vincere. A proprio modo.
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Calciomercato Inter, chi è arrivato e chi è partito
Per analizzare la campagna trasferimenti dell’Inter nell’estate che va a concludersi bisogna risalire alla turbolenta fine della scorsa stagione e all’addio tempestoso di Antonio Conte. L’arrivo di Simone Inzaghi ha anticipato di poco un altro imprevisto, ben più drammatico, il malore subito da Christian Eriksen durante Euro 2020.
Accertato che la vita del danese non era in pericolo, a differenza del proseguimento della sua carriera, la società ha subito individuato il sostituto in Hakan Calhanoglu, svincolato dopo il mancato rinnovo con il Milan. Poi si è inevitabilmente aperto il capitolo cessioni. Quella di Achraf Hakimi, volato al Paris Saint-Germain per 70 milioni al termine di una lunga trattativa e sostituito con l’olandese Denzel Dumfries, protagonista a Euro 2020 e in possesso di caratteristiche simili rispetto a quelle dell’ex Real Madrid, sembrava poter bastare per mettere in ordine i conti societari.
La maxi offerta del Chelsea per Romelu Lukaku ha però stravolto l’estate interista. Ancora una volta, tuttavia, ceduto il belga ai campioni d’Europa per 115 milioni, gli uomini-mercato dell’Inter si sono fatti trovare pronti nell’individuare i giocatori giusti per rifare l’attacco senza comprometterne la competitività. Ecco allora arrivare dalla Roma Edin Dzeko e dalla Lazio Joaquin Correa: una prima punta, seppur con caratteristiche diverse rispetto a Lukaku, ed un pupillo di Inzaghi perfetto per rendere completo il reparto.
Calciomercato Inter, cosa manca e cosa sarebbe servito
Il bilancio delle mosse dell’Inter si presta a una valutazione più ampia rispetto a quella che potrebbe venire racchiusa in una banale pagella. Perché in attesa che a parlare sia il campo nel lungo periodo, quella che proverà a difendere lo scudetto e a fare strada in Europa è semplicemente una squadra diversa rispetto a quella della passata stagione.
Più forte o più debole? Le fredde cifre riferiscono che sono volati via dalla Pinetina un carico di 31 gol e 20 assist, ovvero il bottino della scorsa stagione di Lukaku (24+10) e Hakimi (7+10), entrati in oltre il 50% dei gol. Reti e passaggi vincenti che vanno recuperati da qualche parte, ma essere “diversa” e già un potenziale passo in avanti visto che dopo un’annata vincente rinnovarsi e diventare meno prevedibili è sempre buona cosa. In questo senso il 3-5-2 di Simone Inzaghi presenta non poche differenze rispetto allo stesso modulo che era proposto da Antonio Conte. Tra i due tecnici, infatti, oltre al diverso approccio “mediatico” e di governare il gruppo, ci sono distonie tattiche in particolare nel modo di interpretare la fase offensiva.
La nuova Inter avrà meno potenza senza Lukaku, ma più tecnica con Dzeko e quindi attaccherà cercando meno la profondità e maggiormente il fraseggio. I movimenti incontro del bosniaco favoriranno gli inserimenti dei centrocampisti, su tutti Barella e Sensi e la ricerca della profondità di Lautaro Martinez, che diventerà il bomber principale della squadra potendo interpretare bene anche il ruolo di prima punta. Correa ha già dimostrato le proprie insospettabili qualità da jolly dell’attacco, potendo giostrare da seconda punta, ma pure bomber. Per rendere perfetto il mercato sarebbe forse servita una punta di maggior fisicità, ma del resto la squadra cercherà meno il lancio lungo rispetto alle ultime due stagioni a favore del palleggio. Da verificare infine l’inserimento di Calhanoglu in un sistema di gioco sconosciuto per il turco, che ha caratteristiche diverse rispetto ad Eriksen.
L’Inter può vincere lo scudetto?
Il calcio, si sa, è materia fluida, con valutazioni soggette a cambiamenti repentini in particolare prima che la stagione inizi o che la stessa entri nel vivo. Non bisogna allora stupirsi delle oscillazioni subite dalle quote sul calcio per il bis scudetto dell’Inter. Dati per spacciati dopo l’addio di Antonio Conte e le cessioni illustri di Hakimi e Lukaku, i nerazzurri hanno recuperato terreno nelle considerazioni dei bookmakers dopo i primi riscontri dati dal campo e in coincidenza con i balbettamenti della Juventus. I bianconeri sono ancora indicati come favoriti per aggiudicarsi il Tricolore, a 2,85 la posta, mentre l’Inter è seconda a 3.
L’obiettivo minimo, seppur non dichiarato, è l’ingresso in zona Champions, fondamentale per la società per motivi di bilancio, ma la sensazione è che siano ben poche le rose più forti e complete rispetto a quella dei nerazzurri, non secondi a nessuno anche come motivazioni. Si deve infatti aggiungere l’esperienza e la maggior autostima data dalla conquista dello scudetto oltre ai sani e sempre fondamentali stimoli di dimostrare che il segreto della vittoria era il gruppo e non i singoli. Più agile e meno potente, più di fioretto che di sciabola, meno intensa e più ragionata, ma l’Inter c’è. E il traguardo della seconda stella è tutto meno che irrealistico.
Come andrà l’Inter in Champions League?
Il discorso cambia se si allarga l’orizzonte ai confini europei. Ma neppure troppo, a patto che ci si ricordi da dove si riparte. Antonio Conte è riuscito a riportare l’Inter a primeggiare in Italia e anche a ridare competitività in campo internazionale, come confermato dalla finale di Europa League persa rocambolescamente nel 2020 contro il Siviglia. Le due avventure in Champions sono state invece amare, con altrettante eliminazioni alla fase a gironi nonostante avversarie non irresistibili. Borussia Dortmund prima e Borussia Moenchengladbach poi hanno sbarrato la strada che portava agli ottavi, con tanti rimpianti e milioni in fumo.
Fare strada in Champions è anche questione di dettagli legati alla forma del momento, agli intrecci con il calendario del campionato e anche alla profondità della rosa. In Europa però si gioca un calcio differente rispetto a quello che garantisce il successo in Serie A e forse è questo l’appunto che può essere mosso a Conte. Entrare tra le migliori 16 e magari, complice un sorteggio amico, spingersi fino ai quarti è un obiettivo più che possibile per questa Inter, che si presenta ai nastri di partenza con un gioco più europeo, ma forse con troppa poca fisicità per poter avere grandi ambizioni. Il resto lo ha fatto il destino che nel girone proporrà due avversarie identiche rispetto allo scorso anno, Real Madrid e Shakhtar Donetsk, con in panchina due allenatori italiani. Come dire, meno segreti da conoscere per restare in Europa più a lungo possibile.
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Crediti Immagini: Getty Images